A poco piú di settant’anni dalla prima edizione, datata 1938, viene ora ripubblicato il celebre testo di Israele Zolli dedicato alla figura storica di Gesú, Il Nazareno. Studi di esegesi neotestamentaria alla luce dell’aramaico e del pensiero rabbinico, a cura di Alberto Latorre, che vi aggiunge un’ampia ed elaborata postfazione utile a inquadrare storicamente i presupposti metodologici di natura storico-religiosa che sottendono alla monografia zolliana.
Scevro da ogni connotazione confessionale, lo studio di Zolli esamina lucidamente e scientificamente alcuni passi neotestamentari attraverso l’occhio indagatore del metodo storico-critico, applicato con raro e convincente equilibrio nella trattazione del tema in oggetto.
Anche solo da una prima indagine dell’opera, risulta particolarmente significativo il fatto che Zolli sia stato tra i primi studiosi in Italia ad adottare, per l’analisi della predicazione del Nazareno, tale metodologia di ricerca – sviluppatasi e perfezionatasi nell’arco di oltre un secolo in ambito cristiano-riformato e, in un’ottica di osmosi culturale, nel quadro dei rinnovamenti scientifici operati dalla Wissenschaft des Judentums all’interno dell’ebraismo mitteleuropeo e ashkenazita durante la prima metà dell’Ottocento – cosí come sia stato il primo semitista ed esegeta italiano – benché di origine polacca – a ricostruire in aramaico alcuni tra i piú oscuri loghia dei Sinottici e a rileggere l’insegnamento evangelico alla luce delle categorie rabbiniche. Tale rilievo colloca Zolli tra gli antesignani della moderna esegesi biblica storico-critica.
Ed è proprio il saggio dedicato all’etimologia dell’epiteto Nazareno – da cui anche il titolo del volume – a restituire emblematicamente la cifra piú matura e autentica della compenetrazione di queste tre modalità di indagine. Nello scritto traspare l’abilità, squisitamente midrashica, di Zolli nell’investigare i termini, alla ricerca del loro significato intimo, nella convinzione, anch’essa tipicamente ebraica e orientale, che il nome racchiuda l’essenza di ciò che designa.
In questa ricostruzione onomastica, come nel resto degli studi di esegesi neotestamentaria raccolti nel volume, emerge la competenza di Zolli nell’avvalersi dei piú complessi e diversi criteri scientifici di ricerca filologica, esegetica e storico-religiosa – dalla religionsgeschichtliche Schule alla formgeschichtliche Methode, dal comparativismo storico-religioso, alla fenomenologia religiosa, dalle teorie psicoanalitiche sino alle suggestioni chassidiche. Ma soprattutto affiora, in maniera autorevole e fondata, il suo eccezionale rigore filologico di semitista e di esegeta biblico e la sua straordinaria sensibilità culturale, in virtú dei quali sono resi chiari ed evidenti alcuni dei piú criptici passi evangelici (Mt 7,6; Mt 8,4, Mc 1,44; Mt 8,22, Lc 9, 60; Lc 22,35-38). Ad essi generazioni di studiosi non hanno né saputo, né potuto, dare una limpida e convincente interpretazione, in quanto accessibili solo a chi, come Zolli, sia profondo conoscitore della tradizione orale rabbinica e delle lingue semitiche e al contempo sia dotato di una particolare sensibilità religiosa, arricchita da una vasta erudizione in campo storico-religioso.
Numerosi sono infatti i loghia – secondo Zolli pronunciati da Gesú in aramaico e ritenuti giochi di parole simili a espressioni proverbiali, perciò facilmente memorizzabili da chi ascoltava –, ricostruiti in tale lingua e alla luce del pensiero rabbinico, tramite i quali è possibile cogliere una dimensione storicamente piú viva e maggiormente vicina all’originaria predicazione di Gesú.
Tuttavia l’interesse dell’opera non si esaurisce alla stretta esegesi neotestamentaria, bensí spazia sino alla comparazione con la tradizione e la metodologia rabbinica del tempo, per rimarcare le analogie e le differenze tra l’insegnamento farisaico e quello evangelico. In tal modo si restituisce al lettore l’autenticità e la profondità di concezioni quali quelle espresse dal termine greco exousia e da quello aramaico talja, rivelandogli tutta la ricchezza spirituale, nonché sociale, delle beatitudini del discorso della montagna e la complessità semantica del rito eucaristico e dell’azione dello spezzare il pane, già presenti nel seder di Pesach.
Nell’ottica di una disamina complessiva delle profonde assonanze e divergenze tra l’insegnamento rabbinico e la predicazione del Nazareno, sarebbe tuttavia risultato estremamente interessante conoscere quale concezione avesse maturato Zolli nei confronti della dimensione taumaturgica di Gesú, dei segni miracolosi e della risurrezione, in quanto nel volume non viene affrontata l’esegesi dei passi neotestamentari relativi a tali contesti.
In ogni caso, sebbene siffatte valutazioni vengano espresse dall’Autore tra le righe, nella esposizione della vasta e poliedrica concezione messianica d’Israele, non sarebbe stato nemmeno lecito aspettarsi un maggiore approfondimento di suddette questioni – senza rischiare di sconfinare nella teologia e nella dogmatica –, da parte di colui che, all’epoca della prima pubblicazione, era e restava pur sempre il rabbino capo di Trieste, saldamente ancorato all’ebraismo, e professava con serio metodo scientifico, in seno all’università di Padova, l’insegnamento di Ebraico e lingue semitiche comparate. Ciò vale, ancor piú, se si considera la temperie dell’epoca, contrassegnata da una montante persecuzione razziale (il testo venne infatti pubblicato nell’aprile 1938, poco prima della promulgazione delle leggi sulla razza), dalle tribolazioni dell’ebraismo italiano di quegli anni e, non da ultimo, dai pesanti controlli esercitati in Italia dalla Chiesa cattolica in campo scientifico. Per altro l’opera di Zolli vedeva la luce all’indomani della travagliata e dolorosa vicenda modernista, non del tutto spenta, a cui – per certi versi – Il Nazareno è ascrivibile, proprio in virtú del frequente utilizzo del metodo storico-critico e dei suoi principali approdi storici, ancora sospetti all’ortodossia romana.
Il limite piú evidente del pur eccellente lavoro di Zolli consisterebbe dunque nella mancata esegesi della valenza taumaturgica gesuana e della risurrezione del Nazareno. Inoltre la lettura zolliana della vicenda storica di Gesú parrebbe eccessivamente sbilanciata – come in taluni saggi, quali quello dedicato alla Pasqua nella letteratura antico- e neotestamentaria – verso un’interpretazione di tipo totemistico ed evoluzionistico. Bisogna tuttavia aggiungere che nel testo vengono conseguiti guadagni che hanno anticipato in campo biblico conquiste ottenute in area cattolica soltanto dopo il Concilio Vaticano II e che in taluni casi contribuiscono in maniera determinante al chiarimento definitivo di alcune questioni tuttora irrisolte.
Ma al lettore piú attento non potrà sfuggire come nelle pagine dell’opera venga a prendere forma un’impostazione metodologica che ha precorso, e in parte certamente contribuito a formare, gli attuali orientamenti della ricerca nei campi della filologica semitica e dell’esegesi biblica quali – su tutti – la Redaktionsgeschichte.
La nuova edizione è inoltre corredata da una serie di indici arricchiti e ampliati dal curatore che, per quanto nella loro integrazione appesantiscano in modo considerevole le pagine del volume, si dimostrano alquanto utili per restituire il contesto storico, i fermenti culturali entro cui è concepita l’opera e il carattere scientifico della stessa; ci riferiamo in particolare all’«Indice degli autori» completato da una nota bio-bibliografica per ciascun autore menzionato da Zolli nel saggio.
In «Appendice» al testo originario del 1938, vengono inoltre riportate varianti e aggiunte ai primi tre capitoli, «Il Nazareno», «Exousia», «Sui semitismi neotestamentari», contenute in Christus, edito nel 1946, diario del cammino spirituale compiuto da Zolli, all’indomani della propria adesione al cristianesimo. Seppure possa apparire criticabile l’inserimento in appendice di parti di un’opera successiva, si deve altresí apprezzare la possibilità offerta in questo modo al lettore di accedere all’insieme delle posizioni zolliane su Gesú, data la difficoltà che si frappone al reperimento e alla consultazione di testi editi ormai da piú di sessant’anni.
Infine il «Glossario» dei termini ebraici redatto al termine del volume e le annotazioni a piè di pagina rendono fruibile e stimolante la lettura del saggio anche a coloro che non sono in possesso di vaste cognizioni in campo giudaico e storico-religioso.
In conclusione si deve segnalare come l’opera, rispetto alla prima edizione, venga pubblicata con un nome diverso dell’autore, Eugenio anziché Israele, come sarebbe stato filologicamente corretto – circostanza menzionata dal curatore nell’apposita nota iniziale –, in quanto la casa editrice ha preferito utilizzare il nome assunto da Zolli in occasione del battesimo per un criterio di uniformità rispetto ad altri testi dello stesso autore da essa già ristampati.
Tratto dalla rivista "Studia Patavina" 2009, nr. 2
(http://www.fttr.it/web/studiapatavina)
Nel 1938, l’anno della promulgazione delle leggi razziali, Israel Zolli, rabbino capo della comunità ebraica di Trieste, pubblicava (presso l’Istituto delle Edizioni Accademiche di Udine) una raccolta di studi «storico-critici» sulla figura di Gesù di Nazaret: in essi il filosofo e studioso di giudaismo analizzava il Gesù della storia a partire dai suoi logia conservati nei Vangeli, soprattutto in quello di Matteo, con l’intenzione di spiegarne il pensiero all’interno della tradizione ebraica, della metodologia rabbinica e della lingua aramaica. L’anno seguente Zolli fu nominato rabbino capo di Roma e direttore del Collegio rabbinico; negli anni successivi si avvicinò sempre più al riconoscimento di Gesù come Messia e, a liberazione avvenuta, il 13 febbraio 1945 ricevette il battesimo nella Chiesa cattolica, scegliendo come nome cristiano Eugenio, in onore del papa Pio XII (Eugenio Pacelli). Dopo settant’anni le edizioni San Paolo ripropongono saggiamente ai lettori italiani quello studio che, allora, era all’avanguardia e oggi resta interessante per la competenza critica dell’analisi e per la maturazione personale del suo autore. La presente edizione è curata e arricchita da un’ampia postfazione di A. Latorre (pp. 420-499), che inquadra l’opera esegetica e storico-religiosa nel contesto culturale del primo Novecento; allo stesso curatore si devono anche gli utilissimi apparati (più di 100 pp.) che completano il volume. Oltre agli indici dei testi, dei temi e dei termini, sono preziosi la presentazione di tutti gli autori citati e il glossario di terminologia giudaica. Nel 1946 Zolli affrontò lo stesso tema in un’altra opera intitolata Christus (AVE, Roma), in cui rielaborò e aggiornò alcune di queste trattazioni; ma, come affermò egli stesso, «le idee fondamentali rimasero invariate».
Tratto dalla rivista "Parole di Vita" n. 1 del 2010
(https://www.queriniana.it/parole-di-vita)
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