INTRODUZIONE
Dopo i primi due volumi di catechesi per giovani (Ragioni per vivere, ragioni per credere e Decidersi per Dio) ho ritenuto necessario approntarne un terzo, più breve, ma non meno importante. La tematica trattata riguarda il fine o, se vogliamo, lo sbocco della vita.
Dobbiamo riconoscere con lealtà che nella catechesi e nella predicazione non si parla molto dell'aldilà. Forse alcuni pensano che si tratti di tematiche che non interessano il pubblico giovanile o che rischiano di creare apprensioni o paure. Niente di più falso. Gli uomini, e in modo particolare i giovani, hanno bisogno di sentire parole certe, quelle dettate dalla fede, sul destino finale che li attende.
Mi ha molto impressionato la visione di un film del grande regista francese Robert Bresson intitolato Il diavolo probabilmente, che rappresenta una delle più spietate analisi della condizione giovanile oggi. Il film ha per protagonisti un giovane che alla fine decide di togliersi la vita perché la trova vuota e inutile. Alla domanda dello psicologo se crede nell'aldilà, il giovane risponde che sperava con tutto il cuore che potesse esistere una vita diversa, di cui sentiva nel suo cuore la nostalgia.
Perché non parlare ai giovani di questa affascinante realtà che Gesù chiama «vita eterna»? Come potremmo privare un'intera generazione degli insegnamenti riguardanti il futuro oltre la morte, che rappresentano una parte importante della fede e gettano una grande luce sull'esistenza umana?
Privi degli insegnamenti del vangelo molti giovani brancolano nel buio, mentre altri attingono acriticamente alle dottrine delle sette, che oggi vengono diffuse massicciamente attraverso i mass media. Dovrebbe far pensare che una percentuale vicina al trenta per cento degli europei crede o simpatizza per la teoria della reincarnazione.
In questo volumetto la dottrina della fede sull'aldilà viene presentata in modo semplice, comprensibile a tutti, ma rigoroso, facendo costantemente riferimento alla Bibbia e al recente Catechismo della Chiesa Cattolica. La vita eterna viene indicata come un traguardo che illumina già ora il cammino nel tempo e va conquistato attraverso l'impegno quotidiano.
Essa non distrae il giovane dai suoi doveri, qui e ora, ma gli indica un cammino e una direzione, dove ogni istante e ogni azione abbiano un senso. E con le sue decisioni, prese giorno dopo giorno, che ognuno costruisce l'eternità.
ESTRATTO DAL PRIMO CAPITOLO
LA VITA È UN'OCCASIONE UNICA
L'uomo viene da Dio e ritorna a Dio
Uno degli interrogativi più inquietanti che gli uomini di ogni cultura e religione hanno dovuto affrontare è quello che riguarda il rapporto della vita umana nel tempo con ciò che l'attende dopo la morte. L'aldilà è un problema perennemente all'ordine del giorno e, anche quando la società cerca di rimuoverlo, fa puntualmente capolino nella coscienza dei singoli. Le testimonianze non solo della storia ma perfino della preistoria ci confermano che l'uomo non ha mai cessato di chiedersi se esista una vita oltre quella terrena.
Non è un problema da poco. Pensa a quante persone sono vissute sulla terra da quando vi è apparsa la vita umana. Chi potrebbe contarle? Sono tutte svanite nel nulla? Oggi si calcola che esistano circa sei miliardi di uomini. Una cifra da capogiro. Fra poco più di un secolo non ne esisterà più neppure uno e il mondo si sarà dimenticato di loro. Qual è la loro sorte? Interrogativo fondamentale, al quale bisogna dare una risposta convincente.
Il rapporto fra il tempo e l'eternità è fondamentale per la comprensione della vita umana. Riguarda in ultima analisi la natura stessa dell'uomo. Che cos'è l'uomo? Il suo essere si risolve in un pugno di polvere o è assai di più della sua dimensione materiale? Quale la sua origine? Viene dalla terra o in lui risiede una componente irriducibile alla materia? Qual è il suo destino? Ritorna nella polvere nel momento della morte, oppure la sua vita continua?
La risposta a queste domande è decisiva per comprendere la vita e il suo senso. Per te è importante afferrare in tutta la loro profondità le risposte che dà il cristianesimo, perché la tua visione dell'esistenza umana sia coerente e piena di significato.
Oggi si sta imponendo, soprattutto attraverso la cultura atea e materialistica di matrice occidentale, una visione del mondo intramondana, secondo la quale l'uomo nasce dalla materia e in essa si dissolve. In questa concezione l'uomo si identifica con il suo corpo, e il suo essere non è sostanzialmente diverso da quello dell'animale. In questa prospettiva il rapporto fra tempo ed eternità è risolto negando l'eternità.
Con la morte di una persona, si afferma, finisce tutto. Resta solo, per i più fortunati, un ricordo, almeno fino a quando durerà la vita sulla terra. Alla fine, però, quale sarà l'esito dell'avventura umana se non un pugno di polvere nel quale svanirà la terra e tutto il sistema solare? Nato dalla polvere l'uomo finisce nella polvere. Ci si chiede tuttavia, nel caso che questa prospettiva fosse vera, quale senso avrebbe vivere.
Avrai sicuramente già incontrato in diverse occasioni questa concezione negatrice dell'eternità e che riduce l'uomo alla dimensione del suo corpo. Non è raro che attraverso i mass media e perfino dalle cattedre scolastiche abbia ascoltato questa interpretazione rozzamente materialistica dell'essere umano, magari presentata sotto forma di «visione scientifica», che in realtà non è tale. D'altra parte anche a livello popolare non poche persone vivono senza mai alzare lo sguardo al cielo e periscono senza comprendere, come gli animali (cfr. Salmo 48/49,13).
Oggi però, a causa di credenze religiose provenienti dall'Oriente asiatico, si sta facendo strada un altro rapporto fra tempo ed eternità, che è ugualmente in contrasto con la concezione biblica della vita. In modo particolare l'induismo sta esportando in Occidente una visione circolare del tempo, inteso come una ruota che gira eternamente intorno a se stessa, per cui nulla al mondo vi è di veramente nuovo, ma tutto si ripete in cicli senza fine.
All'interno della ruota del tempo troviamo sofferenza, tenebra e male. Le anime scintille uscite dalla divinità e poi precipitate nei corpi come in un carcere, vagano nel flusso interminabile delle vite terrene passando da un corpo all'altro, fino a quando non riusciranno a liberarsi per dissolversi finalmente in Dio.
Siamo qui di fronte alla teoria della reincarnazione, che tanta presa ha pure nella cultura occidentale, fino a sedurre non pochi credenti. Questa credenza non afferma che con la morte finisce tutto in quanto l'anima sopravvive, ma rimane imprigionata nel ciclo biologico della materia, perché si reincarna in un corpo nuovo, umano o animale che sia.
Per ora ti basti sapere che siamo di fronte a una teoria che è inconciliabile con il cristianesimo. Infatti secondo l'insegnamento della fede con la morte e con il distacco dal corpo l'anima esce dal tempo presente ed entra nella dimensione dell'eternità.
Prendiamo ora in esame la concezione biblica dell'esistenza umana. Essa afferma che l'uomo non viene dalla polvere e neppure è una particella di Dio precipitata nella materia. Egli viene direttamente da Dio che crea dal nulla la sua anima a sua immagine e somiglianza, infondendola in un corpo destinato provvisoriamente a perire, ma predestinato alla gloria della risurrezione.
Ogni anima è creata direttamente da Dio per amore, in concomitanza con l'atto di amore dei genitori. La persona umana che viene al mondo è una realtà che unisce in sé una componente spirituale e immortale di origine direttamente divina e una componente materiale di origine umana.
L'essere umano è dunque a due dimensioni: una spirituale e una materiale. Incomincia a vivere nel momento in cui si forma l'embrione umano e cessa di esistere nel momento della morte, quando l'anima si separa dal corpo. Ti è più facile ora comprendere la gravità delle posizioni favorevoli all'aborto e all'eutanasia e anche alla pena di morte. Si tratta di casi in cui si sopprime un essere umano a cui Dio stesso ha dato la vita.
Ognuno di noi viene da Dio, sia pure con la cooperazione dei genitori. L'origine è divina: direttamente per quanto riguarda l'anima e indirettamente per quanto riguarda il corpo, perché anche la materia in ultima istanza.
Qui trovi riportati i commenti degli utenti di LibreriadelSanto.it, con il nome dell'utente e il voto (espresso da 1 a 5 stelline) che ha dato al prodotto.
I commenti compaiono ordinati per data di inserimento dal meno recente (in alto) al più recente (in basso).
Maria Francesca Costanzo il 21 luglio 2014 alle 19:41 ha scritto:
"Cittadini del cielo" è il terzo ed ultimo volume di una breve collana di catechesi per giovani scritta da padre Livio Fanzaga, attuale direttore di Radio Maria.
Questo libro, preceduto da "Ragioni per vivere, ragioni per credere" (I volume) e "Decidersi per Dio" (II volume), è il più breve dei tre, composto da 94 pagine compreso l'indice.
L'argomento trattato è la vita dopo la morte secondo i criteri cattolici.
La tematica viene trattata in sette capitoli: il capitolo introduttivo invita a guardare alla vita come un'occasione unica e nei capitoli seguenti si analizza "sorella morte" insieme ai concetti di inferno purgatorio e paradiso.
Tutti gli argomenti trattati hanno i relativi collegamenti nel Catechismo della Chiesa Cattolica.
Personalmente ho trovato più interessante il primo volume di questa collana, ma consiglio l'argomento dell'aldilà ai giovani, perché ritengo che venga erroneamente trascurato.
Avv. PATRIZIA CASTALDO il 15 giugno 2020 alle 13:21 ha scritto:
Testo in cui Padre Livio di radio Maria presenta l'argomento della vita dopo la morte terrena, rivolgendosi, in modo particolare, ai giovani. Infatti il volume rientra in una collana di catechesi per giovani; 1^ volume: Ragioni per vivere, ragioni per credere; 2^ volume: Decidersi per Dio. Cittadini del cielo è il terzo e conclusivo libro e affronta, con il consueto linguaggio discorsivo e coinvolgente dell'autore, il tema fondamentale del destino dell'uomo al termine dell'esistenza terrena. Suddiviso in 7 capitoli, il testo risulta di immediata comprensione, con puntuali e fedeli riferimenti, sia alle Scritture, sia al Catechismo della Chiesa cattolica. Ne risulta un quadro nitido e preciso sulla chiara distinzione fra un'esistenza del tutto distaccata dalla prospettiva della vita eterna rispetto ad una vita destinata a continuare, seppure in altre forme, dopo il passaggio terreno.