Identità e storicità nella Chiesa
(Scienze dell'educazione)EAN 9788821306617
In occasione dell’80° compleanno del prof. Donato Valentini, docente emerito di ecclesiologia presso l’Università Pontificia Salesiana di Roma, l’istituzione accademica ha inteso onorarlo pubblicando una miscellanea di suoi studi, editi sull’arco di venticinque anni. La provenienza composita del materiale anche per merito del curatore A. Musoni, non costituisce però un ostacolo alla lettura, poiché la raccolta appare coerente nella proposta, ben ordinata nell’impianto, scandito attorno a tre fuochi: a) la Chiesa, «luogo» dell’esperienza cristiana e del teologare; b) il primato petrino, ministero di unità e di comunione ecclesiale; c) l’ecumenismo come via della Chiesa e della teologia.
Sul primo aspetto, laddove viene affrontato il discorso sul dinamismo di reciproca interiorità fra Chiesa locale e Chiesa universale, Valentini sostiene che la disposizione ad essere e a restare in comunione con la Chiesa che è in Roma, e con il suo pastore, non significa affatto rinunciare alla cattolicità della Chiesa locale; al contrario, come capo e principio visibile e permanente della Chiesa intera, il vescovo di Roma tutela la cattolicità di ciascuna Chiesa particolare, prestando attenzione alla diversità delle Chiese, alla collegialità e alle varie forme di sinodalità. Nondimeno, il teologo salesiano prende posizione su una questione assai controversa in campo ecclesiologico, dichiarando nella scia della lettera Communionis notio che formalmente è da riconoscersi una priorità ontologica della Chiesa universale sulla Chiesa particolare.
Sul secondo aspetto, l’autore asserisce poi di condividere l’auspicio formulato da alcuni teologi cattolici, e rilanciato nei dialoghi ecumenici, di rileggere i pronunciamenti conciliari sul ministero del papa secondo un’ermeneutica che privilegi una logica di collegialità e di comunione, così da iscrivere l’ufficio del successore di Pietro nel quadro del principio di sussidiarietà. Una tale sollecitazione, avverte Valentini, ha una sua pertinenza obiettiva sul piano ecclesiologico, nell’atto in cui intende sottrarre il discorso ad un’impostazione di stampo meramente giuridico. D’altra parte, v’è merito di fare intervenire altre due considerazioni: anzitutto, è stato proprio Giovanni Paolo II nella lettera Ut unum sint a sollecitare una figura rinnovata del primato che, pur non rinunciando in nessun modo all’essenziale, si aprisse a considerare nuove forme di esercizio ministeriale; in secondo luogo, per quanto animato da un sincero slancio di dialogo ecumenico, ogni teologo cattolico sa che le definizioni della Pastor aeternus sul primato di giurisdizione e sul magistero infallibile del papa sono state puntualmente confermate nella Lumen gentium e nella Nota explicativa praevia.
Per quanto concerne, infine, la terza sezione del testo dedicata al dialogo ecumenico, l’autore sollecita la coscienza credente e l’intelligenza teologica a coltivare un atteggiamento di sano realismo (rifuggendo da irenismi, sincretismi o relativismi in campo dottrinale) come pure a prodigarsi nella ricerca dell’unità dei cristiani, che è insieme causa ed effetto di un rinnovamento ecclesiale, teologico e spirituale. Sotto questo profilo, è significativo ricordare che per Valentini un effettivo incremento del cammino di unità dei cristiani, in fedeltà al comandamento di Cristo (Gv 17, 21) e alla missione della Chiesa, potrà essere realizzato «più operando profeticamente in un presente che anticipi un futuro in parte nuovo, che scarpinando e rivisitando i sentieri della storia passata; più creando monasteri dello spirito e della preghiera, che attrezzando forum teologici; più confidando nell’intelligenza dell’amore, che affidandosi alla acribia della critica e, in generale, del discorso» (p. 312).
Nella Presentazione (pp. 5-7), breve ma non di circostanza, il cardinale Walter Kasper con pochi colpi di pennello traccia un bilancio dell’opera e un identikit del suo autore. Gli riconosce la precisione dei concetti, la presentazione dettagliata e coscienziosa del magistero e della teologia, la paziente ricostruzione delle fonti bibliografiche, la fedeltà scrupolosa alla tradizione e insieme l’onestà di riconoscere il carattere ancora aperto e inconcluso di questioni dottrinali e disciplinari, che necessitano di ulteriore tempo ed applicazione per poter essere debitamente chiarite.
Tratto dalla rivista "Studia Patavina" 2009, nr. 2
(http://www.fttr.it/web/studiapatavina)
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