EAN 9788821574931
Le riflessioni e le poesie raccolte in questo volume compongono un libro di meditazione e di vita, trasformandosi in un inno liturgico e in un canto di battaglia. Esse ci conducono all’eremo ma anche nel groviglio della città: «Signore, se è di troppo chiederti l’innocenza del fanciullo, donaci almeno la capacità di un rimorso; scrivi in noi le tavole dei comandamenti, da’ carne al tuo mandato nuovo». Da queste pagine traspare il profilo più autentico di padre Turoldo, ribelle a tutto quanto offende la dignità della vita e i diritti della persona, ma anche fedele alla propria vocazione: quella di un dialogo ininterrotto con Dio, suo unico confidente, per scoprirlo, interrogarlo, coinvolgerlo nella vita di tutti i giorni, gridargli la disperazione dell’uomo e, alla fine, accettarne la volontà.
DESTINATARI
• Laici e credenti.
L’AUTORE
David Maria Turoldo nasce a Coderno (Udine), paese della bassa friulana, nel 1916. Entrato giovanissimo nell’Ordine dei Servi di Maria, viene ordinato sacerdote a soli 24 anni. Laureatosi in filosofia, vive nel Convento di San Carlo al Corso a Milano gli anni della Resistenza, cui partecipa direttamente anche fondando e dirigendo il foglio clandestino antifascista «L’Uomo». Significative le sue predicazioni in Duomo (dal 1943 al 1953) e l’azione di carità verso i poveri. Dal 1963 la sua residenza abituale diventa quella del Priorato di Sant’Egidio in Fontanella di Sotto il Monte (Bergamo) dove viene sepolto nel 1992. Padre Turoldo si è distinto per le liriche composte: le prime comparvero nel dopoguerra e gli valsero l’ammirazione di illustri protagonisti della poesia contemporanea come Andrea Zanzotto, Luciano Erba e Giovanni Giudici.
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Studente giancarlo rocchetta il 17 settembre 2017 alle 14:54 ha scritto:
Sia le riflessioni sia le poesie qui raccolte compongono un libro di meditazione e di vita, diventano un inno liturgico e un canto di battaglia, ci conducono nell'eremo ma anche nel groviglio della città (GFranco Ravasi). Turoldo, voce scomoda della chiesa militante non potrà mai tradire il lettore che sia o no in accordo con lui: troppo grande l'amore che egli nutre nell'uomo, poiché sempre gli ricorda l'Amico che con lui scende a parlare nelle notti solitarie o nei crocicchi dolorosi della vie umane.
Monica Moioli il 5 novembre 2018 alle 15:51 ha scritto:
IL SAPORE BUONO DEL PANE DIVINO
Siamo in tempo d'Avvento. S'accendono le fiamme ai piedi dell'altare e nel baluginio della luce incerta il silenzio si fa casa ai pensieri dell'attesa.
Si possono fare molte cose, in questo tempo, ma soprattutto lasciare che il cuore e la mente trovino una strada, un sentiero alla Venuta. Si può correre e sgomitare tra la folla vorace di emozioni e sentimenti, o meditare e contemplare, fermandosi ad occhi chiusi e farsi portare per mano da parole intense, preghiere e invocazioni, riflessioni e poesie.
Il volumetto "Il sapore del pane" di David Maria Turoldo, sa già di buono, come il cibo originario, come il padre e la madre dei cibi, fragrante e leggero eppure nutriente come pochi altri.
Il pane appena fatto e quello spezzato, quello offerto alla folla affamata sulle rive del lago, quello amaro, distribuito ai dodici fedeli e infedeli, quello che fa da parola d'ordine al riconoscimento in Emmaus, questo pane che profuma ancora di fuoco e quello sparso in briciole sotto la tavola dei ricchi e dei potenti.
In prosa e in poesia, padre Turoldo, friulano (1916-1992), dell'Ordine dei Servi di Maria, ci offre il "suo" pane, che è il pane del Padre e quello del Figlio, che è invocazione e gioia, paura e incertezza, lamentazione - però mai fine a se stessa - e ringraziamento, preghiera supplica e lode, "inno liturgico" e "canto di battaglia".
Il "suo" pane accompagna pietanze a volte indigeste, bocconi amari d'ingiustizia sociale, di peccato, di solitudine e disperazione sui quali veglia però una luce di speranza, domande cui la riposta è fede incrollabile nello smisurato incalcolabile libero amore di Dio.
Sull'umanità ferita e persa dal distacco del principio dei tempi veglia e soccorre la Vergine, "madre della vita": alcune tra le pagine più belle ed intense del libro. Maria, piena di grazia, "armoniosa, bellissima, pacificata". Maria, "la santità ridonata alle radici delle cose, comunicata al sangue dell'uomo".
Ma è nelle poesie che compongono la seconda parte del libro - "Poesie in libertà" (Dramma dell'uomo e di Dio) - che la parola, limpida e vibrante, dice tutta l'impotenza e la sofferenza, la tenerezza e la passione, tutto l'amore e l'abbandono alla volontà di Dio, con il quale padre Turoldo intesse un costante fiducioso dialogo.
Rubo, infine, le parole di padre Turoldo per un augurio:
Si chiuda la Vigilia su "il fruscio delle nostre passioncelle/del quotidiano, uguale/a un crepitare di foglie/sull'erba disseccata."
Si apra il Natale "nel silenzio" con "il Verbo,/cui fa eco un vento/leggero leggero."
Monica Moioli
Raimondo Carlo Meloni il 18 maggio 2023 alle 15:33 ha scritto:
Completo come tutte le pubblicazioni di David Maria Turoldo. Molto bello e avvincente.