Vetus missale romanum monasticum lateranense. Archivii Basilicae Lateranensis
(Monumenta studia instrumenta liturgica)EAN 9788820973230
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DETTAGLI DI «Vetus missale romanum monasticum lateranense. Archivii Basilicae Lateranensis»
Tipo
Libro
Titolo
Vetus missale romanum monasticum lateranense. Archivii Basilicae Lateranensis
A cura di
Shin Ho Chang
Editore
Libreria Editrice Vaticana
EAN
9788820973230
Pagine
620
Data
gennaio 2002
Peso
1117 grammi
Dimensioni
17 x 24 cm
Collana
Monumenta studia instrumenta liturgica
COMMENTI DEI LETTORI A «Vetus missale romanum monasticum lateranense. Archivii Basilicae Lateranensis»
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Recensioni di riviste specialistiche su «Vetus missale romanum monasticum lateranense. Archivii Basilicae Lateranensis»
Recensione di Celestino Corsato della rivista Studia Patavina
Risalgono alle prime tre decadi del secolo appena concluso gli ultimi tentativi degli studiosi (J. Baudot, L. Barin, J.B. Ferreres, A. Baumstark) di offrire un tracciato “compiuto” della storia del Messale Romano. Ci sono stati ulteriori progressi nell’acquisizione di dati relativi alle tappe più importanti di tale storia così da permetterne una ricostruzione globale più aggiornata, anche se non ancora adeguata proprio per mancanza di documentazione e, di conseguenza, per insufficienza di indagini su periodi che rappresentano gli anelli mancanti di una catena per gran parte conosciuta solo “a grandi linee”.
Il volume che presentiamo offre agli studiosi, interessati al campo della scienza liturgica, uno di quei “monumenta” che aiutano a squarciare il velo, o meglio a dipanare la matassa delle molteplici tradizioni coesistenti nella stessa città di Roma nel XIII secolo. Correggendo la datazione proposta da E. Bourque e C. Vogel che ritenevano il Codex prodotto nei secoli XI-XII, i ricercatori più recenti (V.L. Kennedy e S. Van Dijk) lo hanno datato al XIII sec., collocandolo fra i Messali della tradizione urbana, non papale, composto fuori Roma.
L’edizione del codice manoscritto A65 esistente “in tabulario lateranense” mette nelle mani dei ricercatori “una” fonte di primo ordine per seguire, passo passo, il lento processo che ha portato all’attuale Messale Romano.
L’introduzione del Chang informa anzitutto il lettore dello status quaestionis degli studi, partendo dall’edizione parziale del manoscritto da parte del card. Nicolò Antonelli (Vetus Missale Romanum, Roma 1752-1754; 17563), di cui il presente lavoro intende essere il completamento, come auspicavano i curatori A. Ward e C. Johnson introducendo la ristampa anastatica dell’edizione antonelliana (Roma 1998): “Uno dei più seri difetti del volume di Antonelli e di Azevedo è la mancanza dell’intera seconda parte del manoscritto, dal foglio 210r (… secondo la numerazione originale = f. 208r) alla fine (f. 327), che contiene un libro che mescola un antifonario e un epistolario. Sarebbe senza dubbio auspicabile che uno specialista prendesse in cura un’edizione moderna”.
Il curatore nella prima parte, introduttoria, fa una presentazione del codice, ne studia gli elementi codicologici, paleografici, testuali, ne suggerisce data e luogo, fino ad esporre il metodo seguito per questa edizione semicritica. La seconda parte del volume è coperta dall’edizione, con trascrizione e apparato critico (la metodologia è illustrata alle pp. 51-57), del Textus receptus, precisamente della seconda parte del Codex A65 (f. 208r – f. 327v). Nella terza parte si pubblica il facsimile.
Si tratta di un vero “monumentum”, cui Shin-Ho Chang ha lavorato con acribia filologica e accuratezza editoriale, risolvendo difficoltà di lettura, di trascrizione, di critica testuale. Oltre a quattro Appendici - relative agli Archivi capitolari del Laterano, al calendario liturgico, ai due santi di Spoleto e alla trascrizione delle notazioni musicali - e alla Bibliografia utilizzata, gli studiosi potranno apprezzare i minuziosi Indici (pp. 562-606): particolareggiato, analitico, alfabetico.
Strumento utile, questo volume del Chang, per quanti vogliono ricostruire la storia del Messale Romano.
Tratto dalla rivista "Studia Patavina" 2003, nr. 2
(http://www.fttr.glauco.it/pls/fttr/V3_S2EW_CONSULTAZIONE.mostra_pagina?id_pagina=271)
Il volume che presentiamo offre agli studiosi, interessati al campo della scienza liturgica, uno di quei “monumenta” che aiutano a squarciare il velo, o meglio a dipanare la matassa delle molteplici tradizioni coesistenti nella stessa città di Roma nel XIII secolo. Correggendo la datazione proposta da E. Bourque e C. Vogel che ritenevano il Codex prodotto nei secoli XI-XII, i ricercatori più recenti (V.L. Kennedy e S. Van Dijk) lo hanno datato al XIII sec., collocandolo fra i Messali della tradizione urbana, non papale, composto fuori Roma.
L’edizione del codice manoscritto A65 esistente “in tabulario lateranense” mette nelle mani dei ricercatori “una” fonte di primo ordine per seguire, passo passo, il lento processo che ha portato all’attuale Messale Romano.
L’introduzione del Chang informa anzitutto il lettore dello status quaestionis degli studi, partendo dall’edizione parziale del manoscritto da parte del card. Nicolò Antonelli (Vetus Missale Romanum, Roma 1752-1754; 17563), di cui il presente lavoro intende essere il completamento, come auspicavano i curatori A. Ward e C. Johnson introducendo la ristampa anastatica dell’edizione antonelliana (Roma 1998): “Uno dei più seri difetti del volume di Antonelli e di Azevedo è la mancanza dell’intera seconda parte del manoscritto, dal foglio 210r (… secondo la numerazione originale = f. 208r) alla fine (f. 327), che contiene un libro che mescola un antifonario e un epistolario. Sarebbe senza dubbio auspicabile che uno specialista prendesse in cura un’edizione moderna”.
Il curatore nella prima parte, introduttoria, fa una presentazione del codice, ne studia gli elementi codicologici, paleografici, testuali, ne suggerisce data e luogo, fino ad esporre il metodo seguito per questa edizione semicritica. La seconda parte del volume è coperta dall’edizione, con trascrizione e apparato critico (la metodologia è illustrata alle pp. 51-57), del Textus receptus, precisamente della seconda parte del Codex A65 (f. 208r – f. 327v). Nella terza parte si pubblica il facsimile.
Si tratta di un vero “monumentum”, cui Shin-Ho Chang ha lavorato con acribia filologica e accuratezza editoriale, risolvendo difficoltà di lettura, di trascrizione, di critica testuale. Oltre a quattro Appendici - relative agli Archivi capitolari del Laterano, al calendario liturgico, ai due santi di Spoleto e alla trascrizione delle notazioni musicali - e alla Bibliografia utilizzata, gli studiosi potranno apprezzare i minuziosi Indici (pp. 562-606): particolareggiato, analitico, alfabetico.
Strumento utile, questo volume del Chang, per quanti vogliono ricostruire la storia del Messale Romano.
Tratto dalla rivista "Studia Patavina" 2003, nr. 2
(http://www.fttr.glauco.it/pls/fttr/V3_S2EW_CONSULTAZIONE.mostra_pagina?id_pagina=271)
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