Etica politica

Il presente libro è il quinto e ultimo volume dell’Etica sociale di Utz, domenicano, dottore in teologia e filosofia, per più di quattro decenni docente di etica sociale, economica e filosofia del diritto all’università di Friburgo in Svizzera. Già direttore dell’Institut International des Sciences Sociales et Politiques Utz si è sempre dedicato allo studio dell’economia, della politica, ma soprattutto dell’etica, avendo come obiettivo la chiarificazione della realtà sociale, in particolare economica e politica, dal punto di vista etico. Già nei volumi precedenti per altro, in particolare nella sua Etica economica apparsa in traduzione italiana nel 1999, Utz mostrava come i vari segmenti della realtà non si possono separare nella pratica, ma solo in teoria. Non si dà pertanto «ordine economico» senza un «ordine sociale», così come non si dà ordine sociale senza un «ordine etico». La realtà infatti è sempre molto più complessa di quanto le scienze sociali e persino l’etica siano in grado di cogliere e di teorizzare. Ma se è vero che non c’è ordine economico senza ordine etico, è anche vero che non si possono formulare norme etiche adeguate alla realtà economica senza tener conto di dati e componenti esistenziali e sociali che la strutturano. Ne deriva che una politica economica che non tenga conto di tali componenti, ma esclusivamente dell’efficienza e della produzione di beni materiali è fatalmente esposta al rischio di fallimento. Ovviamente si deve dire altrettanto anche in riferimento all’etica economica, all’efficacia o inefficacia di determinati appelli che non facciano riferimento a contenuti etico-normativi che non tengano conto da una parte del bene comune, dall’altra del bene delle persone. In ogni caso lo studioso di etica economica non può dichiararsi d’accordo né con una segmentazione che semplifichi la realtà riducendola alla sola dimensione dell’efficienza materiale, né con una retorica degli appelli che ignori la necessità e l’urgenza di formulare contenuti o regole di comportamento che siano all’altezza e rispettosi della dignità umana.
Ancora più complessa e cruciale è la tematica relativa all’etica politica nella misura in cui una politica degna di questo nome non può concentrarsi solo sull’analisi della lotta per il potere. Sotto questo profilo non solo l’azione economica, ma anche l’azione politica si può definire solo partendo da una realtà che la politologia non è in grado di cogliere e di teorizzare in modo esaustivo. Pertanto quanto più ci si addentra nei singoli temi politici – la strutturazione dello stato, la democrazia, i diritti civili, la guerra, ecc. – tanto più si deve essere consapevoli della dimensione esistenziale e sociale dei problemi. Basterebbe riflettere sul diritto alla libertà di pensiero, di opinione, di coscienza, di fede, per constatare come l’originaria definizione di politologia, che secondo molti studiosi dovrebbe essere esclusivamente «politica», porti a conseguenze insostenibili. Per cui si deve ribadire ancora una volta che come non si dà ordine economico senza ordine etico, così non si dà ordine politico senza ordine etico. Una politica che prenda in considerazione solo l’efficienza del potere trascura la realtà e si espone al fallimento. D’altra parte un’etica che cali il suo ordine dall’alto senza tener conto di un’adeguata mediazione esistenziale e sociale è destinata a non incidere sulla realtà e quel che è peggio a indorarla attraverso una serie di appelli più o meno formali o retorici.
Questa la grande lezione di uno studioso e di un A. che ha sempre dato prova in tutte le sue numerose pubblicazioni di grande realismo, ma soprattutto di un invidiabile equilibrio riflessivo.

Tratto dalla rivista "Studia Patavina" 2009, nr. 1

(http://www.fttr.it/web/studiapatavina)