Studi sul pensiero di Tommaso d'Aquino
-In occasione del XXX anniversario della S.I.T.A.
(Nuova Biblioteca di Scienze Religiose)EAN 9788821307355
Lo spazio di una recensione non è sicuramente sufficiente per rendere adeguatamente ragione della qualità e complessità di un’opera. Il nucleo principale del volume è costituito dagli Atti del Convegno San Tommaso d’Aquino nel XXX anniversario della SITA, che si è svolto il 28 e il 29 novembre 2008 a Roma, presso la Pontificia Università di San Tommaso “Angelicum”, e a Fossanova, presso l’Abbazia nella quale Tommaso d’Aquino trascorse gli ultimi giorni di vita. Il libro intende celebrare detto anniversario.
Lorella Congiunti e Graziano Perillo definiscono così il volume da loro curato: «Gli autori si sono assunti la fatica di un rigoroso lavoro scientifico e di un serio argomentare razionale, da cui emerge l’attualità feconda di Tommaso d’Aquino» (p. 12). I saggi qui raccolti sono testimonianza di questa sfida metafisica, etica, teologica in costante dialogo con la contemporaneità. Alla storia della SITA è dedicato il primo degli studi qui raccolti, “I trent’anni della S.I.T.A. Fondazione, fondatori e attività”, di padre Abelardo Lobato. Il saggio è un prezioso contributo alla storia del tomismo in Italia: sono riportati eventi inediti ed è ricostruito un contesto culturale ormai lontano per molti, o del tutto assente dalla memoria.
Dal contributo di Lobato emerge soprattutto la finalità comune di tutti i protagonisti della SITA: studiare Tommaso convinti della sua insopprimibile vitalità: «Il destino della SITA è quello della verità, un destino profetico, sapienziale» (p. 34). Il saggio di Jean-Louis Bruguès (“San Tommaso nella teologia morale contemporanea”) descrive efficacemente, con note biografiche, la difficile situazione del ‘68 e degli anni settanta dello scorso secolo, segnati all’interno dello stesso cattolicesimo da una messa in discussione radicale della teologia morale e in particolare di quella che si ispirava a Tommaso d’Aquino. I contributi di Luis Romera (“La metafisica di Tommaso di fronte alla critica di Heidegger all’ontoteologia”) e di Charles Morerod (“L’argomento della causalità nell’ateismo contemporaneo”) mettono al centro un confronto diretto e stringente con la contemporaneità. L’analisi di Romera, basata su una ricca analisi della post-modernità come epoca antimetafisica, in cui appare rilevante la critica di Heidegger, rileva l’inadeguatezza della nozione heideggeriana di metafisica che non corrisponde alla grande metafisica classica e tantomeno a quella tommasiana.
Charles Morerod affronta il tema della causalità analizzando acutamente e diffusamente l’ateismo contemporaneo. Egli sottolinea come rispondere alle domande degli atei sia “un dovere umano e religioso”, e pone in evidenza il tratto debole e comune a tutte le considerazioni cosmologiche atee, ovvero la mancanza di una giusta comprensione della contingenza, nel quadro di una ricerca del significato degli esseri a livello puramente fisico-biologico. Aldo Vendemiati (in “Orientamenti di ricerca sulla legge naturale negli ultimi trent’anni”) ripercorre gli ultimi trent’anni di riflessione filosofica sul concetto di legge naturale. Il saggio è molto articolato, ricco di suggestioni e corredato dalla bibliografia degli ultimi trent’anni intorno a tre temi: la cosiddetta New o New-classical theory of natural law; la questione dell’autonomia morale; l’etica delle virtù. Un apporto scientifico che fa di questo lavoro già un punto di riferimento per chiunque voglia approfondire l’argomento. Al tema della creazione è dedicato il contributo di Rafael Pascual (“La creazione in Tommaso, verità razionale o dato di fede?”), il quale, già nel significativo titolo, si chiede se la creazione sia una verità di fede oppure di ragione.
Ripercorrendo i testi dell’Aquinate e istituendo un confronto con la posizione di Aristotele, Pascual giunge alla conclusione che la creazione può essere sostenuta con argomenti filosofici, mentre il suo inizio nel tempo può essere affermato solo per fede, poiché non ci sono argomenti incontrovertibili, sotto il profilo filosofico, per sostenere né la tesi dell’eternità né quella della temporalità della creazione. In sintonia con questo tipo di ricerca, Mario Pangallo (in “«L’amor che move il sole e l’altre stelle». È ancora proponibile la via aristotelicotomista del movimento?”) dedica un ricco ed articolato contributo alla via aristotelico-tomista del movimento che perviene a Dio come “motore immobile”. Egli chiarisce che la cosiddetta via cosmologica è una “via metafisica”, che esige il principio metafisico di causalità. In questa prospettiva si comprende come il “motore immobile”, lungi dal significare inerzia o mancanza di azione, significhi piuttosto «il Principio Primo trascendente di ogni trasformazione materiale e spirituale che avviene nella realtà» (p. 137) ed è dicibile nei termini poetici di Dante come “l’amor che move il sole e 1’altre stelle”.
L’architettura del sapere costruita da Tommaso è orientata alla teologia, che da una parte completa e dall’altra corregge la conoscenza filosofica. Di questa architettura si è spesso messo in evidenza la nozione di præambula fidei, tuttavia il discorso è stato ritenuto per lo più segnato da una insidiosa apologetica. Il contributo di Antonio Livi (“Attualità della nozione tommasiana di præambula fidei”) rovescia questa considerazione e apre ad un’interpretazione dei præambula fidei, in cui gli elementi di analisi fanno emergere una profonda istanza di razionalità filosofica. In una prospettiva filosofica sono sviluppate anche le riflessioni di Vincenzo Benetollo (“San Tommaso d’Aquino apostolo della verità”), per il quale la ricerca della verità sostenuta da Tommaso approda ad una delle più incisive affermazioni metafisiche poste a servizio della verità: Dio come 1’Ipsum Esse Subsistens. E questa comprensione metafisica di Dio che dà un particolare spessore alla teologia di Tommaso. Sulla teologia tommasiana verte il contributo di Giovanni Cavalcoli (“La Pascendi di san Pio X e la teologia di oggi”), il quale evidenzia come Tommaso sia, in prospettiva ecclesiale, un maestro di verità per i pastori anche nel contesto problematico delle varie forme di modernismo. Egli invita a progredire nella storia del pensiero alla luce di “giusti criteri” per evitare l’inversione per cui «invece di essere il tomismo a respingere gli errori moderni, si finisce per respingere il tomismo in base ai falsi criteri moderni» (p. 187).
Al modo di conoscere Dio per via remotionis nella Summa contra Gentiles è dedicato il saggio di Miguel Pérez de Laborda (“La via remotionis nella Summa contra Gentiles”). L’autore analizza attentamente alcuni capitoli della Summa contra Gentiles e sottolinea il grande peso che Tommaso dà alla via di rimozione nella conoscenza di Dio. Kevin L. Flannery (in “La felicità perfetta nell’Etica Nicomachea di Aristotele”), invece, focalizza la sua attenzione sul confronto tra Tommaso e Aristotele: questi sembrano convergere verso il comune riconoscimento di un desiderio naturale nell’uomo per la felicità perfetta. Lo studio di Umberto Galeazzi (“Riconoscimento, dignità dell’uomo e pluralismo. Il contributo decisivo dell’Aquinate”) si concentra sul contributo che Tommaso può recare al “problema del riconoscimento” nell’attuale contesto multiculturale, e precisamente sulla concezione tommasiana di “dignità umana”, fondata nella metafisica della creazione: «Nella prospettiva creazionista e personalista tommasiana il riconoscimento essenziale viene ad ogni uomo da Dio che, in quanto liberamente lo vuole, lo costituisce nella sua intrinseca positività. La sua dignità e i suoi diritti fondamentali non gli derivano dalla sua appartenenza sociale, dal riconoscimento della società o di qualsiasi autorità umana, ma sono saldamente ancorati sulla fedeltà in Dio» (p. 221).
Wojciech Giertych (in “Lex nova, grazia e giustificazione nell’orizzonte speculativo tomista”) approfondisce il nesso tra Lex nova, grazia e giustificazione, e prospetta una serie di conclusioni che risultano essere delle domande per l’uomo moderno. Tra queste la richiesta di evitare la sacralizzazione dei periodi storici come momenti conclusivi del senso della storia, ma di cogliere, sulla base dell’approfondimento di una concezione della storia presente in Tommaso, il compimento escatologico come risposta alle attese umane. È la grazia, infatti, ricorda Terence Kennedy (in “La grazia nella Summa Theologiæ di san Tommaso”), che deifica 1’uomo ed è con la grazia, di cui Kennedy coglie le varie sfaccettature nella Summa Theologiæ, che Dio riconduce l’uomo a se stesso. Nel suo articolato saggio (“Dio e la differenza in Tommaso d’Aquino. Spunti di ricerca”) Mauro Mantovani ripercorre recenti studi tomistici per focalizzare il problema della differenza. La sua analisi, che spazia dal commento alle Sentenze, letto in un proficuo confronto con il commento fatto da Bonaventura, fino alle Summae si concentra in particolare sul De ente et essentia ed individua in quest’opuscolo un ulteriore indizio per comprendere lo schema delle “cinque vie”.
Tra i diversi contributi orientati alla comprensione dell’etica di Tommaso, quello proposto da Julio Raúl Méndez (“Verità e bene: l’articolazione di intelligenza e volontà”), sviluppa il tema della connessione tra verità e bene. La posizione di Tommaso è lontana dallo spiritualismo del XX secolo. Tommaso, invece, integra i diversi livelli di amore e di piacere in modo ascendente e discendente nei diversi ambiti dell’azione umana, e sulla base di questa unità antropologica riesce a conciliare desiderio e dovere. Tra l’etica e la metafisica sta l’interessante contributo di Angela Monachese (“Dialogo possibile tra religioni e culture diverse. L’insegnamento di san Tommaso d’Aquino”), che affronta la delicata questione del dialogo possibile tra religioni e culture diverse. Impostata la giusta relazione concettuale tra religione e cultura, Monachese si interroga sulla possibilità di conoscere la verità da parte dell’uomo privo di grazia. Di questa grazia Paul O’Callaghan ripercorre (in “Giustificazione ed ecumenismo. Riflessioni sul ruolo della ‘grazia creata’ tommasiana”) l’impianto teorico in Tommaso, non senza cogliere alcuni sviluppi storici della nozione e aver chiarito che la grazia, come è pensata da Tommaso, non ha alcuno scivolamento verso forme di pelagianesimo. Piuttosto essa indica una realtà stabile trasformante, interpersonale e comunionale, innestata dal continuo agire di Dio nello spirito umano. Nell’ultimo contributo di carattere etico (“Forza e debolezza della ragione. L’attualità del pensiero tomista in bioetica”) Laura Palazzani nota che il pregiudizio postmoderno nei confronti di una “ricerca di una verità comune e accumunante” segni la rinuncia al dialogo e la chiusura solipsistica nel monologo.
La rilevanza etica attuale del pensiero di Tommaso emerge proprio dalla acuta diagnosi della situazione contemporanea proposta dalla Palazzani. Rodolfo Papa pone (in “Bellezza ed arte alla luce di san Tommaso”) l’accento sull’importanza del discorso estetico fondato sulla metafisica e, oltre a offrire dei chiarimenti ai termini di “arte”, “bellezza” e della loro relazione, propone una originale analisi della trattatistica artistica rinascimentale, di cui mette in evidenza l’intima consonanza con la riflessione tommasiana. Egli pone in luce che una corretta analisi della questione artistica deve partire «dall’intrinseco legame tra pulchrum, verum e bonum» (p. 331). Al tema della bellezza in Tommaso d’Aquino sono dedicate le riflessioni di Maria Anima Christi Van Eijck (“La bellezza, epifania dell’amore di Dio”). La bellezza può essere considerata 1a manifestazione dell’amore di Dio.
In questa prospettiva la Van Eijck sviluppa delle riflessioni che invitano a cogliere nella bellezza sensibile il raggio della suprema bellezza e ad andare oltre: cogliere il nesso bello-buono, per cui «la bellezza può essere anche interiore, spirituale in riferimento alla disposizione adeguata e alla pienezza del bene spirituale, che una persona o una cosa ha in sé e comunica ad un soggetto» (p. 342). È convinzione comune degli autori dei saggi, raccolti in questo volume, che lo studio diretto del pensiero di Tommaso rappresenti una via privilegiata di ricerca filosofica e teologica, in grado di individuare risposte adeguate alle emergenze sollevate dalla riflessione contemporanea. I curatori del volume, attingendo alla ricca e stimabile messe dei saggi, hanno saputo cogliere la continuità di un discorso che riflette il valore e l’attualità feconda del pensiero di Tommaso d’Aquino.
Tratto dalla rivista Aquinas n. 1/2010
(http://www.pul.it)
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carlo il 6 novembre 2009 alle 04:24 ha scritto:
I nomi degli autori sono noti nell'ambiente tomistico ed altrove.