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Descrizione
Quelle di Gramsci e di Moro sono due storie diverse: un comunista e un cristiano; un rivoluzionario sconfitto e un democratico che guida il partito al governo da trent'anni; due tempi diversi; due mondi diversi. Ma analogie e comparazioni possono aiutarci a vedere cose nuove, rivelano connessioni nascoste. La luce proiettata su una storia si riflette sull'altra, le due esperienze si illuminano a vicenda. Questo saggio di storia comparata le racconta entrambe, come due vite parallele. Dei due prigionieri offre un ritratto, un'analisi del contesto storico e un'interpretazione dei testi che scrissero nel carcere: Quaderni e lettere di Gramsci, Memoriale e lettere di Moro. Sollecitati dalle questioni fatte filtrare abilmente da compagni di partito e dai familiari o nel dialogo drammatico con i carcerieri-inquisitori, i due prigionieri scrivono lettere, appunti e "memoriali" in cui cercano di interpretare e risolvere la situazione tragica che si è creata. Così, nelle dure condizioni di prigionia, prosegue la loro riflessione sulle crisi del Novecento italiano - il fascismo, la rivoluzione, il comunismo, la democrazia. E diventa, per certi versi, addirittura più acuta.
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DETTAGLI DI «I due prigionieri. Gramsci, Moro e la storia del Novecento italiano»
Tipo
Libro
Titolo
I due prigionieri. Gramsci, Moro e la storia del Novecento italiano
Autore
Mastrogregori Massimo
Editore
Marietti 1820
EAN
9788821164446
Pagine
340
Data
gennaio 2008
Peso
350 grammi
Altezza
21 cm
Larghezza
14 cm
Collana
L'eco
Recensioni di riviste specialistiche su «I due prigionieri. Gramsci, Moro e la storia del Novecento italiano»
Interessante comparazione tra le storie di Antonio Gramsci e Aldo Moro. Vicende differenti («un comunista e un cristiano; un rivoluzionario, a capo di un partito fuori legge, e un democratico, che guida il partito al governo da trent'anni; due tempi diversi; due mondi diversi»), eppure con «delle somiglianze, dei tratti caratteristici comuni». I due esponenti politici «furono entrambi sconfitti - scrive l'a. - da logiche nazionali e insieme internazionali. Nei due casi, poi, ci sono autorità, più o meno visibili, che sollecitano e ascoltano la voce del prigioniero. Il quale cerca, ancora una volta, di vincere la partita politica in corso e di agire più liberamente che può, anche nel fondo della prigione, in nome di ciò in cui ha sempre creduto».
Tratto dalla Rivista Il Regno 2008 n. 22
(http://www.ilregno.it)
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