La maggior parte dei problemi relativi alla contemplazione deriva proprio da una concezione negativa della vita contemplativa. Il contemplativo non è un uomo isolato dal mondo, mentre uomini e donne del mondo lottano per guadagnarsi da vivere; e neppure si può identificare con una persona che si dimentica del mondo, delle agitazioni politiche, sociali e culturali, che se ne sta seduto, raccolto in estasi mistica. La contemplazione non deve essere confusa con l’astrazione, e non è neanche introspezione permanente.
Il vero contemplativo non è meno preoccupato degli altri per quello che capita nel mondo: nessuno può illudersi con aspirazioni contemplative se non è disposto a sottostare, prima di tutto, agli impegni e agli obblighi ordinari del proprio dovere quotidiano. Il contemplativo non rifiuta il mondo e neppure le cose create: egli riesce a fare una sana valutazione di esse. In certo modo, capisce il senso profondo delle cose e delle persone, ne gioisce mentre si avvicina a loro superando i semplici contatti puramente sensuali e superficiali. La contemplazione diventa, in questo modo, l’atto più alto ed essenziale dello spirito, l’atto che ancor oggi può e deve gerarchizzare l’immensa piramide dell’attività umana.
Lo sguardo contemplativo riesce a scoprire, al di là delle apparenze esterne, valori che sono permanenti, autenticamente umani, veramente spirituali e, addirittura, divini. La contemplazione è un’attenzione amorosa, semplice e permanente dello spirito verso le cose divine, grazie alle quali si rinnova l’amore al bene e la gioia per la percezione della bellezza.
Il volume ha due parti ben differenziate. Nella prima, gli autori (Juan José Bartolomé, Rossano Zas Friz de Col, Morand Wirth, Aldo Giraudo e Varghese Kalluvachel) offrono un ventaglio sufficientemente ampio per far capire cosa si intende per contemplazione oggi e quali sono le condizioni per giungere ad essa.
La seconda parte vuole incidere di più sulla prassi della contemplazione. Le tre testimonianze (Matteo Briozzi, Beppe M. Roggia, Emma Caroleo) e le due ultime relazioni (Jesús Manuel García e Rossano Z.) si propongono di individuare concretamente elementi e modalità essenziali per diventare contemplativi oggi sia nella vita religiosa che nella vita laicale, nel monastero come nella città, vivendo da celibe oppure da sposato.