Davanti alla pala di Gand, come davanti alla Bibbia, ci coglie una stessa impressione di meraviglia e di mistero. Noi consideriamo la Bibbia un libro sacro e ispirato, la cui lettura si rivela però difficile; qualcosa di simile si manifesta alla vista della pala de L’Agnello mistico: rapimento e meraviglia, ma anche domanda.
In Gesù Cristo la Bibbia trova il suo centro e la sua spiegazione: l’Antico Testamento lo prefigura e l’annuncia nel suo chiaroscuro profetico; i Vangeli ci riportano i racconti della sua venuta, della sua morte e della sua risurrezione; il seguito del Nuovo Testamento lo presenta glorificato al cielo e tuttavia sempre presente alla sua Chiesa terrestre che egli accompagna invisibilmente, ma sicuramente nella sua peregrinazione.
La stessa chiave che ci ha dato accesso all’unità della Bibbia ci introduce alla comprensione della pala di Gand. Un primo indizio orienta la nostra riflessione in questo senso: l’Agnello mistico costituisce il centro dell’opera, verso di lui si abbassano gli sguardi di Dio, degli angeli, dei santi e delle sante, e ancora verso di lui convergono i movimenti delle moltitudini umane sulla terra. Verso di lui Adamo ed Eva sembrano cercare soccorso e da lui scaturisce la vita, non solamente la vita lussureggiante e primaverile, così ricca nella varietà delle sue espressioni e così ben resa da Van Eyck, ma anche e soprattutto la vita eterna portata all’uomo dall’Agnello.
Chiusa, la pala non è per noi sigillata, ma ci introduce nel cuore del mistero, quello dell’incarnazione del Verbo di Dio. Nel registro superiore, quattro annunci lontani di questo mistero: due profani, quelli delle sibille d’Eritrea e di Cuma e due religiosi, dei profeti Michea e Zaccaria, ispirati dal popolo ebreo, ci collocano nell’attesa della «venuta» del Redentore.
In compenso, nel registro inferiore, le figure del Battista e di Giovanni l’evangelista, affiancate da quelle dei donatori, ci inseriscono nel tempo dell’accoglienza e ci preparano a quello della Chiesa, dei sacramenti e dell’adorazione.
Aperta, la pala ci presenta l’alfa e l’omega della Bibbia, la Genesi e l’Apocalisse, simboleggiate da Adamo ed Eva e dall’Agnello immolato. La prima coppia viene a essere come «prolungata» attraverso la sua discendenza, religiosa (offerta di Caino e di Abele), ma anche fratricida (uccisione di Abele da parte di Caino). Il pannello centrale, l’Agnello mistico, è un capolavoro la cui densità spirituale e biblica è paragonabile soltanto alla sua bellezza pittorica. È sormontato da una «Deesis», immagine del Cristo circondato dalla Vergine Maria e dal Battista, nella quale Dio Padre ha sostituito, nel corso dei tempi, il suo unico Figlio. Angeli musicanti e cantori collegano questa corte celeste alla nostra umanità raffigurata attraverso la sua origine.
La denominazione abituale di quest’opera, Trittico dell’Agnello mistico, ben rappresenta la realtà in quanto Cristo, agnello di Dio, ne costituisce proprio il centro. Tuttavia, questa definizione sembra trascurare i venticinque pannelli che attorniano il principale. L’insieme dell’opera sarebbe meglio reso dal titolo «Trittico del corpo di Cristo» che, alla maniera rinascimentale, si potrebbe sviluppare così: «Corpo di Cristo, prefigurato nell’Antico Testamento e annunciato dai profeti, concepito dallo Spirito e nato dalla Vergine Maria; morto in sacrificio di redenzione, risuscitato e glorificato alla destra del Padre per i secoli e sempre presente alla sua Chiesa».
In poche righe, tutto il mistero cristiano rivelato dalla Bibbia viene annunciato così come è dipinto sulla pala di Gand da Van Eyck. L’Agnello, simbolo dell’Innocente immolato, ci ricorda che Cristo è morto per tutti gli uomini. Il dipinto costituisce una storia della salvezza.
Tratto dalla Rivista Il Regno 2008 n. 20
(http://www.ilregno.it)
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