La colonna e il fondamento della verità
-Saggio di teodicea ortodossa in dodici lettere
(Classici del pensiero cristiano)EAN 9788821563867
Pavel Alexandrovic Florenskij (1882-1937) è uno dei vertici della teologia e filosofia russa, a cui si aggiungono competenze scientifiche che lo hanno designato il «Leonardo russo». Il vol. è considerato il suo capolavoro. Scritto in successive tappe, appare nella redazione definitiva nel 1914 con l’attuale sottotitolo. La teodicea di F. non è condizionata dalla teoria classica della giustificazione di Dio a partire dall’idea di un governo divino buono e razionale del cosmo, ma come fondamento veritativo della ragione: «Il dogma della Trinità consustanziale diventa la radice comune tra la religione e la filosofia e in esso viene superato il secolare conflitto dell’una con l’altra. Questo è il contenuto del libro». L’ampia introduzione e la cura del vol. è di Natalino Valentini. Giusta la collocazione nella collana «Classici del pensiero cristiano ».
Tratto dalla rivista Il Regno n. 14/2010
(http://www.ilregno.it)
Da quando venne pubblicata, in Russia, nel 1914, ad oggi, la Stolp i utverždenie Istiny. Opyt pravoslavnoj teodicei v dvenadcati pis’mach di Pavel Aleksandrovi? Florenskij (1882-1937) è considerata da molti studiosi un unicum nel panorama filosofico-teologico del ’900. Pur trattandosi di uno scritto accademico – siamo infatti di fronte ad una tesi per il conseguimento del titolo di “magister” – l’opera si stacca completamente dai rigidi canoni del “testo di scuola”, riuscendo per diversi motivi ad affascinare e stupire molti di coloro che la prendono in mano.
Da notare prima di tutto la forma: ogni capitolo è una lettera indirizzata ad un amico morto, intrisa di nostalgici ricordi e di coinvolgenti riflessioni esistenziali e spirituali che fungono da porta d’accesso ai dodici temi trattati dall’Autore (Due mondi, Il dubbio, La triunità, La luce della verità, Il consolatore, La contraddizione, Il peccato, La geenna, La creatura, La sofia, L’amicizia, La gelosia). Malgrado la giovane età, Florenskij possiede già una notevole abilità creativa che gli permette di articolare con maestria, senza conflittualità e stonature, l’alternanza tra i passaggi di carattere narrativo e poetico e quelli formulati in un linguaggio rigorosamente teologico, filosofico e, persino, matematico. Se ne ricava l’impressione di una piacevole e sinfonica interazione.
Ma la Stolp stupisce e affascina soprattutto per la straordinaria profondità del pensiero che l’autore sviluppa, con una minuziosa attenzione ai particolari, dalla prima pagina fino all’Epilogo, e per le riflessioni presenti nella nutrita Appendice. Essa, da un lato, è frutto di quella competenza interdisciplinare riconosciuta da molti suoi contemporanei, tanto da valergli da parte di alcuni l’attribuzione del soprannome di “Leonardo da Vinci russo”; dall’altro è originata dalla sua ammirabile sensibilità spirituale, frutto della viva esperienza di fede come sacerdote, marito e padre di cinque figli, nel grembo della Chiesa ortodossa russa.
La presenza, impossibile da ignorare, sia dell’uno che dell’altro aspetto spiega perché fin dalla prima uscita la Stolp in Russia sia stata considerata un evento editoriale, seguito e discusso a lungo negli ambienti culturali ed ecclesiali. Ma consente anche di comprendere le ragioni per cui quest’opera ha dato un impulso determinante al ritorno alla fede e alla Chiesa di alcuni noti intellettuali russi dell’epoca, tra i quali il filosofo Nikolaj Losskij (padre del teologo Vladimir Losskij); ed ancora rende ragione del perché essa continui ad essere letta e amata sia dalle nuove generazioni della Russia post-sovietica che dalle donne e dagli uomini, di ogni appartenenza cristiana, nei contesti culturali più diversificati. La prima traduzione in assoluto della Stolp fu quella italiana di Pietro Modesto, pubblicata nel 1974 dalla casa editrice Rusconi, curata da Elémire Zolla, autore anche del capitolo introduttivo. Per quanto Zolla fosse determinato a far conoscere il nome di Florenskij in Occidente, la Stolp in Italia ebbe inizialmente un’accoglienza piuttosto tiepida. Le ragioni sono probabilmente da ricercare, oltre che nella mancanza di notorietà dell’Autore, anche e soprattutto nel clima intellettuale dominante, caratterizzato dai pregiudizi di certa cultura marxista. Un testo filosofico-teologico scritto da un prete non poteva che lasciare indifferente il lettore italiano in essa più o meno consapevolmente immerso.
Tuttavia, col passare del tempo, la Stolp iniziò ad attirare sempre di più l’interesse del pubblico, al punto che, verso la fine degli anni ’80, la prima edizione era completamente esaurita. Bisognerà aspettare il 1998 per una seconda edizione, non priva peraltro di alcuni errori, opportunamente e con precisione messi in luce da Enzo Bianchi nella recensione pubblicata su La Stampa il 4 febbraio 1999. Purtroppo la nuova introduzione scritta da Zolla continua a muoversi (quanto al piano della raccolta delle informazioni bio-bibliografiche) sulla falsariga di quella precedente, nell’alveo cioè del periodo ante-perestrojka, senza minimamente attingere alle ricerche più attuali dei sempre più attivi studiosi del pensiero e dell’opera di Florenskij in Germania e in Italia.
Ma né questo né il fatto che la Rusconi riproponesse una traduzione sicuramente da rivisitare e in alcuni punti da modificare rappresentano la causa principale di frustrazione per coloro che, dopo il 1998, desideravano acquistare il capolavoro del genio russo. Piuttosto è da rilevare la sua scomparsa da tutte le librerie, a pochi mesi dalla pubblicazione, per decisione della stessa Rusconi, come conseguenza della cessione della società ad altro gruppo editoriale. Solo in pochi riuscirono, a cavallo tra il ’98 e il ’99, ad acquistare il libro desiderato, mentre per molti l’unica possibilità rimase il mercato dell’antiquariato, e la speranza in un improbabile colpo di fortuna. L’uscita della nuova edizione della Stolp, curata da Natalino Valentini, non può perciò che essere accolta a braccia aperte.
La colonna e il fondamento della verità è la terza opera di Florenskij pubblicata, a partire dal 2006 (La mistica e l’anima russa; nel 2008 comparve Il concetto di Chiesa nella Sacra Scrittura), presso la casa editrice San Paolo. Non si tratta di una traduzione ex novo, ma di una riproposizione riveduta, completata e corretta del testo di Modesto. Valentini, avvalendosi delle competenze linguistiche della traduttrice Rosella Zugan, ha avuto premura di completarne alcuni passaggi, integrando episodiche lacune e migliorando la trascrizione e la traduzione dell’apparato terminologico. Mi preme richiamare all’attenzione in modo particolare questo tipo di intervento, dal momento che la difficoltà e l’incomprensibilità di taluni passi della prima versione del testo di Modesto erano causati proprio dalle sviste riguardanti la scrittura o la traduzione di certi termini.
Basta, ad esempio, confrontare l’originale della Stolp e la traduzione di Modesto curata da Zolla per accorgersi di come la seconda non sia sufficientemente fedele alla distinzione tra il maiuscolo e il minuscolo, adoperati puntigliosamente da Florenskij, per poter rendere più chiaro e più preciso il suo complesso ragionamento. Tale distinzione riguarda, tra gli altri, i termini-chiave della Stolp: “Istina” (Verità assoluta) e “istina” (verità contingente). In moltissimi punti della prima versione essa è completamente ignorata, come si può notare nelle pagine iniziali della “lettera sesta” (La contraddizione). Ciò rende difficoltosa la corretta comprensione del testo e costringe il lettore ad un confronto – non sempre possibile – con l’originale.
La nuova versione risparmia una simile fatica. La novità della traduzione curata da Valentini sono gli interventi di completamento bibliografico nelle ricche e numerose note di Florenskij (l’apparato critico della Stolp occupa, nella traduzione, 192 pagine). Va segnalata poi l’ampia Introduzione (VII-LXX), accompagnata dalla nota biografica su Florenskij e dalla breve ma aggiornata nota bibliografica. Diversamente da quanto poté e riuscì a fare Zolla, Valentini concepisce l’Introduzione come uno spazio di riflessione dedicato ad individuare e a spiegare le originali idee filosofiche e teologiche della Stolp; uno spazio organizzato in modo tale da permettere al lettore non solo di ricevere informazioni sulla genesi dell’opera e sulla sua particolarità in quanto “teodicea”, ma anche di entrare in contatto con le sue originali e, direi, profetiche intuizioni di fondo, sintetizzabili nel desiderio di Florenskij di ripensare la filosofia e la teologia, i loro temi centrali e i metodi di indagine, alla luce del dogma trinitario, ossia dell’homousia trinitaria.
Spingendosi ancora oltre, Florenskij riconosce nella rivelazione di Dio come Trinità, accolta come salvifica verità su Dio, sull’uomo e su tutto il reale – poiché tutto è opera delle Sue mani –, un evento determinante per ogni sapere scientifico, incluso quello delle scienze naturali ed esatte. La verità di tale affermazione ha il suo cardine nella persona di Gesù Cristo che, manifestandosi agli uomini come fondamento stesso del reale, ne permette l’accesso alla “struttura” e alle “dinamiche costitutive”. Se la nuova pubblicazione della Stolp in Italia è da considerare un evento, cosa dire della sua comparsa nella traduzione spagnola? Va detto che la scoperta di Florenskij è per la Spagna evento recente, grazie alle tre traduzioni delle sue opere pubblicate nel 2005: La sal de la tierra. Relato de la vida del starete hieromonje Isidor, del skit de Getsemani, compilado y expuesto ordenadamente por su indigno hijo espiritual Pavel Florenskij (trad. di J.M. Vegas Molla, Ed. Sígueme, Salamanca), La prospectiva invertida (trad. di K. Egorova, Ed. Siruela, Madrid) e Cartas de la prisión y de los campos (trad. di V. Gallego, Eunsa, Pamplona).
Di poco successiva è l’uscita del numero monografico della rivista Númenor. Revista de literatura y pensamiento (n. 22, anno 2009), diretta dal prof. Fidel Villegas, in cui vengono presentati la persona e il pensiero di Florenskij al mondo della cultura spagnola. Di particolare importanza, nel corso del 2008, la pubblicazione in Spagna della prima monografia dedicata al pensatore russo e alla sua teologia, intitolata La belleza, memoria de la Resurección. Teodicea y antropodicea en Pavel Florenskij (Monte Carmelo, Burgos, il volume contiene 809 pagine!). Si tratta della tesi dottorale scritta e discussa con successo dall’Autore, Francisco José López Sáez, nel 2000 presso il Pontificio Istituto Orientale. Ed è proprio López Sáez, professore di teologia dogmatica e di ecumenismo nel Centro teologico del Seminario diocesano di Ciudad Real e di teologia e spiritualità orientale nella Pontificia Università Comillas di Madrid, ad inscriversi nella storia della ricezione di Florenskij in Spagna con la pubblicazione di La columna.
L’impresa compiuta da López Sáez è davvero ammirevole: non solo adempie egregiamente agli obblighi di curatore, ma, avvalendosi di un’ottima conoscenza della lingua russa, è egli stesso autore della traduzione. Che non si sia trattato di un lavoro facile, López Sáez lo confessa nella Presentazione; e ciò sia per il continuo sovrapporsi dei differenti generi letterari e dei linguaggi all’interno della Stolp sia per lo stile particolarissimo della scrittura di Florenskij che, com’è noto, si impegnò a curare la sua opera anche dal punto di vista artistico-estetico. Le scelte fatte da López Sáez sono frutto di una profonda conoscenza del linguaggio e del pensiero florenskijano e, come tali, sono del tutto condivisibili.
Egli spiega: «La riqueza de la lengua de Florenski justifica la literaridad de la traducción, y así he pretendido llevarla a cabo, pero he mirado continuamente a la comprensión por parte del lector español de los movimientos y términos neurálgicos de la reflexión. Por eso, donde lo requería la comprensión, he recurrido a la paráfrasis explicativa, sobre todo en los momentos de mayor densidad especulativa» (24). Il curatore è consapevole che per tradurre fedelmente la Stolp bisogna rispettare l’inscindibilità del nesso tra il testo, la scrittura dei termini e il pensiero del suo Autore. Riferendosi a tale esigenza egli, tra l’altro, scrive: «Hemos intentado, en lo posible, conservar las cursivas con las que el autor subraya la importancia de determinados términos y nudos argumentativos
. Un papel importante juegan las mayúsculas y minúsculas en la escritura de determinados términos, y evitarlas hubiera supuesto dañar gravemente la comprensión de la argumentación: tal es el caso de Verdad (en su profundidad en la vida divina) y verdad (en su aspecto lógico, creatural y humano); Tiempo (ontológico, enraizado en la eternidad, desde la mirada de Dios) y tiempo (el decurso cronológico mensurable); Amigo (la Persona ideal pura que recoge los impulsos espirituales del filósofo) y amigo (el “otro” empirico con el que se camina en la vía de la ascesis), etc.» (24-25). Come già sottolineato in passato da alcuni studiosi, una delle difficoltà per la comprensione dell’opera di Florenskij, è la frequenza di neologismi.
Consapevole di questa sfida, López Sáez sceglie la via vuoi di una traduzione descrittiva, vuoi, laddove tale scelta rischi di oscurare il pensiero dell’Autore, dell’utilizzo del termine originario, ricorrendo in entrambi i casi al metodo delle note esplicative a pie di pagina, con brevi ma puntuali chiarificazioni filologiche (cf. 59, 94, 103, 111, 145, 149, 170, 179 ecc.). A tali note, molto utili, sono aggiunte anche quelle riguardanti la spiegazione di alcune parole appartenenti al lessico teologico e liturgico della tradizione ortodossa (cf. káthisma [67], samosobranie [114], sobornaia [164] ecc.). Tutto ciò ha contribuito al raggiungimento di un alto livello di qualità testuale: sia per la fedeltà della traduzione all’originale russo sia per la comprensibilità del testo spagnolo.
La presentazione che López Sáez antepone al testo della Stolp è piuttosto breve (9-29), ma scritta con la maestria del fine studioso. Volendo risparmiare a chi legge una riflessione prolissa e specialistica sui temi e sulle problematiche florenskijani, si concentra su ciò che è essenziale: la centralità gnoseologica ed ontologica dell’agape nel pensiero della Stolp e nella sua proposta spirituale, quale opera «soltanto preparatoria, destinata ai catecumeni, fin quando questi non riceveranno il cibo direttamente dalle mani della Madre»; un’opera che ha «il significato, per così dire, di una parola di annuncio [di convocazione, che risuona] nell’atrio della casa ecclesiale» (P.A. Florenskij, Stolp i utverždenie Istiny, Pravda, Moskva 1990, 5; cf. la trad. spagnola alla pag. 37).
Ma le parole di introduzione più incisive compaiono, a mio avviso, soprattutto alla conclusione della presentazione (Invitación alla lectura), laddove López Sáez paragona la Stolp ad una preziosa galleria d’arte, in cui il lettore è invitato ad entrare con la consapevolezza di trovarsi in un luogo di inesprimibile bellezza. Occorre lasciarsi condurre dalla mano maestra impressa all’opera dall’Autore, in quanto «La columna está construida con el arte suficiente para guiar por sí misma y apasionar desce el primer momento a quien decida dejarse conducir por caminos insospechados al fondo teológico del corazón creyente: la patria eclesial de la Memoria divina, refugio para la inteligencia huérfana de los tiempos que vivimos» (29).
Tratto dalla rivista Lateranum n.2/2012
(http://www.pul.it)
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Francesca Burigotto il 3 dicembre 2016 alle 08:41 ha scritto:
Per chi è appassionato/a di Florenskij come me questo è il suo testo fondamentale da leggere. La spesa sarà ripagata: non è certo un libro da consumare e poi mettere da parte, ma fa parte di quelli su cui si ritorna sopra per approfondire. L'apparato delle note costituisce quasi un'altra opera a sè: ricchissime. Ciò che colpisce di certi geni è che fanno chiaramente percepire l'immensità delle loro conoscenze e nello stesso tempo le sanno comunicare in termini relativamente semplici. Un minimo di filosofia e di teologia è opportuno conoscerle... ma il genio di Florenskij riesce a spiegare argomenti complessi anche ai non addetti ai lavori, secondo me. Inoltre la sua storia personale sembra sempre trasparire dallo scritto. Non si tratta di fredde trattazioni, ma piuttosto è un'esperienza che passa attraverso le parole.