Una lacrima mi ha salvato

(Le vele)

Angèle Lieby, Hervé de Chalendar

(3 commenti)

Copertina di 'Una lacrima mi ha salvato'

EAN 9788821578038

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Descrizione

Trasportata d'urgenza all'ospedale di Strasburgo per un malore, Angèle Lieby inizia ad avere difficoltà a esprimersi, poi perde conoscenza. Viene posta in coma farmacologico allo scopo di intubarla. Dopo quattro giorni, non si sveglia ancora, ma Angèle è cosciente e soffre senza poter reagire. Per il personale medico, viene considerata morta. Ma ecco che accade un miracolo: una lacrima. Il 25 luglio, giorno dell'anniversario di matrimonio, la figlia di Angèle s'accorge che una lacrima le scende dagli occhi; avverte il personale medico, che le risponde che è impossibile. Poi la donna muove leggermente il mignolo. Inizia allora un lungo periodo di riabilitazione, che dura quasi un anno. Si tratta di un caso eccezionale per la scienza: la sua malattia è la sindrome di Bickerstaff, può scatenarsi dopo una comunissima infezione, come ad esempio una rinofaringite. «I medici stavano per staccare la spina, ma io ero viva e sentivo tutto». La vera storia di Angèle Lieby.

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DETTAGLI DI «Una lacrima mi ha salvato»

Tipo Libro Titolo Una lacrima mi ha salvato Autori Angèle Lieby, Hervé de Chalendar Editore San Paolo Edizioni EAN 9788821578038 Pagine 164 Data gennaio 2014 Peso 300 grammi Altezza 21,5 cm Larghezza 15 cm Profondità 1 cm Collana Le vele

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Sebastiano GIUSTINO il 23 ottobre 2013 alle 00:08 ha scritto:

Vorrei poter ringraziare l'autrice di questa straordinaria testimonianza per aver avuto la forza di comunicarla, affrontando la fatica di ricordare, senza cedere alla tentazione di dimenticare o rimuovere, come le era stato anche suggerito.
Penso che il libro vada letto da tutti gli operatori sanitari, medici, infermieri o ausiliari che siano, perché anche quanti di loro già si dedicano con abnegazione ai loro compiti specifici, non dimentichino mai che il paziente è una persona, non soltanto un caso clinico da trattare con appropriate terapie o con freddi protocolli.
Una persona da accogliere come se fosse l'unica, perché é unica.
L'attenzione, l'ascolto, il sorriso fanno parte della buona cura!
Grazie, Angéle. Nino Giustino

sbocchio, a.occhinegro@libero.it il 24 gennaio 2014 alle 19:55 ha scritto:

Questo libro, autentica testimonianza di vita umana e familiare vissuta in un letto d'ospedale a diretto contatto con la paura di morire, mi ha letteralmente entusiasmato.

Laura Cavallazzi il 21 marzo 2020 alle 08:43 ha scritto:

Capire cosa prova una persona in coma vigile è stato per me molto significativo, in particolare in questo periodo in cui tante persone si trovano ricoverate in situazioni critiche. Mi sono anche resa conto di quanto sia importante mettersi nei panni di chi è malato e vuole comunicarci qualcosa. Bella anche la figura dei familiari, in particolare del marito che è sempre al suo fianco.