Esperienza Mistica e Teologia Mistica
(Esperienza e fenomenologia mistica)EAN 9788820982058
Il libro di Luigi Borriello rappresenta una svolta nello studio della teologia, in quanto sdogana l’esperienza mistica da un falso preconcetto: inquadrarla solo ed esclusivamente per i fenomeni straordinari: è errato considerare la mistica un’esperienza “straordinaria”, fuori dall’ordinarietà della vita cristiana né tanto meno associarla o addirittura identificarla ai fenomeni mistici. Spesso tale riduzione allontana l’esperienza mistica dal suo originario alveo, quello della grazia, capitolo fondamentale nello sviluppo della vita interiore del credente. Tale esperienza rientra, per il carmelitano, nel quotidiano, nella vita di tutti i giorni in cui il battezzato si confronta per essere sempre più immagine somigliante di Cristo. Il testo nasce dalla sua profonda esperienza di carmelitano e di docente in Teologia spirituale, per cui risulta uno studio che propone nuove vie di ricerca, in quanto tenta di coniugare l’aspetto scientifico e teologico con la lettura dei grandi mistici carmelitani. Il titolo riprende un lavoro già proposto da Rahner, ma l’autore lo utilizza, perché esso corrisponde alla sua idea di mistica. In realtà Borriello supera l’orizzonte rahneriano, in quanto la sua lettura della mistica carmelitana lo aiuta a entrare nel concreto del vissuto mistico, là dove l’incontro con Dio genera una vita nuova, una vita santa.
Rahner si era fermato solo a enucleare temi teologici quale la centralità della grazia, l’idea della quotidianità, ma non aveva fatto il passo successivo, cioè la lettura attenta del vissuto dei santi e dei mistici che indicano la presenza di una consistente ortoprassi. I santi e i mistici sono vere esistenze teologiche, come affermava von Balthasar, in quanto esse brillano della presenza trinitaria nel concreto di una vita spesa per la crescita della chiesa. Nell’esperienza mistica, lo studioso osserva una realtà complessa che oscilla fra l’oggettività della rivelazione cristiana e il soggettività del credente che sperimenta nella sua esistenza l’incontro trasformante con il Dio di Gesù Cristo. Il testo si snoda a partire dall’idea di mistica sviluppatasi nel mondo greco- romano fino a giungere alle discussioni di inizio Novecento in cui si ripropone un tema ciclico della spiritualità: il coniugare la vita contemplativa con le esigenze dell’apostolato. Per Borriello, il contenuto della teologia mistica riguarda la comunicazione del mistero di Dio nella vita dell’uomo, per cui il metodo di ricerca da attuare ha origine dalla persona stessa di Gesù Cristo. Si può ben dire che è un metodo “cristonomico”, in quanto la vita cristiana – in chiave mistica – si colloca tra due poli: l’incarnazione del Cristo e la sua seconda venuta. Il metodo affonda le sue radici nella realtà dell’incarnazione, morte e risurrezione di Gesù Cristo, per cui è profondamente sapienziale: riguarda la realtà divina nell’esistenza dell’uomo. Si potrebbe, con le parole di von Balthasar, parlare di una fenomenologia dall’alto, in quanto si tenta di contemplare le missioni divine nella vita del credente. Il metodo proposto è interessante, perché spinge il teologo, il cultore di spiritualità e il credente che vuole far sul serio nella vita interiore ad interrogarsi sull’effettiva presenza di Dio nella propria vita. Gesù Cristo è la via che conduce al Padre e la verità del Padre ed è la vita per ogni credente. Il suo ruolo, in effetti, è quello di essere mediatore fra il Padre e la creatura, cioè metados, metodo.
Altro nodo affrontato da Borriello è quello della differenza o delle somiglianze fra vita santa e vita mistica. Se poniamo in relazione i termini santità, mistica e spiritualità, ci accorgiamo che, pur nella loro differenza, hanno un comune denominatore: Dio ha comunicato la sua vita divina, la sua santità all’essere umano che si impegna a risplendere della sua stessa bellezza. Le tre prospettive osservano il dato rivelato da tre angolature che non sono poi così lontane tra loro, in quanto la centralità è sempre l’incontro fra Dio e l’uomo, un legame avvincente e trasformante che rende nuove la chiesa e la società. Nessun mistico e nessun santo hanno vissuto in un solitario “egocentrismo”; anzi, hanno speso la propria esistenza per aiutare il prossimo nel realizzare una chiesa a immagine di quella celeste. Il santo e il mistico sono la parola e la risposta dello Spirito Santo nelle diverse circostanze della vita (monsignor Guglielmo Giaquinta). La risposta di Borriello è chiara e incisiva per risolvere il problema della distinzione fra santità e mistica: nei due casi, si tratta di una realtà che è fondamentalmente la stessa, quella della nostra trasformazione in Dio e della nostra comunione di vita con lui in Cristo, per opera dello Spirito Santo. Se consideriamo l’elemento fondamentale comune alla santità e alla mistica, dobbiamo dire che tutti sono chiamati, nel battesimo, sia a diventare santi che ad essere dei mistici. Una mistica del quotidiano significa ammettere che la santità è di tutti ed è per tutti. In questo modo si afferma il primato di Dio che opera nel cuore dell’uomo e lo chiama a vivere in intimità con lui. Non si disattende al ruolo dell’uomo, in quanto tale relazione è possibile solo con l’assenso di fede del credente che si apre all’azione dello Spirito Santo. L’uomo si incammina nella vita della santità, perché fa esperienza della presenza di Dio oggi. La mistica è costituzionalmente storica ed escatologica.
I due termini non possono essere divisi, pena l’annullamento di uno dei due protagonisti dell’incontro: Dio e l’uomo. Tenere uniti le due realtà significa osservare come l’uomo si impegna a corrispondere alle richieste di Dio. Per Borriello, è un falso problema scindere l’ascetica dalla mistica, in quanto ogni incontro è trasformante, in quanto l’uomo si esercita nelle virtù per piacere a Dio. Ringraziamo padre Luigi Borriello non solo per la sua profonda riflessione scientifica, ma anche per la sua coerenza e per la sua affabilità, in quanto lo studio è sempre fonte di una rinnovata esperienza di vita. Il libro è da consigliare, in quanto il lettore troverà senza dubbio in queste pagine un sicuro orientamento in questioni tanto difficili e delicate.
Tratto dalla rivista Asprenas n. 1-2/2010
(http://www.pftim.it)
L’ultimo libro del noto autore carmelitano può essere considerato un breve ed esauriente trattato di teologia della mistica, dal momento che si occupa di questa dimensione della teologia spirituale in modo sistematico e scientifico, realizzando un’analisi accurata da molteplici punti di osservazione: linguistico, teologico, filosofico e storico. Le argomentazioni sono distribuite in dodici capitoli dalla logica successione e presentano un linguaggio rigorosamente scientifico, tuttavia comprensibile anche ai “non addetti ai lavori”.
L’Autore parte dalla genesi del termine mistica che non è presente nella Bibbia ma che “deriva”, sotto il profilo del significato teologico, dal mistero di cui san Paolo parla per esprimere le realtà sacre che l’uomo ha la possibilità di conoscere e di comprendere sia pure in modo “velato”. Borriello compie una dettagliata analisi sulla storia della parola mystikós, originariamente e raramente utilizzata nell’area greco-ellenistica, per riferirsi ai riti di iniziazione in campo religioso, e poi entrata a far parte del linguaggio della Chiesa nel periodo patristico con Dionigi l’Areopagita per esprimere l’unione tra Dio e l’uomo che assume dimensioni di oscurità e di ineffabilità. Va sottolineato che l’autore offre una pregevole spiegazione e riflessione sul termine esperienza, che rappresenta la percezione della realtà in modo diretto, immediato e soggettivo dall’uomo e genera conoscenza; secondo l’accezione cristiana indica il contatto vissuto con Dio, nello Spirito Santo, al cui centro stanno l’evento e la persona Cristo.
L’esperienza mistica è, dunque, la vita divina nell’intimo del credente che è trasformato (divinizzazione) da questa comunione misteriosa ed amorosa con Dio, del quale si ha una speciale conoscenza, fino alla conformazione a Cristo. Esiste un metodo per l’approccio al misticismo? Ai tradizionali metodi induttivo, deduttivo e misto, è preferito quello cristonomico, che considera il fatto mistico come manifestazione di Dio che si posiziona tra l’Incarnazione e la seconda venuta del Cristo. Intanto, l’uomo ha la possibilità di percorrere un itinerario nel quale sperimenta un processo di assimilazione al Signore che lo trasforma intimamente “svuotandolo” del superfluo per portarlo al dominio dell’Assoluto in lui.
Questo percorso si basa sulla fede, coinvolge la persona con tutte le sue capacità (affettiva, intellettiva, fisica e volitiva) e si traduce in un’obbedienza libera, docile e totalizzante a Dio. Si tratta dell’essenza della mistica che, conseguentemente, non consiste nella manifestazione di fenomeni quali la visione, l’audizione o la stigmatizzazione e simili. In questo contesto si pone la teologia mistica, che descrive l’itinerario della vita mistica, conoscenza d’amore infusa direttamente da Dio, e tutte le sue dinamiche affettive ed intellettive. Le caratteristiche della mistica, oltre ai modi di definirla, sono descritte dall’Autore in modo particolareggiato: essa è consapevolezza intima ed oggettiva dell’incontro tra Dio e l’uomo, necessita di fede e di massima ricettività, è dono divino gratuito, va contestualizzata e considerata nel suo sviluppo ed è pienamente inserita nel vissuto ecclesiale.
La mistica cristiana può avere varie tipologie, in base alle rappresentazioni dei mistici: dell’analogia nuziale (mistica sponsale), della profonda unità dell’essere creato nell’essere Increato (mistica dell’essenza), dell’assenza-presenza di Dio (mistica dell’assenza), delle epifanie divine che “illuminano” il credente (mistica della luce), dell’apoteosi della preghiera e della contemplazione (mistica contemplativa). La mistica è una realtà ineffabile ed è esprimibile sono attraverso simboli: parabole, metafore, ossimori e poesie. Essa può divenire mistagogia, nel senso che si tramuta in insegnamento per i credenti a partire dall’esperienza dei mistici, che indicano vie che conducono alla conformazione a Cristo. L’autore opera una distinzione tra mistica e santità, specificando che la prima è partecipazione alla vita trinitaria mediante la profonda e infusa unione con l’Assoluto; la seconda è partecipazione all’essere santo di Dio mediante il Battesimo e si snoda in un cammino di perfezione, sostenuto dalla Spirito Santo.
Egli “apre” al futuro nelle sue conclusioni: la teologia mistica è chiamata ad insegnare il cammino dell’incontro con Dio che nasce dalla preghiera e della contemplazione e passa per un concreto percorso di ascesi e di servizio al fratello; è riflessione sull’unione tra Dio e il fedele, che va presentata come una possibilità per l’uomo che desidera raggiungere il vertice della vita cristiana. In tale linea, questo testo esprime anche una forte connotazione pastorale. Borriello realizza, a nostro avviso, una sintesi dei suoi precedenti e pregevoli interventi in tema di mistica (soprattutto in riferimento alla definizione, alle caratteristiche ed alle tipologie), introducendo alcune novità quali lo sviluppo cui la teologia mistica contemporanea è chiamata, il metodo cristonomico, ed alcune importanti precisazioni sui binomi mistica e mistagogia, mistica e santità, mistica e contemplazione, mistica e ascesi. Egli dimostra di essere degno esponente della scuola carmelitana di spiritualità, rivelandosi tra i più autorevoli studiosi contemporanei in questo settore della teologia.
Inoltre, in queste pagine, invita il lettore a non aver paura dell’esperienza mistica, ma a desiderarla nelle sue manifestazioni autentiche e come frutto di un equilibrato ed illuminato percorso di discernimento.
Tratto dalla rivista "Miscellanea Francescana" n. I-II/2010
http://www.seraphicum.org
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angelo il 1 novembre 2011 alle 11:48 ha scritto:
Se la mistica cristiana negli ultimi decenni è diventata un minestrone (na plunata, na iotta, in dialetto) di: psicologia (Sua Maestà), psichiatra, pedagogia, sociologia, epistemologia, filosofia, antropologia, dogmatica, morale, liturgia, psicologia pastorale, buddismo, taoismo, sufismo, etc. Be allora dico: questa brodaglia io non me la mangio!! Io ho capito la mistica leggendo: San Giovanni e Santa Teresa (1500 ca.), Scaramelli (1760) e Poulain (1900).