Breve commento della Costituzione Lumen Gentium del concilio Vaticano II
EAN 9788820996161
«Solo se amiamo la chiesa potremo mettere in pratica l’invito di Cristo di annunciare con gioia a tutto il mondo il suo amore salvifico» (p. 120). L’espressione finale del libretto è la sintesi che l’arcivescovo Vittorio Luigi Mondello offre al lettore, perché possa vivere intensamente la sua appartenenza alla comunità ecclesiale. Egli ha una lunga esperienza di chiesa, avendo guidato la diocesi di Messina come ausiliare (1978), poi quella di Caltagirone (1983) e, infine, l’arcidiocesi di Reggio Calabria-Bova (1990-2013). Negli anni della sua guida pastorale in Calabria, spesso e volentieri si intratteneva con i suoi seminaristi sui problemi che riguardavano la vita sacerdotale, la conduzione delle parrocchie e il cammino spirituale che ogni battezzato deve compiere. Nel 2002 volle introdurli negli anni fertili e difficili del Concilio, partendo dalla lettura appassionata della Lumen gentium. Chi ama Cristo, ama la sua chiesa, perché suo corpo mistico. Tale amore ha trasmesso ai giovani seminaristi che, insieme con l’allora rettore don Santo Marcianò (oggi arcivescovo ordinario militare per l’Italia), hanno ricambiato la sua passione per la chiesa, offrendogli nell’occasione del suo 25° anniversario dell’ordinazione episcopale un libretto che raccoglieva le sue riflessioni sulla chiesa dal titolo significativo: Amate la sua chiesa: dialoghi con i miei seminaristi. Una lettura della costituzione dogmatica Lumen gentium. Il libretto servì ulteriormente perché, nel 2015, il presule fu invitato a insegnare ecclesiologia presso la Scuola diocesana per operatori pastorali. La passione per la chiesa veniva così trasmessa ai laici che si impegnavano a collaborare nelle varie strutture pastorali per far crescere l’intera comunità reggina. L’amore per gli studi ecclesiologici ha sempre segnato il corso della vita di monsignor Mondello, fin da quando ha studiato a Napoli, poi a Roma e ha insegnato ecclesiologia proprio nella sua città natale, Messina.
Il breve commento alla costituzione conciliare è frutto della sua lunga esperienza di pastore impegnato per la crescita umana e spirituale di tutti coloro che gli sono stati affidati per volontà di Dio. La lettura che il presule compie del documento è semplice, perché ha come scopo quello di trasmettere non semplicemente nozioni, ma di far amare la chiesa. Le sue fonti sono rappresentate, in particolare, da due personalità del Concilio: Gérard Philips e Michel Philipon. La chiesa è intimamente legata alla comunicazione del mistero di Dio agli uomini. Non si può parlare della chiesa se non a partire dalla Trinità. Lo stesso Mondello, nel 1978, dava alle stampe – con un titolo significativo e in piena sintonia con i lavori conciliari – il libro La chiesa del Dio Trino (Napoli 1978). La passione per la chiesa continua con un testo che riguarda particolarmente l’essenza dell’episcopato e la missione del vescovo in un mondo che cambia: Quale vescovo per il futuro? (Roma 1984). Il testo che qui presentiamo si spiega in otto riflessioni, seguendo così l’itinerario tracciato dagli estensori della costituzione dogmatica. In ogni capitolo, Mondello non si limita solo a enunciare e illustrare in maniera chiara i contenuti ecclesiologici, ma cerca di attualizzarli nel concreto di una vita diocesana, avendo come riferimento il pensiero dell’attuale papa. Ad esempio, nel capitolo secondo, che riguarda la nozione di popolo di Dio, egli sottolinea l’importanza della missione che non è solo implantatio ecclesiae, ma riguarda la natura stessa della chiesa. Nota come l’evangelizzazione dei popoli si confronta con le nuove sfide che provengono dai mezzi di comunicazione, dal confronto con le Confessioni cristiane e con le altre religioni. Sulla sacramentalità dell’episcopato e sul rapporto tra il primato del papa e la collegialità dei vescovi, Mondello mostra tutta la sua competenza di ecclesiologo. Riporta la sua personale esperienza, quando si doveva dibattere di tali questioni: «ricordo, ero giovane prete, la preoccupazione di qualche mio confratello che dai dibattiti conciliari deduceva che il concilio stava per giungere all’eresia. L’asprezza dei dibattiti, che portarono al prolungamento dell’assise conciliare, si concentrava sulla parola “collegio”» (p. 60). L’autore annota l’importanza dell’esercizio della collegialità, quale forma di servizio per la crescita di tutta quanta la chiesa.
Per la formazione dei laici, monsignor Mondello richiama i suoi interlocutori a una visione realistica della chiesa. Il rapporto laici-clero è, spesso, conflittuale. Bisogna evitare due derive: il clericalismo e il laicismo. Volendo parafrasare ciò che scrisse san Francesco di Sales nella Filotea, assistiamo a un cambiamento di posizione: i preti vogliono vestire i panni dei laici; i laici vogliono fare i preti e i religiosi seguono la via della diocesanità. È convinzione del presule che gli organismi di partecipazione pastorale non siano stati ben compresi nella loro finalità: «spesso sono stati considerati come piccoli parlamenti nei quali ognuno cerca di far prevalere le proprie vedute calpestando le opinioni degli altri. Qualche volta sono stati i vescovi diocesani o i parroci che, a livello diocesano o parrocchiale, col loro atteggiamento autoritario hanno impedito che i membri potessero presentare serenamente le proprie soluzioni ai problemi proposti» (p. 76). Altre motivazioni al cattivo impiego degli organi collegiali sono quelle derivanti da una scarsa considerazione che i laici nutrono per le stesse. L’assenteismo ne è un segnale. Le riflessioni proposte sono il frutto di anni di governo pastorale, in cui l’arcivescovo ha dovuto prendere atto dei cambiamenti di mentalità nel popolo di Dio. La lotta è, quindi, contro ogni forma di disfattismo clericale che danneggi il cammino della chiesa locale. Anche per quanto riguarda i religiosi il vescovo sottolinea che la costituzione dogmatica li pone al centro dell’interesse di tutta quanta la chiesa. La loro partecipazione alla vita diocesana è fondamentale, perché con i loro carismi aiutano la comunità a crescere armonicamente. Per Mondello, «il vero problema è nel riconoscere che il vescovo non è un nemico della vita religiosa, come spesso è capitato nella storia della chiesa, ma ne è un sostenitore e un suscitatore» (p. 90).
Altri temi scottanti dell’ecclesiologia conciliare sono l’indole escatologica della chiesa e la presenza della Vergine Maria. La dimensione escatologica non dev’essere confusa con le devozioni popolari che travisano il culto dei santi. Le espressioni dell’arcivescovo richiamano l’annoso problema del ricco patrimonio culturale rappresentato dalle devozioni popolari che spesso sono diventate segno di potere per alcune famiglie mafiose. La sua posizione è chiara e ferma: bisogna purificare e sradicare quelle deleterie per impedire deviazioni dannose alla fede cristiana.
Non ultima la Vergine Maria in relazione alla chiesa. L’argomento sulla Madonna non dev’essere considerato come capitolo conclusivo della Lumen gentium, quanto quello che completa la visione della chiesa. Maria è icona escatologica, perché è immagine della chiesa non solo per ciò che sarà, ma per ciò che dev’essere nelle realtà mondane. L’imitazione delle virtù della Vergine è necessaria per progredire nella via della santità. Maria è madre per ciascun credente, perché conduce alla comunione trinitaria ogni membro della chiesa. Dio stesso l’ha posta nel cammino spirituale, perché si potesse progredire speditamente nella santità. Non si può scindere l’esercizio delle virtù cristiche dall’avere come modello di discepolato la Vergine Maria, che ha fatto sua ogni parola ricevuta da Dio.
La santità non è solo una delle quattro note della chiesa, ma esperienza viva di uomini e di donne che si sono posti a servizio di Dio e degli uomini. La santità è intima partecipazione alla vita di Dio nel concreto delle esigenze umane. La lettura della Lumen gentium è, in ultima analisi, la rinnovata consapevolezza del cammino che un credente deve compiere per essere in comunione con Dio. L’esperienza di santità è esperienza di comunionalità, di servizio ai poveri, di fraternità e solidarietà. Si è santi perché Dio è santo e vuole che tutti siano santi. Nel suo libro La vera vita. Sociologia del soprannaturale (1943) don Luigi Sturzo affermava che la santità è una questione oggettiva di chiesa; non è un affare di pochi o di singoli. Tutti per il battesimo sono chiamati a vivere una vita santa e mistica, che si esprime oggettivamente tanto da poter osservarla dall’esterno.
Ringraziamo l’arcivescovo Mondello per il commento alla Lumen gentium, che consigliamo a tutti gli operatori pastorali e ai parroci, come me, che hanno bisogno di sostare sui documenti conciliari per rendere le loro comunità, famiglie accoglienti e disponibili al dialogo.
Tratto dalla rivista "Aprenas" n. 1-4/2016
(http://www.pftim.it)
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