Ogni Scrittura è ispirata
-Nuove prospettive sull'ispirazione biblica
(Lectio)EAN 9788821577796
Gli autori di queste pagine hanno inteso accogliere una sollecitazione della esortazione apostolica post sinodale Verbum Domini (Roma 2011) che cosí recita: «Certamente la riflessione teologica ha sempre considerato ispirazione e verità come due concetti chiave per l’ermeneutica ecclesiale delle sacre Scritture.
Tuttavia, si deve riconoscere l’odierna necessità di un approfondimento adeguato di questa realtà, cosí da poter rispondere meglio alle esigenze riguardanti l’interpretazione dei testi sacri secondo la natura. In tale prospettiva si formula il vivo auspicio che la ricerca in questo campo possa progredire e porti frutto per la scienza biblica e per la vita spirituale dei fedeli» (n. 19). Questo scritto infatti intende rispondere a questa istanza. Si colloca nell’alveo della costituzione Dei Verbum, e dell’attuale ricerca teologica, riformulando il nucleo della tradizione con l’intento di aprire possibilmente nuove prospettive.
Ora tali novità vengono prospettate in modo sintetico già dall’introduzione (pp. 11- 14): nesso fra rivelazione e ispirazione come asse portante della Dei Verbum; rapporto fra Dio, in quanto «autore» (concilio di Firenze 1442) e l’agiografo, «vero autore», considerato nodo portante dell’ispirazione; rilevanza dell’intentio autoris (cf. DV 12) in concomitanza col ruolo dell’intentio operis, una volta letta in prospettiva di autonomia nel suo dispiegarsi del tempo; infine consapevolezza che la Scrittura ispirata si rivela anche ispirante, nella varietà del suo articolarsi di possibili letture, come ad esempio letture credenti, liturgiche o altro ancora.
Il libro è frutto di una serie di lezioni e conferenze tenute alla Gregoriana e all’Istituto Pontificio Biblico (Roma) nella primavera del 2011. Le prime quattro (Hr?ša, Sievers, Barbiero, Costacurta) analizzano il tema dell’ispirazione dal punto di vista della sua formulazione concettuale (ambiente mesopotamico, ellenistico, veterotestamentario). Nella parte centrale – che è quella piú corposa – il tema dell’ispirazione viene esaminato nella dinamica delle metodologie esegetiche classiche e nel confronto con le piú recenti (Ska, Pisano, Calduch-Benages, Dubovský, Sonnet, Aletti, Gianto, Grilli, Granados).
Alla fine viene studiata l’ispirazione dal punto di vista teologico, facendo riferimento agli strumenti della teologia biblica (Ravasi, Bovati) e ai principi della teologia fondamentale (Pié-Ninot, Apericio Valls). vengono riassunti con acribia e intelligenza i punti chiave dei singoli articoli. A mio parere è bene partire dalla lettura di queste pagine finali: una previa lettura offrirà maggiore padronanza e scioltezza nell’accesso ai singoli contributi. In questo pregevole excursus si parte dallo sfondo biblico ed extrabiblico del tema dell’ispirazione; si prosegue nella considerazione del rapporto esistente tra esegesi e ispirazione (metodi esegetici classici, approcci linguistici, approcci olistici); arrivando cosí al cuore del tema, ossia al rapporto tra ispirazione e teologia.
Ci si sofferma in fine a considerare l’ispirazione nel momento attuale, dove si preferisce considerarla nell’insieme della Scrittura e nella organicità del canone, e quindi nel dialogo fra Antico e Nuovo Testamento; inoltre si valuta l’ispirazione nel canone e del canone, a partire dalla storia e per far ritorno a essa; si ricorda che è bene guardare alla tradizione e al sensus fidei del popolo di Dio, dove l’ispirazione si presenta sempre in modo «figurativo», ossia tramite la mediazione del linguaggio, nel solco specifico della «verità della nostra salvezza»; in chiave di sintesi finale si riscontrerà un imprescindibile legame tra ispirazione e incarnazione, giungendo cosí alla fine a ritrovarsi con sorpresa ancora all’origine, alle prime indicazioni di partenza (il cerchio si chiude e si riparte).
Una volta letta l’introduzione e la conclusione suggerirei di leggere l’articolo n. 18 (pp. 304-319) di S. Pié-Ninot, Teologia del testo biblico, impaginato e suddiviso in due momenti: Cammino verso l’ispirazione come verità salvifica (DV 11) e Verso una teologia della Parola di Dio. Nella battute finali l’A. si orienta verso un modello teologico di «rivelazione attestata» (p. 318). Riconosce di appoggiarsi sull’affermazione della Pontificia Commissione Biblica: «Ciò Nella parte finale del libro vi è un’ampia conclusione generale (pp. 336-376), dove che caratterizza l’esegesi cattolica è il suo situarsi consapevolmente nella tradizione vivente della chiesa, la cui prima preoccupazione è la fedeltà alla rivelazione attestata della Bibbia» (L’interpretazione della Bibbia nella chiesa, III: EB 1424).
Questa riflessione di Pié-Ninot a mio parere rappresenta il cuore dell’intero volume, che può essere visto in chiave di struttura concentrica – ben nota ai biblisti – (A-B-C-B’-A’), dove gli articoli iniziali portano al centro del tema e quelli che seguono ne sono come un graduale ampliamento e coronamento. Il libro è sicuramente valido nel suo insieme. Offre la possibilità di riprendere a parlare e a scrivere con maggiore lucidità su questo tema, dopo alcuni anni di silenzio e di attesa, anche se alla fine della lettura complessivamente si prende atto che, piú che risposte «complete» e soddisfacenti, si è di fronte a un laboratorio, ove gli interrogativi e le piste di ricerca sono piú numerose di prima. Porta in sé un implicito invito a scendere in questo settore di studio, per apportare un proprio contributo alla riflessione e alla ricerca.
In questi interrogativi aperti vorrei indicare queste possibili domande: a) si può dire che il tema dell’ispirazione coinvolge le tante traduzioni della Bibbia, non solo le piú antiche, ma anche le attuali (cf. la liturgia che al termine della proclamazione della Parola dice espressamente «Parola di Dio» [e quindi in un certo senso «parola ispirata»]?; b) come collegare il tema dell’ispirazione del Canone al tempo precedente (tradizione orale) e al tempo successivo (tradizione della chiesa): si può parlare di ispirazione anche se con tonalità diversa?; c) nel rapporto tra autore umano e autore divino, può essere utile far ricorso ad alcune indicazioni della linguistica generale (cf. Ferdinand De Saussure), che parla di parola-segno, articolato come significante e significato, forse vedendo nel «significato» l’apporto divino e nel «significante» l’apporto umano?
Mi rendo conto che queste tre tematiche sono entrate solo in parte in alcuni di questi articoli. Non sarebbe male proseguire nell’approfondimento e dare spazio alla ricerca attuale.
Tratto dalla rivista "Studia Patavina" n. 3/2013
(http://www.fttr.it/web/studiapatavina)
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