Prima o poi le domande arrivano per tutti: Chi siamo? Donde veniamo? Dove andiamo? Che cosa ci attende? Qualunque via si segua, queste domande sono inevitabili. È prezioso allora trovarsi di fronte un interlocutore sorridente, uno barbuto e simpatico come padre Anselm Grün, che offre risposte del tutto personali e che, senza preconcetti, va oltre i confini della scienza. Le domande-risposte raccolte in questo libro sono ben 113 e rientrano nei 7 interrogativi principali, che costituiscono le parti del libro. Grun risponde in modo sempre rispettoso e mai semplicistico o fideistico, aprendo la potenza della domanda e fornendo al lettore gli strumenti e gli argomenti per trovare da solo la propria personalissima risposta.
PREFAZIONE
I teologi, non solo vengono rimproverati di dare risposte senza conoscere quali siano i veri problemi degli uomini, ma vengono colpiti in modo particolarmente duro dall'accusa di dare risposte a qualcosa che non interessa più. Portata agli estremi, tale accusa viene espressa nella reazione allo slogan dei cristiani evangelici, secondo i quali Gesù è la risposta a tutte le domande: «Gesù è la risposta. Ma com'era la domanda?».
Chi continua a ricevere risposte a domande che non ha posto presto smetterà di ascoltare. E solo chi pone le domande giuste, può scoprire risposte che lo aiutano ad andare avanti . In una discussione capita spesso che chi pone le domande migliori porti avanti la conversazione e contribuisca più di tutti alla soluzione di un problema.
La risposta dipende sempre dalla domanda, e all'inizio di ogni pensare si trova il voler sapere, la curiosità, si trovano le domande. I filosofi ritengono che in questo consista la pratica dell'ostetricia di scoprire la verità. Socrate, per esempio, pratica la sua filosofia continuando a domandare che cosa vogliano davvero gli uomini e che cosa pensino e come intendano la propria vita. E nel nostro tempo Martin Heidegger ha definito tutta l'esistenza umana a partire da questo impulso: l'esistenza umana può — e deve domandare. Centrale per il filosofo è la domanda sul senso dell'essere in quanto tale. L'uomo si deve porre questa domanda sul senso dell'essere. Solo in seguito può domandare il senso delle singole cose, il senso dell'essente, come dice Heidegger. Il teologo Karl Rahner ha assunto il punto di vista del suo maestro Heidegger, che formula così: «L'uomo è necessitato a domandare». L'antropologia filosofica vede la posizione particolare dell'uomo proprio nel fatto che è un essere che domanda e che tutto quello che incontra gli appare in un primo momento come dubbio.
Non solo i grandi pensatori, dall'antichità al presente, si pongono domande sul senso del tutto. Ogni persona riflessiva se le pone di continuo, fino a oggi: «Chi siamo? Da dove veniamo? Dove andiamo? Che cosa ci attendiamo? Che cosa ci attende?».Tutte queste domande ci pongono in una relazione: con noi stessi, con gli altri, con Dio. E solo se cerchiamo una risposta a queste domande, davanti a noi si dispiegheranno in modo nuovo queste relazioni e il senso che si può dischiudere in esse.
Le domande di cui mi occupo in questo libro non sono inventate. Se tengo una conferenza, offro sempre la possibilità di una discussione. Qualche volta vengono fatte poche domande, ma altre volte le domande sono tante e centrali. Allora mi accorgo di quello che preoccupa le persone. Certe domande mi vengono poste di continuo. Spesso in modo molto diretto, qualche volta si nascondono anche dietro problemi in apparenza completamente diversi. Sono domande di persone del tutto normali, e tuttavia si tratta delle domande fondamentali, che riguardano tutti i principali temi della vita. Si tratta di domande alle quali nessuna scienza, per quanto possa essere specializzata, può fornire una risposta sicura all'interno del proprio ambito di competenza. Nonostante questo, le domande ci coinvolgono, non ci lasciano in pace. Le domande sono poste da persone giovani, da persone in ogni situazione di vita. Per questo spero, con le risposte contenute in questo libro, di andare incontro anche alle domande del maggior numero di lettori e lettrici.
Dato che non si tratta di domande nozionistiche e nemmeno di risposte verificabili dal punto di vista obiettivo, la mia risposta è sempre soggettiva, a partire da un'esperienza di vita. E naturalmente la fornisco sullo sfondo della teologia che io stesso ho studiato. Ma contemporaneamente cerco sempre di dare una risposta soddisfacente a me stesso, una risposta che io stesso comprendo e di cui mi posso assumere la responsabilità davanti a me, al mio intelletto e alla mia fede.
Le domande con cui vengo messo a confronto nel libro mi inducono a pensare. Non conosco le risposte in precedenza, ma, cercando di affrontarle e di rispondere, vengo provocato a riflettere. E qualche volta posso sperimentare con gratitudine che dentro di me sorgono risposte che non conoscevo in precedenza e che, quindi, vengono tirate fuori da chi pone le domande.
Mi auguro che le risposte che do alle domande di questo libro possano stimolarLa, caro lettore, cara lettrice, a riflettere e a cercare risposte che Lei stesso si darebbe alle Sue domande più profonde. Forse le domande o le risposte di questo libro suscitano in Lei nuove domande. Proprio queste sono forse le domande che per Lei sono centrali e dalla cui risposta dipende la riuscita o meno della Sua vita. Si fidi delle domande che nascono in Lei. Cerchi, sullo sfondo delle domande poste nel libro, di rispondersi, nella certezza che lo Spirito Santo agisce in Lei e Le suggerisce quello che può dare la pace alle Sue domande e ai Suoi dubbi.
ESTRATTO DAL PRIMO CAPITOLO
A CHE COSA ASPIRO? COME TROVO LA FELICITÀ?
1. La felicità è sempre un'istantanea?
Felicità significa: vita riuscita. Su questo è più facile trovare un accordo che sulla domanda se o come sia possibile una felicità duratura. È solo questione di stile di vita? Una questione di atteggiamento? o di particolari circostanze, come pensano alcuni? «Nel piano della creazione non è compreso che l'uomo sia felice», ha affermato il fondatore della psicoanalisi, Sigmund Freud. Ma una vita riuscita esiste davvero. È la mia esperienza. E non è solo la mia, ma l'esperienza di molte persone. Felicità significa anche: essere in armonia con se stessi, essere in accordo con sé e con la propria vita. Anche questa esperienza c'è. Ma è vero anche che a noi uomini non è concessa la felicità assoluta. Quello che sperimentiamo è sempre e solo una felicità relativa.
La felicità assoluta, così dicono i teologi nel loro linguaggio specifico, ci attenderà in cielo solo dopo la morte. Nella nostra quotidianità la felicità è sempre contestata e messa in pericolo. Soprattutto non possiamo mai possederla nel senso di «trattenerla». Solo di tanto in tanto possiamo sperimentare la condizione di felicità assoluta. In tali momenti siamo del tutto uniti a noi stessi e a tutti gli uomini, al mondo e alla causa ultima della realtà.
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BARBARA SGARIOTO il 11 febbraio 2011 alle 21:03 ha scritto:
libro sfizioso che aiuta all'assimilazione e comprensione di alcune veritŕ. L'autore in modo semplice ma diretto da delle belle dritte che permettono di colmare l'ignoranza che spesso č presente nei credenti. Ottima idea regalo per tutti coloro che vogliono saperne di piů.
Francesca Colombo il 3 novembre 2021 alle 19:59 ha scritto:
Grun, padre benedettino e prolifico scrittore, unisce in modo formidabile cristianesimo e psicologia.
La lettura di questo testo in particolare mi ha fatto venire voglia di intraprendere un percorso concreto, tuttavia non ho trovato chi applicasse il suo metodo qui in Italia.
Comunque, nel testo ci sono anche esercizi concreti da poter fare in autonomia.