La nova edizione profondamente riveduta e aggiornata di un piccolo classico della devozione mariana . Per ogni sabato viene proposto lo schema tradizionale: riflessione su un mistero del Rosario, "impegno" per la vita e una testimonianza significativa. Per comodità vengono riportate le preghiere prima e dopo la comunione, le litanie, la novena e la supplica alla Madonna di Pompei, la celebrazione del sacramento della penitenza o confessione. In Appendice, pagine significative sul Rosario dall'esortazione Rosarium Virginis Mariae di Giovanni Paolo II.
Agostino Monticone, sacerdote della Società San Paolo, nacque a San Damiano d'Asti (AT) nel 1908 ed è deceduto ad Alba (CN) nel 1989. Fu impegnato nella predicazione e nell'insegnamento ai giovani del suo Istituto, e svolse compito redazionale nelle Edizioni San Paolo. Ha pubblicato Dottrina e fatti e, oltre al presente, altri quattro volumetti sulla Madonna. Lucia Amour De Santis, nata a Torino nel 1953, ha seguito gli studi classici e si è laureata in medicina e chirurgia, specializzandosi in medicina dello sport. Sposa e madre di cinque figli, di cui tre "biologici" e due adottivi, da oltre vent'anni svolge il servizio di medico di medicina generale. Ha pubblicato Un'anima nella storia (Editrice La Lucertola, 1999), una ricerca di concretizzazione nell'oggi del pensiero di santa Teresa di Lisieux. Sta completando il cammino di formazione nella Comunità Carmelitana Secolare e conduce quindicinalmente la trasmissione «Consigli per la famiglia» su Radio Maria. Ha commentato i «Misteri della luce» per il presente volume.
INTRODUZIONE
Il Rosario fra tradizione e rinnovamento
«Il Rosario o Salterio della Beatissima Vergine Maria è un modo piissimo di orazione e di preghiera a Dio, modo facile, alla portata di tutti, che consiste nel lodare la stessa Beatissima Vergine ripetendo il Saluto angelico per centocinquanta volte, quanti sono i Salmi del Salterio di Davide, interponendo a ogni decina la Preghiera del Signore, con determinate meditazioni illustranti l'intera vita del Signore nostro Gesù Cristo». Questa definizione di san Pio V (enciclica Consueverunt Romani Pontifices, del 17 settembre 1569) è considerata a ragione la magna charta del Rosario.
Nato nel secolo XII - secondo la tradizione, per opera di san Domenico - il Rosario era considerato il Salterio dei poveri, che ripetevano centocinquanta volte l'Ave Maria non potendo partecipare al canto corale dei Salmi dell'Ufficio divino. È bene ricordare che, prima della scoperta della stampa, solo i monaci coristi erano in grado di leggere i versetti dei Salmi sui grandi codici esposti nel coro; il popolo e i monaci conversi potevano ripetere solo le antifone che si imparavano a memoria. L'Ave Maria, composta dal saluto dell'angelo (Lc 1,28) e dall'esclamazione gioiosa di Elisabetta (Lc 1,42), veniva ripetuta come un'antifona facile da ricordare, mentre il suo forte contenuto evangelico ne faceva una felice sintesi della fede in Gesù Verbo incarnato, vero Dio e vero uomo, nato da Maria.
La parola Rosario deriva dal latino rosarium; (roseto): fu chiamato così perché rappresenta come una collana di rose in onore di Maria. L'uso della corona, per scandire le Ave Maria e i misteri del Rosario, si rifà agli antichi monaci egiziani, che si servivano di grani o sassolini, e più tardi di una cordicella munita di nodi o di grani grandi e piccoli, per contare le loro preghiere e controllare meglio la memoria e i tempi dell'orazione.
La ripetizione litanica dell'Ave Maria, che col tempo fu scandita prima nei tre cicli dei misteri gaudiosi, dolorosi e gloriosi, e recentemente in quattro cicli con l'aggiunta dei misteri luminosi, di Gesù salvatore, unisce in modo semplice e pratico l'orazione vocale e la meditazione biblica: per questo il Rosario è divenuto - ed è ancor oggi - la preghiera popolare per eccellenza, che si può praticare da soli o in gruppo, nei ritagli di tempo, anche mentre si è in viaggio, mentre si lavora in casa, mentre si assiste un malato o si veglia un morto. «È una devozione della Chiesa... giustamente cara alla pietà cristiana, che nulla ha perduto della sua attualità, nelle difficoltà dell'ora presente» (Paolo VI).
Al Rosario furono attribuite lungo i secoli moltissime vittorie conseguite dalla Chiesa di Cristo contro i suoi nemici interni ed esterni, «allorché i fedeli, guidati dai loro pastori, più che sui mezzi umani fidando nell'intercessione di Maria, si univano in questa preghiera umile e potente. Non tutte queste vittorie del Rosario hanno la stessa attendibilità e importanza, tuttavia nella coscienza della Chiesa è rimasta questa convinzione: che a Maria e al Rosario, come alla fionda di Davide di fronte al gigante Golia, Dio concede una singolare grazia di vittoria contro ciò che minaccia la fede del popolo di Dio. Insigne su tutte è la vittoria di Lepanto (7 ottobre 1571), che determinò l'istituzione della festa liturgica della Beata Vergine del Rosario»: Pio V ne fissò la celebrazione al 7 ottobre di ogni anno con bolla del 5 marzo 1572 (cfr. Documento di base sul rinnovamento del Rosario, pubblicato nel quattrocentesimo anniversario, il 17 aprile 1972).
Le mutate condizioni spirituali del nostro tempo e soprattutto la riforma liturgica voluta dal concilio Vaticano II hanno imposto un rinnovamento anche al modo di recitare il Rosario: oggi se ne valutano meglio gli aspetti sostanziali mentre la pratica si libera dai monotoni devozionismi creati dall'abitudine e dalle ingenue storpiature del latino d'una volta. Dice opportunamente il concilio che i pii esercizi devono essere «ordinati in modo da essere in armonia con la sacra liturgia, da essa traggano in qualche modo ispirazione e ad essa conducano il popolo cristiano» (Sacrosanctum concilium, n. 13).
Il magistero della Chiesa ha più volte esortato i fedeli a pregare con il Rosario: a iniziare da Sisto IV (1478) e dal già ricordato Pio V (1569, 1571), fino ai papi del secolo scorso e segnatamente Leone XIII, Pio XI, Pio XII, Giovanni XXIII, Paolo VI, che, nell'esortazione apostolica Marialis cultus (1974), espone le linee fondamentali della mariologia del concilio e del conseguente rinnovamento della pietà mariana, in prospettiva biblica, liturgica, ecumenica e antropologica, Giovanni Paolo II, che ha «sentito il bisogno di sviluppare una riflessione sul Rosario, quasi a coronamento mariano della lettera apostolica Novo millennio ineunte, per esortare alla contemplazione del volto di Cristo in compagnia e alla scuola della sua Madre santissima». Recitare il Rosario, infatti, non è altro che contemplare con Maria il volto di Cristo. Per questo Giovanni Paolo II ha voluto che il 2003 fosse l'Anno del Rosario.
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Alessandra Onorati il 21 dicembre 2022 alle 12:10 ha scritto:
Ormai devotissima alla Madonna di Pompei