Le rubriche del Messale e del Breviario, l'apparato liturgico, le cerimonie in generale, della Messa e dell'Ufficio, Sacramenti, funzioni straordinarie e pontificali. Uno strumento indispensabile per apprendere l'ars celebrandi secondo il rito romano tradizionale. In vista del Motu proprio, grazie al quale verranno concesse ampie facoltà di celebrazione della liturgia tridentina, lArchivum Liturgicum ha deciso di ripubblicare il Compendio di liturgia pratica di Ludovico Trimeloni, che si dimostrò tanto utile ai sacerdoti dopo la grande riforma del beato Giovanni XXIII.
La Congregazione Salesiana, cui appartengono i diritti dautore di padre Trimeloni, ha gentilmente concesso lautorizzazione alla pubblicazione del libro. Dopo mesi di lavoro, lopera è stata presentata alla Pontificia Commissione Ecclesia Dei, che segue le comunità religiose ed i gruppi di fedeli legati alla liturgia latina tradizionale. Il Compendio di liturgia pratica, integrato con aggiornamenti e note di Pietro Siffi, presidente dellArchivum Liturgicum, dopo quarantacinque anni dallultima edizione ricompare in una veste grafica nuovissima: esso è indiscutibilmente lunico e più dettagliato testo attualmente disponibile in commercio, uno strumento indispensabile che permetterà ai sacerdoti, ai chierici, ai cerimonieri ed agli studiosi di liturgia romana di conoscere tutti i dettagli relativi alla Messa, l'Ufficio, i Sacramenti ed i Sacramentali.
PRESENTAZIONE
di Dario Card. Castrillón Hoyos
La riproposizione dell'opera di padre Trimeloni, dopo quarantacinque anni dalla sua seconda edizione, si inscrive nel solco delle iniziative volte a porre nel giusto valore il rito straordinario della Chiesa latina, detto di San Pio V.
Il Santo Padre, del quale è nota la profonda sensibilità liturgica, si avvale dell'attività della Pontificia Commissione Ecclesia Dei proprio perché nella diversità delle forme cultuali possa risplendere la ricchezza dei tesori di fede e spiritualità della Sposa di Cristo, poiché «i/ rapporto tra mistero creduto e celebrato si manifesta in modo peculiare nel valore teologico e liturgico della bellezza. La liturgia, »fatti„ come del resto la Rivelazione cristiana, ha un intrinseco legame con la bellezza: è veritatis splendor», come ha ricordato Benedetto XVI nell'Esortazione apostolica Sacramentum Caritatis (n. 35).
Per queste ragioni ritengo che il Compendio di liturgia pratica, che si dimostrò tanto utile ai sacerdoti dopo la grande riforma del beato Giovanni XXIII, possa in questa nuova edizione contribuire a dare ancor oggi un significativo contributo alla riscoperta dell'ars celebrandi da parte di chi, in spirito di piena comunione con il Vicario di Cristo e nell'obbedienza ai Sacri Pastori, desidera seguire le rubriche liturgiche del 1962.
Forse la vastità della difficile materia ha ostacolato la perfetta fusione del compendio, che probabilmente risulterà non scevro d'imperfezioni. In seguito tuttavia potrà essere migliorato, grazie soprattutto alle osservazioni che i lettori vorranno benevolmente inviare all'Editore.
Il presente lavoro poco o nulla gioverebbe ai ministri del Signore in cui fosse languido lo spirito di fede e di pietà che deve alimentare gli atti del culto o ai quali mancasse il senso di obbedienza che dispone a compierli con la precisa osservanza di tutte le prescrizioni della Chiesa. Solo così la pietà riuscirà gradita a Dio e il suo Spirito la feconderà con opere di bene.
PREMESSA
dell'autore
Mi hanno indotto al lavoro le giuste e ripetute osservazioni di sacerdoti e chierici, i quali invano cercavano un libro che contenesse in breve tutte le prescrizioni vigenti in materia liturgica. Si desiderava un volume di piccola mole, che costituisse il prontuario per preparare una cerimonia, conoscere una disposizione, risolvere un dubbio. La possibilità di condensare tutta la materia in un unico volume era provata da simili compendi stranieri. La determinazione risale all'iniziativa della benemerita Casa editrice che, fra le fante sue pubblicazioni utili per il Clero, da qualche anno va curando un'opportuna collana di compendi pratici.
Il presente costituisce un nuovo tentativo nel settore liturgico con lo scopo di agevolare l'apprendimento delle norme liturgiche, riunendole e presentandole in una forma concisa e organica. Si è quindi preferita la forma sistematica del compendio a quella alfabetica del dizionario; l'indice posto al termine faciliterà le ricerche. Di proposito si sono tralasciate digressioni storiche e teologiche; si è giudicato opportuno di omettere inoltre prescrizioni che poco interessano la massa dei lettori; si sono evitate critiche e proposte; si sono ridotte al minimo le spiegazioni di quanto esposto, supplendo con abbondanti citazioni, per agevolare la ricerca diretta delle fonti e autorità addotte.
La necessità di un manuale pratico è imposta dall'attuale stato e numero delle fonti del diritto liturgico, nonché dalla notevole difficoltà di armonizzarle. In questi ultimi decenni si sono succedute e moltiplicate provvidenziali e sapienti riforme, che costituiscono passi verso la definitiva restaurazione. Per lo svolgimento di questa attesa generale riforma, il Concilio Ecumenico in corso stabilirà gli «affiora principia» in base ai quali verrà poi studiata in tutti i particolari e condotta a termine dopo non pochi anni di lavoro.
Non c'è quindi da meravigliarsi che in questo periodo di transizione i libri liturgici si trovino ancora in uno stato imperfetto ; alcuni anzi, almeno in parte, non sono neppure adeguati alle recentissime disposizioni. Basti ricordare che nella collezione autentica dei decreti della S. C. dei Riti appena la quarta parte delle norme contenute hanno ancora valore, mentre non e sempre agevole giudicare del valore di ciascuna di esse. Perciò la necessità di un sussidio per la divulgazione delle norme pratiche è quanto mai sentita in questo periodo di tempo.
Per i punti che possono essere dubbi, ho cercato di armonizzare la lettera del testo con lo spirito della riforma e di conoscere il pensiero della S. C. dei Riti.
PREMESSA ALLA TERZA EDIZIONE
La diffusione che il venerando rito tridentino ha conosciuto negli ultimi anni mi ha portato a riprendere l'opera del Trimeloni — che mi onoro di aver utilizzato con profitto in moltissime occasioni — e ad integrarla con alcune annotazioni che reputo di una qualche utilità per quanti hanno conosciuto la liturgia postconciliare e non hanno dimestichezza con la forma classica del rito romano.
Ormai oltre quarant'anni ci separano dal Concilio Ecumenico Vaticano II e dal Novus Ordo che ne seguì. La Messa che inizialmente si credeva abbandonata è tornata in auge; il Sommo Pontefice BENEDETTO XVI, felicemente regnante, ha avuto modo di celebrarla in numerose occasioni — allorché era Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede ed anche dopo l'elevazione al Soglio — ed ha scritto: «Nel corso della sua storia la Chiesa non ha mai abolito o proibito forme ortodosse di liturgia, perché ciò sarebbe estraneo allo spirito stesso della Chiesa». Parole che riecheggiano quelle del beato Pio IX: «L'unità della fede si regge perfettamente nella varietà dei Riti legittimi, i quali anzi danno maggior splendore e maestà alla Chiesa» e di Pio XI, secondo il quale i diversi riti sono «quasi modulata unius concentus voces» e testimoniano la cattolicità della Chiesa. Ecco perché (per una retta presa di coscienza in materia liturgica è importante che venga meno l'atteggiamento di la forma in vigore fino al 1970».
È una grande consolazione leggere nella recente Esortazione del Papa, non limitata a chi segue il rito tridentino, ma estesa a tutta la Chiesa: «Chiedo che i futuri sacerdoti, fin dal tempo del seminario, siano preparati a comprendere e a celebrare la santa Messa in latino, nonché a utilizzare testi latini e a eseguire il canto gregoriano; non si trascuri la possibilità che gli stessi fedeli siano educati a conoscere le più comuni preghiere in latino, come anche a cantare in gregoriano certe parti della liturgia».
Già oggi non sono poche le chiese in cui si celebrano i Santi Misteri e si eleva all'Onnipotente la lode divina, secondo la forma che il beato Giovanni XXIII promulgò con il Motu Proprio «Rubricarum Instructum» del 1960. Vi sono società di vita apostolica, seminari, comunità monastiche, parrocchie e chiese, le cui funzioni sono seguite con grandi frutti da centinaia di migliaia di fedeli cattolici.
Per questo motivo, le rubriche che un tempo erano famigliari al nostro Clero sin dai primi anni del Seminario ora meritano di essere conosciute ex novo, facendo proprio uno spirito genuinamente romano e sapendo far astrazione — laddove occorra — da quella forma di improvvisazione, dalla quale ci si sarebbe dovuti astenere anche nella celebrazione secondo il nuovo rito, e che pure è ancora diffusa. Tenga dunque presente chi si avvicina alla celebrazione tradizionale che ogni personalismo, ogni invenzione soggettiva, ogni creatività vi è bandita, nel nome dell'unità e dell'uniformità dell'azione sacra, cui presiedono norme chiare e vincolanti, affinché la liturgia non sembri mai «proprietà privata di qualcuno, né del celebrante ne della comunità nella quale si celebrano i Misteri». Se infatti nella preghiera privata del fedele la Chiesa è madre comprensiva ed accoglie con benevolenza anche la debolezza e l'imperfezione, nella preghiera pubblica essa è Maestra: la Liturgia è, secondo una felicissima espressione, «didascalia Ecclesite».
Ci si ricordi che la sacra liturgia è momento di altissima spiritualità, scuola di solida dottrina ed occasione di edificazione per i chierici che vi prendono parte e per i fedeli che vi assistono, e che proprio per questo — oltre che per il santo timor di Dio che occorre avere nell'avvicinarsi all'altare — è imprescindibile imparare con umiltà quanto ci è proposto dalla Chiesa per regolare il culto. Meglio talvolta optare per forme meno solenni ma conformi alle rubriche, piuttosto di ricercare una fraintesa solennità a scapito della fedeltà alle leggi liturgiche. Una Messa cantata con bravi inservienti debitamente istruiti può essere più dignitosa di una Messa solenne carente nella forma e nei sacri Ministri. «L'ars celebrandi è la migliore condizione per l'actuos a participatio. L'ars celebrandi scaturisce dall'obbedienza fedele alle norme liturgiche nella loro completezza, poiché è proprio questo modo di celebrare ad assicurare da duemila anni la vita di fede di tutti i credenti». E questa actuosa participatio fu raccomandata dalla Chiesa molto prima della Sacrosanctum Concilium; nel 1915 il card. Gasparri scriveva: «diffondere tra i fedeli la conoscenza esatta della Liturgia, instillare nei cuori i l gusto sacro per le formule, riti e canti, con cui, uniti alla loro Madre comune, la Chiesa, prestano culto a Dio, attrarli ad una partecipazione attiva dei misteri sacri e delle feste ecclesiastiche, tutto questo deve servire mirabilmente ad associare il popolo al Sacerdote, portarlo alla Chiesa, nutrirgli la pietà, infervorargli la fede e migliorargli la vita».
Molte delle note che ho reputato opportuno integrare al testo del — peraltro estremamente completo — sono dolute più alla necessità di inquadrare alcune rubriche nel contesto attuale, che non alla presunzione di saper far più e meglio dell'Autore. Ma sarà agevole comprendere ad esempio quanto possa oggi esser difficile porre di un Suddiacono per la Messa solenne, non essendo più conferito quest'Ordine se non in alcune comunità; o come ci si debba regolare nei casi in cui si rimanda a norme che mi non vigono più nella maggior parte delle nostre chiese, come la benedizione delle sacre suppellettili, o la consacrazione dei vasi sacri. Per questo ritengo che l'esposizione sistematica di questo Compendio ben possa coniugarsi con alcuni miei commenti o osservazioni, redatti nell'intento di renderne più agevole l'utilizzo e con la volontà di seguire lo spirito romano della mostra liturgia. Altri elementi meritavano un aggiornamento: nei quarantacinque anni trascorsi dall'ultima edizione sono cambiate molte cose, dalla reperibilità dei libri liturgici a quei progressi tecnologici che talvolta possono rivelarsi utili nella cura della chiesa e delle sue suppellettili; di volta in volta ho cercato di dare indicazioni utili, attingendo alla mia esperienza.
Auspico di tutto cuore che i Sacerdoti, i sacri Ministri, i Chierici ed ed i ministranti sappiano ricercare quella bellezza della liturgia che è «espressione altissima della gloria di Dio e costituisce, in un certo senso, un affacciarsi del Cielo sulla terra. Il memoriale del sacrificio redentore porta in se stesso i tratti di quella bellezza di Gesù di cui Pietro, Giacomo e Giovanni ci hanno dato testimonianza, quando il Maestro, in cammino verso Gerusalemme, volle trasfigurarsi davanti a loro (cfr Mc IX, 2). La bellezza, pertanto, non è un fattore decorativo dell'azione liturgica; ne è piuttosto elemento costitutivo, in quanto è attributo di Dio stesso e della sua rivelazione. Tutto ciò deve renderci consapevoli di quale attenzione si debba avere perché l'azione liturgica risplenda secondo la sua natura propria».
ESTRATTO DALLA PRIMA PARTE
LITURGIA E DIRITTO LITURGICO
1- Liturgia. «La sacra Liturgia è il culto pubblico che il nostro Redentore rende al Padre come Capo della Chiesa, ed è il culto che la società dei fedeli rende al suo Capo e, per mezzo di Lui, all'Eterno Padre. È, per definirla più brevemente, il culto integrale del Corpo mistico di Gesù Cristo, cioè del Capo e delle sue membra». È questa la definizione dell'enciclica Mediator Dei: la quale condanna le definizioni false e inesatte date precedentemente da vari Autori.
È quindi il culto della Chiesa pienamente concepito: INTERNO, ESTERNO, PUBBLICO. Perciò la Liturgia non si riduce alla parte esterna del culto, né al complesso delle leggi che lo regolano. Il culto della Chiesa è poi pubblico ossia ufficiale: è reso cioè a Dio a nome della Chiesa e non dei semplici membri di essa (cfr. 3).
2 - Scienza liturgica. Considerata in sé, cioè senza relazione ad altre scienze, si chiama LITURGIA SISTEMATICA e considera gli atti del culto in quanto con essi la Chiesa onora Dio, ne studia la natura, il fine, le parti, le loro mutue relazioni. Ma la scienza liturgica per essere completa, ha bisogno di altre scienze, dette ausiliari, delle quali hanno la massima importanza il diritto e la storia: queste nella parte riguardante il culto si chiamano rispettivamente DIRITTO LITURGICO e STORIA LITURGICA. Infine per dare completo decoro al culto, oltre alle belle lettere, sono necessarie le belle arti e le arti decorative. Le arti belle sono quattro: musica (329, ss.), architettura, pittura, scultura. Le arti decorative sono parecchie (arte del vestiario, del ricamo, dell'oreficeria...).
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filippo il 13 settembre 2010 alle 13:34 ha scritto:
L'ho comprato quest'estate e l'ho letto in pochissimo tempo. Tuttavia, credevo potesse essere utile anche per le celebrazioni liturgiche fatte nelle nostre parrocchie che seguono il Messale Romano di Paolo VI, quello attuale, in cui il celebrante non rivolge più le spalle al popolo, ma vi è di fronte. Gran parte dei suggerimenti, benchè utili, restano praticabili solo se la celebrazione liturgica viene effettuata con altare a muro, come appunto avveniva precedentemente. Inoltre, si parla anche dettagliatamente di ministeri (vedi suddiaconato) che non vi sono più. Avrei desiderato un manuale di liturgia altrettanto dettagliato e preciso, ma che seguisse il Rito della "Messa attuale". Spero di trovarlo, un giorno. Grazie.
nicola russomando il 16 agosto 2017 alle 11:53 ha scritto:
Il Trimeloni rappresenta una vera autorità in materia di liturgia pratica laddove rende ragione dei segni liturgici. Non solo per il Vetus Ordo, cui è direttamente orientato, ma anche per il Novus che dal primo discende. La comprensione del segno liturgico è intelligenza tout-court della fede. Ed è questo il vero obiettivo cui mirava la riforma liturgica promossa dal Vaticano II e fossilizzatasi in mera "partecipazione esterna!
Antonio Melis il 7 maggio 2018 alle 15:32 ha scritto:
Chiarissimo e particolareggiato. Uno strumento utilissimo, secondo me, per chi crede ancora nel connubio tra ars celebrandi e ars credendi.