Il presente volume ripropone la Nota dottrinale su alcuni aspetti dell'evangelizzazione pubblicata dalla Congregazione per la Dottrina della Fede il 3 dicembre 2007. Con questo volume la Congragazione per la Dottrina della Fede intende offrire un primo contributo all'approfondimento dei temi affrontati nella Nota, affinchè la natura propriamente missionaria della Chiesa e la sua indole intrinsecamente evangelizzatrice siano riscoperte all'interno delle odierne circostanze. Colpevole che "tutto il cuore dell'uomo attende Cristo", la Chiesa viene incontro in ogni tempo a coloro che sono assetati di verità e di bene, offrendo con umile e lieta certezza quella pienezza di vita e di salvezza che solo Gesù Cristo Risorto può donare.
INTRODUZIONE
La serie dei libri liturgici editi in attuazione della riforma "piana" ha già annoverato nella presente collana' il Missale, il Rituale e il Pontificale. Rimaneva da porre mano all'edizione del Breviarium, in modo da completare la panoramica ed offrire così la possibilità di accostare le fonti che testimoniano i contenuti della lex orandi. L'ultimo volume della presente collana — Liturgia tridentina. Indices et fontes — completerà il panorama di quanto la Chiesa ha attuato in re liturgica a partire dal XIX Concilio Ecumenico di Trento fino alla vigilia delle decisioni del XXI Concilio Ecumenico Vaticano II.
Come il Concilio di Trento demandò l'attuazione della riforma dei libri liturgici all'autorità del Papa — e ciò fu realizzato tra il 1568 e il 1614, sotto il pontificato di Pio V, Gregorio XIII, Clemente VIII e Paolo V —, così il Concilio Vaticano II ha stabilito le norme e i criteri per l'attuazione della riforma liturgica che è stata compiuta tra il 1968 e il 2001, sotto il pontificato di Paolo VI e Giovanni Paolo II. Ed è a partire da quanto operato sotto questi due pontificati che si comprende anche il senso di una riforma qual è stata quella portata a compimento tra il XVI e il XVII secolo. In questa linea, per quanto concerne il Breviarium è utile muoversi dalla Costituzione apostolica Laudis canticum di Paolo VI per essere meglio introdotti alla conoscenza del Breviarium usato dai Padri del Concilio Vaticano II, e di cui gli stessi Padri stabilirono la instauratio.
«Poiché il Concilio Tridentino, per mancanza di tempo, non poté portare a termine la riforma del Breviario, ne affidò l'incarico alla Sede Apostolica. Il Breviario Romano, che fu promulgato dal Nostro Predecessore san Pio V nel 1568, introdusse nella preghiera canonica della Chiesa latina, prima di ogni altra cosa l'uniformità. Questa allora non esisteva, ma era tanto auspicata. Nei secoli seguenti molte revisioni vennero fatte dai Sommi Pontefici Sisto V, Clemente VIII, Urbano VIII, Clemente XI ed altri. San Pio X nell'anno 1911 promulgò il nuovo Breviario preparato per suo ordine [...]. Tutto il lavoro della riforma liturgica venne di nuovo ripreso da Pio XII, il quale [...] affidò a una speciale Commissione, da lui costituita nel 1947, l'incarico di studiare la questione del Breviario. Sul medesimo argomento, a partire dal 1955, furono interrogati tutti i vescovi del mondo. Di questo solerte lavoro si cominciarono a raccogliere i frutti con il decreto sulla semplificazione delle rubriche emesso il 23 marzo 1955 e con le norme sul Breviario emanate da Giovanni XXIII nel Codice delle Rubriche del 1960».
È, il testo con cui la Laudis canticum presenta in sintesi il lavoro compiuto tra il Concilio di Trento e il Concilio Vaticano II per rendere la preghiera oraria sempre più consona al suo obiettivo.
Per quanto concerne l'edizione tridentina del Breviarium del 1568 il lettore è già stato informato attraverso l'edizione anastatica apparsa nel 1999.9 La presente edizione prende in considerazione l'edizione del 196110 come termine di confronto ultimo di un "capitolo" specifico della liturgia tridentina.
In questa linea, come già realizzato nei precedenti tre volumi della presente collana, accostiamo il Breviarium per cogliere meglio la novítas nella perennis traditio Ecclesiae.
1. Il Breviarium Romanum secondo l'editio typica del 1961
L'editio princeps del Breviarium tridentino è stata il punto di arrivo di una lunga tradizione." Nel contesto della riforma liturgica "piana", sotto il pontificato di Giovanni XXIII si realizza pure l'editio typica del Breviarium Romanum. Anche in questo caso — come già evidenziato per il Missale e per il Pontificale — si trattava di adeguare questo libro liturgico con le disposizioni del Codex Rubricarum, edito il 25 luglio 1960.
1.1. Struttura contenutistica
L'edizione ufficiale del Breviarium è stata realizzata sia in un solo volume che in quattro. Nella presente anastatica abbiamo assunto la prima, il Totum. Per un accostamento diretto del testo può risultare utile stabilire un confronto tra l'impostazione dell' editio princeps e quella dell'ultima editio typica realizzata nel 1961.
Per facilitare il confronto sono stati inseriti i titoli in cui è strutturata essenzialmente la duplice edizione. All'interno del Proprio del Tempo, nella colonna di destra, sono riportati i titoli — secondo la dicitura dell' editio typica del 1961 — che permettono di cogliere i periodi in cui era articolato l'anno liturgico fino alla riforma del Concilio Vaticano II.
Il confronto che è stato fatto tra il Calendario del Breviarium del 1568 e quello del Missale del 1570 costituisce un primo passo per verificare lo spessore di modifiche che sono state effettuate lungo il tempo. L'interesse si concentra poi sui contenuti sia del Proprio del Tempo che di quello dei Santi. In questa linea il dettagliato lavoro del &timer offre una traccia preziosa per approfondire i contenuti dell'editio princeps, oltre che una falsariga per completare la storia del Breviario da Leone XIII a Giovanni XXIII.
Per una lettura in prospettiva teologico-liturgica questi contenuti dovrebbero essere letti in parallelo con i rispettivi formulari del Missale. Solo così è possibile delineare o far emergere la teologia e, di riflesso, la spiritualità propria di una domenica, festa o memoria.
— Per la sezione relativa all'Appendice, dalla sinossi emergono alcune differenze nella distribuzione dei contenuti. Questi, relativi al Breviarium del 1568, sono tutti presenti in quello del 1961. Da rilevare, nell'edizione del 1568, l'attenzione alla preghiera corale evidenziata, tra l'altro, nel porre il testo musicale di alcune antifone «ne [...] perturbatio aliqua divini cultus afferatur».
Per altro verso, nell'edizione del 1961 troviamo la sezione « Commune Sanctorum pro aliquibus locis» per venire incontro alle più diverse forme di celebrazione in memoria di santi il cui titolo (o categoria) si è evoluto o è apparso per la prima volta nei secoli successivi alla riforma piana. È questa una parte che va approfondita in rapporto ai contenuti del Missale e a quelli del Martyrologium.
2. Una linea di continuità nella perenne novitas della liturgia
La conoscenza diretta delle fonti e lo studio della teologia che promana dai testi — ma che è stata anche, all'origine, ispiratrice degli stessi — offrono la via per cogliere quella linea di continuità che caratterizza la liturgia della Chiesa in ogni epoca.
La novitas della liturgia non risiede nel cambio di formule eucologiche, nella valorizzazione di una pericope biblica al posto di un'altra o nell'adeguamento di espressioni rituali, ma nel far scaturire dai testi in actu vel in usu celebrandi quella vitalità che ogni generazione sa far fiorire dall'insieme degli elementi che strutturano la celebrazione dei santi misteri.
Per cogliere questa "linea di continuità" si impone il ricorso alle fonti, accostate soprattutto in chiave teologica. La loro conoscenza richiede, però, di non soffermarsi solo su una di esse trascurando le altre. È indispensabile che il confronto, per essere oggettivo ed esauriente, consideri l'intero orizzonte della tradizione, e non si fermi ad una sola fase.
Operando in questa prospettiva si può dare un contributo decisivo al bisogno di un'ermeneutica della continuità che aiuti a leggere l'oggi nell'insieme di un percorso organico che abbraccia due millenni di storia, caratterizzati da epoche culturali diversificate che pur in modo più o meno profondo hanno influito anche nella stessa liturgia, e da essa hanno tratto ispirazione.
3. La presente edizione
Come per gli altri volumi della collana, anche questo riproduce l'originale con le stesse caratteristiche, secondo l'ultima editio typica tridentina. Rispetto all'originale l'edizione risulta ingrandita del 25%. La risoluzione grafica ne beneficia in chiarezza, mentre assicura una lettura facilitata del testo.
La numerazione marginale progressiva annovera una duplice serie. La prima attraverso i nn. 1*-67* individua gli elementi essenziali della parte introduttiva a cominciare dalla Lettera apostolica Rubricarum instructum di Giovanni XXIII (non sono indicizzati i documenti che precedono questo testo); la seconda serie riprende dal n. 1 fino al n. 12935. È questa la numerazione più ampia in quanto indicizza tutto il Breviarium, fino agli Indices; numerazione comprensiva di testi rubricali, eucologici e biblici. La indicizzazione di tutti questi contenuti sarà poi racchiusa nel vol. V della presente collana; in tal modo sarà possibile osservare il panorama completo della riforma tridentina, dalle prime edizioni apparse nel XVI e XVII secolo fino a quelle del sec. XX.
4. Conclusione
Nel portare a termine anche la presente edizione riteniamo doveroso ricordare che lo scopo che ci ha accompagnati in questa fatica è molteplice, e comunque riconducibile ad un progetto che invita a considerare quanto segue.
Conoscere la storia del culto cristiano implica accostare i libri liturgici in modo da far emergere tutti quegli elementi di ordine rituale e contenutistico che permettono di avere un quadro il più possibile completo di una determinata forma rituale e dell'insieme della celebrazione di una festa.
Approfondire la lex orandi racchiusa in una determinata fonte significa non solo verificare gli elementi di continuità o di novità rispetto al passato, ma cercare di cogliere quei contenuti essenziali che caratterizzano teologicamente e di riflesso spiritualmente una determinata festa o solennità. Orazioni, inni, responsori, antifone... sono tutti elementi che mentre "raccontano" un particolare aspetto della festa, denotano pure la sensibilità spirituale con cui una determinata festa è stata vissuta, pregata, cantata.
Valorizzare il capitolo relativo alla musica. Tutti i volumi dei MLCT e MLP, quale più quale meno, hanno pagine di notazione musicale? Il musicologo ha pertanto la possibilità di osservare il testo musicale, e di raffrontarlo con l'evoluzione che esso ha subito successivamente. La stessa cosa, inoltre, può dirsi in ordine alla dimensione artistica: incisioni (grandi e piccole) e capilettera caratterizzano queste opere della riforma tridentina.
Approfondire l'ampiezza di parola di Dio presente nei libri liturgici permette di cogliere quale tipo di annuncio sia stato realizzato nelle domeniche e feste nell'arco di un anno; ma significa anche — secondo il libro liturgico — verificare il rapporto intercorso tra Parola annunciata e celebrazione, tra forme di predicazione e soprattutto i contenuti, tra spiritualità e catechesi, tra contenuti della rivelazione ed espressioni artistiche codificate nella musica e nell'arte.
ESTRATTO DAL PRIMO CAPITOLO
DECRETUM
Congruum erat omnino, post novum rubricarum corpus, a Summo Pontifice Ioanne XXIII, Motu proprio « Rubricarum instructum » diei 25 iulii anni 196o approbatum et a Sacra Rituum Congregatione inseguenti die promulgatum, Breviaria parare ad eundem rubricarum codicem piene accommodata.
Hac igitur Sacra Rituum Congregatio, editionem Breviarii romani, uno volurnine absolutam, a Vaticana editoriali Domo uti moris est parandam curavit, eamque, sedula pramissa recognitione, hoc decreto « typicam » esse declarat.
Editores proinde liturgici, rite admissi, Breviarium romanum unico volumine absolvendum, si quod edere cupiant, se ad hanc typicam editionem conformare debent, concessa facultate, uti consuetudo fert, commoditatis causa quadam, quae utilia esse reputant, praeter proprium locum, ubi semper exstare debent, alio quoque loco iterandi. In fidem, etc.
Romae, ex aedibus Sacra Rituum Congregationis, die 5 aprilis 1961.
PIUS EPISCOPUS
SERVUS SERVORUM DEI AD PERPETUAM REI MEMORIAM
Quod a Nobis postulat ratio pastoralis officii, in eam curam incumbimus, ut omnes, quantum Deo adiutore fieri poterit, sacri Tridentini Concilii decreta exsequantur; ac multo id etiam impensius faciendum intelligimus, cum ea quae in mores inducenda sunt, maxime Dei gloriam, ac debitum ecclesiasticarum personarum officium complectuntur. Quo in genere existimamus in primis numerandas esse sacras preces, laudes, et gratias Deo persolvendas, qua romano Breviario continentur. Qua divini Officii formula pie ohm ac sapienter a Summis Pontificibus, prasertim Gelasio ac Gregorio primis constituta, a Gregorio autem septimo reformata, cum diuturnitate temporis ab antiqua institutione deflexisset; necessaria visa res est, qua ad pristinam orandi regulam conformata revocaretur. Alii enim praclaram veteris Breviarii constitutionem, multis locis mutilatam, alii incertis et alienis quibusdam commutatam, deformarunt : plurimi specie Officii commodioris allecti, ad brevitatem novi Breviarii, a Francisco Quignonio tituli Sancta Crucis in Ierusalem Presbytero Cardinale compositi, confugerunt.
Quin etiam in provincias paulatim irrepserat prava ffia consuetudo, ut Episcopi in ecclesiis, qua ab initio communiter cum ceteris veteri romano more Horas canonicas dicere ac psallere consuevissent, privatum sibi quisque Breviarium conficerent, et illam communionem uni Deo, una et eadem formula preces et laudes adhibendi, dissimillimo inter se, ac pane cuiusque episcopatus proprio Officio discerperent. Hinc illa tam multis in locis divini cultus perturbatio : hinc summa in clero ignoratio avremoniarum ac rituum ecclesiasticorum, ut innumerabiles ecclesiarum ministri, in suo munere indecore, non sine magna piorum offensione, versarentur.