Il senso della laicità
(Fuori collana)EAN 9788821306280
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DETTAGLI DI «Il senso della laicità»
Tipo
Libro
Titolo
Il senso della laicità
Autore
Marchese Angelo
Editore
LAS Editrice
EAN
9788821306280
Pagine
104
Data
2006
Collana
Fuori collana
COMMENTI DEI LETTORI A «Il senso della laicità»
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Recensioni di riviste specialistiche su «Il senso della laicità»
Recensione di Gino Collenea Isernia della rivista Studia Patavina
Il tema della laicità ricorre spesso nei convegni, nelle dispute politiche, nelle discussioni, talvolta dando luogo ad equivoci, poiché non si distingue debitamente tra laicità e laicismo. Il secondo atteggiamento è, infatti, una visione pregiudiziale, come può esserlo, con significato opposto, il clericalismo, il cui significato si distingue evidentemente da quello di clero (p. 13ss.).
Il saggio di A. Marchese non è un testo di semplice polemica, ma è una riflessione appassionata che vuole contribuire a una più incisiva presenza della Chiesa nel mondo attuale, spesso secolarizzato e insoddisfatto. Il volume si raccomanda per la chiarezza con la quale è trattato il tema della laicità nelle sue varie implicazioni. Marchese sottolinea anche che il concetto di laico si estende al credente e al non credente. Essere laici cristiani significa riconoscere non solo i fondamenti teologici del cristianesimo, ma anche avere una specifica chiamata a testimoniare i valori che si esprimono nella stessa morale naturale. Si tratta, infatti, di avere un atteggiamento di impegno verso quei valori storici e «mondani» che hanno una valenza oggettiva e sono fecondi di risultati benefici per l’umanità (p. 29).
Il laico cristiano manifesta, proprio in quanto forte di una fede matura, disponibilità a confrontarsi costruttivamente col mondo, con la storia, con i fratelli separati o lontani da una professione di fede. Egli è consapevole che in ognuno c’è soprattutto una dignità creaturale. Essa impone rispetto per chi professa quei convincimenti etici che promuovono ciò che difende l’umana dignità e la vita.
Il laico cristiano esprime un equilibrio e una visione dell’uomo nella quale la natura ha altrettanta parte dello spirito, poiché lo spirito, per il cristiano, è uno spirito «incarnato». Perciò, egli sa quanto valga la corporeità che non deve essere avvilita e asservita a finalità indegne.
Il laico cristiano rifugge da ogni forma di pessimismo sterile e dimostra fiducia nel progresso, ma non si nasconde che vi sono alcune trasformazioni anche problematiche o negative che possono manifestarsi nelle forme o nelle espressioni del mutamento storico.
Quindi la posizione del laico cristiano è quella di essere attento al mondo ed essere prudente nelle valutazioni. Egli intende essere disposto a comprendere, rimanendo fedele a quei princìpi che non possono «relativizzarsi» senza cadere in quel «laicismo» che rappresenta proprio la rinuncia alla laicità. Infatti, la rinuncia al confronto e al dialogo significa cedere al pregiudizio e talvolta ad un ateismo dogmatico.
Così, anche nei confronti della verità, il laico cristiano sa che c’è una verità anche oltre la Chiesa visibile e che può esservi del buono nel profondo di ogni uomo dalla retta coscienza alla ricerca di una verità ulteriore. Quindi, la laicità, in quanto cristiana, non deve identificarsi con una mentalità ancora parziale, secondo cui «nulla può esservi di buono e di valido che sia autonomo e non mediato dalla Chiesa o dalle organizzazioni della cristianità» (p. 16).
Essere laici cristianamente significa capire che l’impegno dell’uomo si attiva nel mondo, in questo mondo con tutte le sue contraddizioni, dal quale non si può evadere, credendo così di salvarsi. Pertanto, per il laico cristiano, la politica assume un’importanza precipua: la politica rettamente intesa significa impegno per rendere migliore la società, tentativo di liberarla dalle più pesanti ingiustizie.
Il campo del nostro agire è la storia: il cristiano sa che il Regno di Dio si prolunga oltre il mondo, ma che inizia da questo mondo. Perciò, l’atteggiamento laico è accoglimento di tutto quanto concorre al progresso spirituale, all’affermazione dei valori della fraternità e della solidarietà. «Le magnifiche possibilità offerteci dalla cultura, dalla scienza, dalla civiltà delle macchine sono certamente ambigue, possono anche (talvolta) asservire gli uomini, ma possono anche contribuire a una comunità mondiale più coesa, ad una crescita sociale e spirituale del genere umano» (p. 20). Così è atteggiamento laico e cristiano essere consapevoli della gravità del peccato, senza cedere a una visione pessimistica che dispera dell’uomo e della sua possibile rinascita: non bisogna negare, nonostante tante ferite e devastazioni morali, quel fondo di bontà che può dare adito ad una ripresa (p. 21).
Insomma, atteggiamento del laico è quello che induce a scommettere sull’uomo, anche sull’ultimo. Bisogna essere fedeli alla terra senza esserne schiacciati. È questa la convinzione che S. Tommaso ci ha trasmesso, quando dice che «la Grazia perfeziona la natura senza distruggerla» (p. 33). Bisogna anche credere nella natura, creatura di Dio.
La Gaudium et spes del Concilio Vaticano II ci raccomanda di riconoscere i valori umani, poiché procedono dall’ingegno che all’uomo è stato donato da Dio.
Nei confronti dell’umanesimo contemporaneo, il cristiano laico opererà quella giusta «selezione» dei valori che possono essere accolti come espressione di una coscienza morale che bisogna riconoscere ovunque sia. Tanto più la spiritualità sarà autentica quanto più sarà momento di interiore raccoglimento o di concentrazione di tutte le forze della persona, disposta ad aprirsi più in profondità al mondo e agli altri (p. 48). Insomma, il cristiano laico deve guardare in alto, senza mai perdere di vista la terra. Lo spirituale, come diceva E. Mounier, è «incarnato» e noi dobbiamo scoprire lo spirituale anche nel temporale, nel mondo, nella storia per testimoniarlo nel nostro agire.
Tratto dalla rivista "Studia Patavina" 2008, nr. 2
(http://www.fttr.it/web/studiapatavina)
Il saggio di A. Marchese non è un testo di semplice polemica, ma è una riflessione appassionata che vuole contribuire a una più incisiva presenza della Chiesa nel mondo attuale, spesso secolarizzato e insoddisfatto. Il volume si raccomanda per la chiarezza con la quale è trattato il tema della laicità nelle sue varie implicazioni. Marchese sottolinea anche che il concetto di laico si estende al credente e al non credente. Essere laici cristiani significa riconoscere non solo i fondamenti teologici del cristianesimo, ma anche avere una specifica chiamata a testimoniare i valori che si esprimono nella stessa morale naturale. Si tratta, infatti, di avere un atteggiamento di impegno verso quei valori storici e «mondani» che hanno una valenza oggettiva e sono fecondi di risultati benefici per l’umanità (p. 29).
Il laico cristiano manifesta, proprio in quanto forte di una fede matura, disponibilità a confrontarsi costruttivamente col mondo, con la storia, con i fratelli separati o lontani da una professione di fede. Egli è consapevole che in ognuno c’è soprattutto una dignità creaturale. Essa impone rispetto per chi professa quei convincimenti etici che promuovono ciò che difende l’umana dignità e la vita.
Il laico cristiano esprime un equilibrio e una visione dell’uomo nella quale la natura ha altrettanta parte dello spirito, poiché lo spirito, per il cristiano, è uno spirito «incarnato». Perciò, egli sa quanto valga la corporeità che non deve essere avvilita e asservita a finalità indegne.
Il laico cristiano rifugge da ogni forma di pessimismo sterile e dimostra fiducia nel progresso, ma non si nasconde che vi sono alcune trasformazioni anche problematiche o negative che possono manifestarsi nelle forme o nelle espressioni del mutamento storico.
Quindi la posizione del laico cristiano è quella di essere attento al mondo ed essere prudente nelle valutazioni. Egli intende essere disposto a comprendere, rimanendo fedele a quei princìpi che non possono «relativizzarsi» senza cadere in quel «laicismo» che rappresenta proprio la rinuncia alla laicità. Infatti, la rinuncia al confronto e al dialogo significa cedere al pregiudizio e talvolta ad un ateismo dogmatico.
Così, anche nei confronti della verità, il laico cristiano sa che c’è una verità anche oltre la Chiesa visibile e che può esservi del buono nel profondo di ogni uomo dalla retta coscienza alla ricerca di una verità ulteriore. Quindi, la laicità, in quanto cristiana, non deve identificarsi con una mentalità ancora parziale, secondo cui «nulla può esservi di buono e di valido che sia autonomo e non mediato dalla Chiesa o dalle organizzazioni della cristianità» (p. 16).
Essere laici cristianamente significa capire che l’impegno dell’uomo si attiva nel mondo, in questo mondo con tutte le sue contraddizioni, dal quale non si può evadere, credendo così di salvarsi. Pertanto, per il laico cristiano, la politica assume un’importanza precipua: la politica rettamente intesa significa impegno per rendere migliore la società, tentativo di liberarla dalle più pesanti ingiustizie.
Il campo del nostro agire è la storia: il cristiano sa che il Regno di Dio si prolunga oltre il mondo, ma che inizia da questo mondo. Perciò, l’atteggiamento laico è accoglimento di tutto quanto concorre al progresso spirituale, all’affermazione dei valori della fraternità e della solidarietà. «Le magnifiche possibilità offerteci dalla cultura, dalla scienza, dalla civiltà delle macchine sono certamente ambigue, possono anche (talvolta) asservire gli uomini, ma possono anche contribuire a una comunità mondiale più coesa, ad una crescita sociale e spirituale del genere umano» (p. 20). Così è atteggiamento laico e cristiano essere consapevoli della gravità del peccato, senza cedere a una visione pessimistica che dispera dell’uomo e della sua possibile rinascita: non bisogna negare, nonostante tante ferite e devastazioni morali, quel fondo di bontà che può dare adito ad una ripresa (p. 21).
Insomma, atteggiamento del laico è quello che induce a scommettere sull’uomo, anche sull’ultimo. Bisogna essere fedeli alla terra senza esserne schiacciati. È questa la convinzione che S. Tommaso ci ha trasmesso, quando dice che «la Grazia perfeziona la natura senza distruggerla» (p. 33). Bisogna anche credere nella natura, creatura di Dio.
La Gaudium et spes del Concilio Vaticano II ci raccomanda di riconoscere i valori umani, poiché procedono dall’ingegno che all’uomo è stato donato da Dio.
Nei confronti dell’umanesimo contemporaneo, il cristiano laico opererà quella giusta «selezione» dei valori che possono essere accolti come espressione di una coscienza morale che bisogna riconoscere ovunque sia. Tanto più la spiritualità sarà autentica quanto più sarà momento di interiore raccoglimento o di concentrazione di tutte le forze della persona, disposta ad aprirsi più in profondità al mondo e agli altri (p. 48). Insomma, il cristiano laico deve guardare in alto, senza mai perdere di vista la terra. Lo spirituale, come diceva E. Mounier, è «incarnato» e noi dobbiamo scoprire lo spirituale anche nel temporale, nel mondo, nella storia per testimoniarlo nel nostro agire.
Tratto dalla rivista "Studia Patavina" 2008, nr. 2
(http://www.fttr.it/web/studiapatavina)
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