L'Araldo del divino amore: Libro II. Diario spirituale
(Spiritualità. Maestri. Seconda serie) [Con sovraccoperta]Gertrude (santa)
EAN 9788821561924
Santa Gertrude, insieme a Matilde di Magdeburgo e a Matilde von Hackeborn, è una delle voci più limpide della clausura di Helfta, il monastero cistercense in Sassonia (Germania settentrionale), centro di un'importante rinascita spirituale sul finire del XIII secolo. Nell'Araldo - di cui qui si traduce il Libro II, l'unico integralmente autentico - che costituisce il suo "diario spirituale", la santa monaca ci parla continuamente della sua conversione e della sua unione mistica a Cristo. Ella ci rivela i misteri del Cuore di Gesù e il suo segreto d'amore capace di trasformare e sublimare la vita del cristiano.
Dal culto al Cuore di Gesù, prima di una nutrita schiera di devoti nella storia della spiritualità - oltre alla citata Matilde von Hackeborn, ricordiamo Caterina da Siena, Maria Margherita Alacoque e Giovanni Eudes -, la santa si fa testimone e ardente propagatrice. Gertrude di Helfta. A differenza della sua vita spirituale così ben descritta nell'Araldo con un grande dettaglio di date e di eventi, la vita materiale di santa Gertrude è davvero scarna di notizie e di avvenimenti. Nata nel 1256, a cinque anni venne affidata alle suore del monastero di Helfta. In questo cenobio, dove trascorse tutta la sua esistenza che si concluse intorno al 1301/2, ella poté vivere un'intensa vita spirituale di cui ci resta splendida testimonianza nei due libri che ci ha lasciato, l'Araldo e gli Esercizi spirituali, dove, sotto forma di rivelazioni e di istruzioni, sono narrate le sue esperienze ascetiche e mistiche. Il Curatore. Lucio Coco, studioso di letteratura cristiana antica, ha curato tra l'altro l'edizione integrale dei Detti dei Padri del deserto (Piemme, 1997) e la prima edizione del Meterikón. Detti delle madri del deserto (Mondadori, 2002). Per quanto riguarda la storia della spiritualità ha pubblicato un'antologia di testi medievali e moderni sulla pratica della lectio spiritualis. Per le Edizioni San Paolo ha raccolto un'antologia patristica sul tema dell'invidia (2001) e ha pubblicato la prima edizione integrale dei trattati Ad Eulogio di Evagrio Pontico (2006). È curatore inoltre di due raccolte di pensieri di papa Benedetto XVI (Pensieri spirituali e Pensieri mariani, LEV).
ESTRATTO DALLA PRIMA PARTE
IL DIARIO DI UN'ANIMA
«Cristo... è a un tempo Colui che infinitamente ti giudica nel modo più severo e Colui che ha misericordia di te»
S. Kierkegaard
La spiritualità di santa Gertrude ci insegna a non scoraggiarci, ci prepara ad offrire a Gesù le nostre mancanze, le nostre povere azioni, i nostri scacchi, perché Egli ha il potere di cambiare tutto, di operare la trasformazione delle nostre anime con il suo «sguardo amico» (L'Araldo 21,4). L'importanza di questo libro oggi, in una modernità che ha smarrito il senso del peccato, è quella di mettere le nostre coscienze ferite sotto i suoi occhi, di accostarle al suo cuore, nel cui contatto possano ritrovare la grazia della giustificazione e del perdono. La sua è una testimonianza, tra le altre, della condiscendenza e della benevolenza di Dio, che può farci riscoprire una nuova intimità con Lui, a cui la santa si sforza di avvicinarci e introdurci proprio attraverso le sue rivelazioni, riconoscendo l'azione sanante sull'uomo del suo amore misericordioso e della sua infinita bontà resa concreta e realizzata da Gesù nel mistero di carità del suo cuore, del cui culto santa Gertrude, prima di una nutrita schiera di santi, è testimone e propagatrice.
1. Il monastero di Helfta in Sassonia fu fondato nel 1258, mentre era in carica la seconda badessa Gertrude von Hackeborn (t 1291). In esso prese dimora, proveniente da regioni limitrofe dove erano stati fissati i loro precedenti insediamenti (presso le città tedesche di Halberstadt, dal 1229, e Mansfeld, dal 1234), un gruppo di "suore grigie" cioè di monache benedettine che intendevano adottare la disciplina cistercense, le cui istanze riformatrici, promosse dal suo ispiratore Bernardo di Chiaravalle (1090-1153), a partire dal XII secolo avevano preso a diffondersi per tutta l'Europa. Quando nel 1261, all'età di cinque anni, Gertrude (1256-1301/2) viene affidata alle suore di Helfta, nel chiostro viveva già da qualche tempo (a partire dal 1258) la giovane Matilde von Hackeborn (1241-1298), sorella della madre badessa, la quale fu dapprima istitutrice della piccola Gertrude fino ad arrivare a stringere con lei, nel corso degli anni della clausura, un sodalizio spirituale molto profondo e intenso di vita mistica. La testimonianza che insieme ci hanno lasciato resta uno dei tesori più preziosi della grande tradizione spirituale cristiana. A Matilde infatti viene attribuito il Liber specialis gratiae [Il libro della grazia speciale], mentre a Gertrude vanno ascritti il Legatus divinati pietatis [L'araldo del divino amore] e gli Exercitia spiritualia [Esercizi spirituali, cfr. la recente traduzione italiana a cura di sr. Marístella dell'Annunciazione e A. Montanari, Glossa, Milano 2006, 148 pp.].
2. La tradizione letteraria ha talmente avvicinate le due monache che ancora oggi non è facile delimitare nettamente nella loro opera scritta ciò che appartiene a ciascuna. Tanto più che i loro libri sono in parte il frutto di un lavoro redazionale di trascrizione e di compilazione condotto da terze persone su materiali e appunti che non ci sono pervenuti. Lo stesso Liber specialis gratiae risulta essere stato scritto all'insaputa di Matilde da due monache una delle quali è appunto Gertrude, come lei stessa espressamente scrive nel capitolo dove spiega la genesi del volume delle luoghi dmiacituiledsitaonelib(crfr. R. Revelationes V,20).
Nell'indicare le particolarità e i tratti storici distintivi del cenobio è anche necessario ricordare in questi stessi anni (dal 1270 circa) la presenza tra le sue mura di Matilde di Magdeburgo (1207/10-1282), che, dopo aver condotto vita da beghina, nell'ultimo periodo della sua esistenza vi trovò riparo e la tranquillità necessaria per portare a compimento il Das fliessende Licht der Gottheit [La luce fluente della divinità], uno dei capolavori della mistica tedesca. Per quanto riguarda la sorte del monastero, dopo alterne vicende — nel 1342 il vescovo ribelle Alberto di Brunswick ne aveva ordinato la distruzione —, a segnare il destino della riedificata Helfta (1346) fu la sua prossimità alla città di Eisleben, che nel 1483 avrebbe dato i natali a Lutero (t 1546). Infatti nel 1525 il chiostro fu requisito dai protestanti e la comunità cessò di esistere nel 1546. Solo di recente, dal 1999, l'edificio è stato ricostruito e ospita una comunità di monache cistercensi.
3. L'Araldo del divino amore rappresenta il testo capitale di Gertrude, di cui qui si traduce per la prima volta in italiano il secondo libro, l'unico autentico dei cinque di cui si compone l'intera opera, che nelle rimanenti sue parti è, come è stato accennato, il frutto del lavoro di una monaca compilatrice che della santa ha raccolto e conservato le testimonianze e i ricordi. Ciò che Gertrude narra in questo Diario spirituale — così il titolo con cui si è voluto indicare in questa edizione la parte originale delle sue rive-lazioni (J. Leclercq lo definisce «un memoriale spirituale», cfr. La liturgie et les paradoxes chrétiens, Les Éditions du Cerf, Paris 1963, p. 296) — è la storia semplice della sua conversione che coincide, e non potrebbe essere diversamente, con il racconto della sua scoperta di Dio, che la santa avverte come un dono gioioso di Dio stesso e della sua smisurata generosità (cfr. 22,1). A niente infatti le era servito essere stata chiusa nel monastero di Helfta a cinque anni, a niente le sarebbe servito indossare l'abito della religiosa per tutta la vita se non ci fosse stato questo incontro. Gertrude parla in tale circostanza di visitazione [visitatio] per sottolineare il connotato di grazia di un evento (cfr. 22,1) che così rimaneva sottratto alla sua volontà e che avrebbe finito per cambiare la sua vita strappandola alla «cieca follia con cui aveva trascorso tutti gli anni dell'infanzia, della fanciullezza, dell'adolescenza e della giovinezza fin dopo il compimento del suo venticinquesimo anno» (cfr. 23,1).
4. Gertrude ricorda in più occasioni nel diario la sua vita di prima facendo riferimento alla «torre di vanità e mondanità in cui era cresciuta la sua superbia , benché portasse il nome e l'abito di una consacrata» (cfr. 1,1), e descrive quella stessa esistenza come insensata e dissoluta, «resa buia dalle tenebre della ignoranza spirituale» (23,5). Nella notte di questo turbamento, la «nox perturbationis» (23 >5), come lei stessa definisce l'apice di questa crisi spirituale, simile alle tante notti oscure delle vite di altri santi e sante ma anche di uomini e donne comuni il Signore prepara l'incontro con lei.
Era il lunedì che precedeva la festa della Purificazione Gertrude aveva allora e aveva già passati ventuno da reclusa, come è possibile credere che le mancasse questo sapere di Dio? Gertrude stessa ce lo spiega con parole sempre attuali nella vicenda spirituale di un'anima: «Tu hai cominciato ad agire in me in meravigliosi e occulti modi per farmi trovare, in questo rapporto con la mia anima, sempre nel mio cuore le tue delizie quasi come fa a casa sua l'amico con l'amico anzi lo sposo con la sposa» (23,5). La comunione dell'uomo con Dio, che la monaca esprime attraverso l'allegoria nuziale, avvicina la sua esperienza a quella della mistica sponsale (Brautmystik, cfr. G. Moioli, NDS 985-1001), la cui tendenza porta a porre l'accento sul fatto che la conoscenza di Dio, la scienza di Dio, non può essere il frutto di un'operazione intellettuale o di una dimostrazione filosofica, ma si realizza attraverso la scoperta e l'approfondimento di una relazione più personale e affettiva tra Dio e la nostra anima. Parallelamente la descrizione dei modi e delle forme secondo cui questo legame si articola e si sviluppa tratteggia nel suo resoconto anche l'evoluzione e la storia della sua conversione. Metdnoia infatti è capire, intuire, attraverso una comprensione di cui non siamo i soggetti, gli attori, ma i destinatari, che non si ha a che fare con un Dio solitario e lontano dal mondo ma con un Dio che si fa uomo, che entra nella storia dell'uomo, e che convertirsi è scoprire questa relazione d'amore che lega Dio all'uomo (cfr. 1Gv 4,19), la sua passione per l'uomo, per descrivere la quale Gertrude usa le parole del commento al Cantico dei Cantici di san Bernardo: «Certo l'amore che dimentica le proprie nobili origini e che si mostra ricco di attenzioni, sì, l'amore impetuoso, quello che non teme il giudizio e supera la ragione, ti ha inebriato, dolcissimo Dio mio, quasi — oserei dire — fino alla follia» (8,3). E questo il primo passo, e forse il più importante, perché ci fa credere all'amore che Dio ha per noi, perché ci rivela il sentimento di Dio; diversamente ogni abito che si indossa rimarrà solo una veste esteriore che non è capace di modificare e di incidere la coscienza dall'interno perché le manca questa certezza che potrebbe moltiplicarne i tesori — Gertrude parla di delizie — e attivarne a sua volta le infinite potenzialità con il richiamo della sua presenza amorosa.
5. Questo accadeva a Gertrude in quel lunedì precedente la festa della Purificazione — era il 27 gennaio 1281 —, ma nella vita della santa, i cui momenti salienti, come si può vedere leggendo il diario, coincidono spesso con i tempi forti dell'anno liturgico (Avvento, Natale, Quaresima, Pasqua), ci sono altre date importanti che faranno maturare e crescere la consapevolezza del salutare intervento del Signore, che aveva deciso di accompagnarla e di andare ad abitare con lei (cfr. 12,2). La prima che la monaca indica è quella della vigilia della festa dell'Annunciazione. Il significato teologico che la santa attribuisce a questo giorno delle mistiche nozze del Signore «nel seno della Vergine con l'umana natura» (2,2) rappresenta per lei la possibilità di sperimentare dentro di sé quella dolce unione («dulcis unto et uniens dulcedo») che prima di quel momento le era del tutto sconosciuta (cfr. 2,2) e di testimoniare un Dio che prima di essere invocato dice: «Eccomi!» e che, ín anticipo su quanto lei stessa potesse sperare o immaginare, l'ha preceduta «con benedizioni di dolcezzapur essendone assolutamente indegna» (2,2).
Si tratta di un'occasione per progredire nella conoscenza di Dio «sotto una luce più chiara», benché ancora possa affermare che non lo distingueva meglio delle cose che si vedono sul fare delgiorno (cfr. 2,1). In latino è questa l'ora del diluculum: nelle lingue moderne non c'è più una parola che indichi questo tempo, mentre rimane traccia del suo reciproco serale che è il crepuscolo. Il diluculum è l'ora in cui si cominciano a discernere le prime figure dopo la notte dell'anima, l'ora in cui prende forma una nuova immagine di Dio, di un Dio che ci viene a cercare, di un Dio che si fa grazia. Oggi noi siamo privi di questa esperienza che si potrebbe definire pre-aurorale e forse per questo è più difficile immaginare un momento della vita in cui Dio comincia a mostrarsi a noi e al contempo noi riusciamo a scorgerlo, un momento in cui la nostra notte e il giorno di Dio quasi vengono a contatto tra di loro, in un percorso di avvicinamento che rappresenta la vera forza di un percorso di conversione.
6. Gertrude registra con grande cura la sua storia spirituale. Il terzo giorno che ricorda è quello compreso tra la Pasqua e l'Ascensione di un anno che la santa non specifica. Stavolta la circostanza è ritratta con linee più precise. L'oscurità del diluculum sta passando, il tempo dello spirito si sta disponendo a un'altra ora. A partire dalla lettura di un passo del Vangelo di Giovanni, quello in cui Gesù promette che con il Padre suo avrebbe preso dimora nel cuore di chi crede in lui (cfr. Gv 14,23), Gertrude, la cui meditazione delle Scritture avviene secondo una straordinaria capacità di dialogo e di interazione con la propria vita, arriva a scorgere questo Dio come un Dio misericordioso che, attraverso la mediazione del Verbo incarnato, non ha alcun moto dí ripulsa nei confronti dell'immagine torbida che il suo cuore gli offre: «In quel momento il mio cuore di fango ti sentì presente come se gli ti fossi fatto vicino» (3,2). Per mezzo di Gesù santa Gertrude comincia a vedere meglio questo Dio, ne percepisce la grande dolcezza («nimia suavitas») che le ha fatto provare per le sue cadute più commozione che rabbia, ne apprezza la pazienza e la comprensione per cui si è fatto carico dei suoi difetti come al tempo della sua vita mortale ha potuto sopportare Giuda, il traditore (cfr. 3,2). Attraverso Gesù si fa più concreta e certa la presenza di Dio tanto che può confessare che «da quel momento fino al presente mai, neanche per un battito di ciglia, lo ha sentito o lo ha saputo lontano dal suo cuore e che ha sempre avuto la consapevolezza della sua presenza ogni volta che ha guardato dentro di sé» (23,6).
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Dott. Manuel Sant il 22 agosto 2011 alle 14:55 ha scritto:
In questo ultimo anno papa Benedetto XVI si è molto soffermato sulla spiritualità dell'Europa del Nord e questo testo risulta un importante approfondimento sul tema.
Il riferimento al "libro II" si riferisce al fatto che la pubblicazione rappresenta la seconda parte di cinque in cui si compone l'opera attribuita alla santa, ma solo questa è sicuramente genuina, dalle pagine traspare con grande intensità l'esperienza mistica di S. Gertrude, colpisce in particolare il suo sforzo di descrivere le sensazioni provate nel suo rapporto con Dio e quanto la sua spiritualità faccia da Introduzione a S. Margherita A. e S. Faustina K.
Ale S il 5 maggio 2015 alle 22:01 ha scritto:
Si tratta di un diario spirituale da cui traspare chiaramente lo sforzo della mistica Gertrude di Helfta di descrivere le sue esperienze mistiche ma anche l'impossibilità di raccontare realmente quanto vissuto nell'intimo perché indescrivibile, troppo al di là della possibilità umane. Lo consiglio a tutti coloro che amano la lettura degli scritti spirituali, soprattutto scritti dalla mano dei santi. Sono sempre letture edificanti. Inoltre è molto breve.
Sergio Delpiano il 28 agosto 2017 alle 22:48 ha scritto:
La spiritualità di santa Gertrude di Hefta, ci insegna a non scoraggiarci e a offrire a Gesù le nostre mancanze, le nostre azioni, perchè Egli ha il potere di cambiare tutto ed operare la trasformazione delle nostre anime con il Suo sguardo amico.