"Perché il mondo ha tanta paura della sofferenza? Perché ha così bisogno di chiudere una ferita?" si domanda l'autore. "Forse perché sconvolge la vita, le nostre visioni, i nostri progetti. La sofferenza chiede amore, tanto amore, e non è facile amare così." La vita di Antonio Socci e della sua famiglia viene travolta nel 2009 dal dramma improvviso della primogenita Caterina, entrata in coma dopo un inspiegabile arresto cardiaco. Tutto sembra perduto, resta solo il grido di una preghiera che coinvolge un mare di persone. E Caterina si risveglia dal coma. Ma la gioia per questo miracolo viene messa alla prova dall'enormità dei problemi che la ragazza si trova ad affrontare. Tuttavia la forza e la fede con cui Caterina percorre un cammino così duro sono travolgenti per il padre, che scopre anche la bellezza di un mondo sconosciuto, eroico e affascinante, fatto soprattutto di giovani, che sono per l'autore la "meglio gioventù". E l'incontro con volti di persone normali che l'amore di Gesù Cristo rende capaci perfino di sacrificare silenziosamente la propria esistenza.
Storie che testimoniano un coraggio e una letizia più forti del dolore e della morte. Ne scaturisce una lunga lettera in cui l'autore, cristiano controcorrente da sempre, scrive alla figlia non solo per accompagnarne la rinascita, ma anche per raccontare a tutti il miracolo che una giovinezza piena di fede può compiere. "Abbiamo bisogno di uomini e donne indomiti" scrive Socci.
ESTRATTO DALLA PRIMA PARTE
Due lettere come prefazione...
«L'inferno dei viventi [...] è quello che è già qui, l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte, fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e approfondimento continui: cercare e saper riconoscere chi e che cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.» - Italo Calvino
Natale 2010
Caro signor Soccí,
il «Caso» mi ha portata quest'estate a leggere il suo libro su Caterina.
È successo come quando si crea una crepa in una diga: da allora una forza inarrestabile, un fiume in piena mi ha inondata della vera Vita, della Speranza, della vera Gioia, del vero senso delle cose.
Ho pianto e riso con voI, ho ascoltato Caterina cantare Ojos de cielo e ho capito lo spreco della mIa vita passata: quanti anni persi dietro affanni terreni! Quanti giorni sprecati senza nemmeno una preghiera! È un miracolo di Caterina! Uno dei tanti che sta compiendo...
Tutto ha davvero un senso anche se noi non lo afferriamo e fatichiamo a volte ad accettarlo... Forse anche ciò che è capitato a Caterina ha un senso ed è parte del disegno di Dio. Grazie ancora cara Caterina per essere il tramite che Dio ha usato per «acchiappare» me (e chissà quanti altri...) e grazie a lei signor Socci perché ha voluto testimonianza
Accettazione.
Ora sono alle prese con Mistero Medjugorje e le scoperte per la mia neonata vita di fede sono infinite. Ho solo il rimpianto di cosa mi sono persa in tutti questi anni!!!
La prego, mi saluti caramente Caterina, le porti i miei più sentiti auguri e le faccia sapere di cosa è capace nonostante quello che le è capitato!
Auguro a lei, sua moglie e tutti i suoi cari un santo e felice Natale assieme!
Manuela Bastelli
***
Gentile signor Socci,
nel settembre 2009 sono stata ovviamente colpita da quanto era successo a sua figlia Caterina: una ragazza sana, della mia età, fidanzata con un ragazzo conosciuto (seppur di vista) aveva avuto un inspiegabile arresto cardiaco ed era entrata in coma.
La notizia era scioccante, di quelle che fanno fermare a pensare, ma, nonostante ciò che accomunava me e Caterina, ciò che ci rendeva «vicine», rimaneva pur sempre un avvenimento che la presunzione della mia giovane età mi faceva vedere «lontano». Una possibilità remota, una, una sola su ennesime possibilità.
Così il trascorrere della mia vita, delle mie cose, ha fatto sì che il mio pensiero si distogliesse da quell'evento. Quando di tanto in tanto ci tornavo su [...] provavo compassione per lei, ma ero sicura della mia impotenza.
Mi dicevo: «A volte la vita è misteriosa. E come siamopiccoli. Io non posso farci niente».
Quest'autunno ho visto il suo libro in libreria, con quel bel sorriso in copertina, e parlando con il mio ragazzo gli ho detto della mia curiosità a riguardo. Devo averglielo ripetuto spesso perché, per il mio compleanno, me l'ha regalato. Sono sempre affascinata dalle testimonianze, da libri che parlano di vite vere. Dalla loro lettura mi sento arricchita.
Visto il sottotitolo Diario di un padre nella tempesta credevo che avrei letto di cosa avete passato lei e la sua famiglia, di come cambia la quotidianità, di come si reagisce.
Invece le parole spese in tal senso erano poche, quelle essenziali, perché spiegare una simile angoscia è impossibile. Solo chi l'ha provata può capirla e chi non l'ha fatto può solo immaginare un dolore infinitamente grande, credo peggiore del dolore per una perdita definitiva, per la morte.
Con mio stupore, fin dalle prime pagine ho respirato non disperazione, ma la sua fede incrollabile, di cui è impregnato tutto il libro.
Conoscendo il suo pensiero avrei potuto immaginarlo, invece il mio cuore è stato travolto da quell'ardore, tanto acceso in così tante persone.
In questi giorni sento cambiate alcune cose. Ho riscoperto il vero significato della preghiera (ed è eccezionale!), ho riscoperto il mio ruolo («C? un uomo più potente di Dio. È l'uomo che prega»!!) e ho fortemente sentito l'amore di Dio per me [...].
Quando ho letto della vita di Caterina, me ne vergogno, ma ho provato invidia nonostante ciò che le era successo. Non solo per tutto l'amore che la circonda, ma per la pienezza del suo essere, per la sua devozione, perché una fede grande costituiva gli argini sicuri del suo percorso.
Non ho mai sentito di bambini che si siano chiesti chi avesse creato la meraviglia del tramonto. Dio deve averle donato una sensibilità speciale.
[...] Troppo spesso noi giovani viviamo vite vuote, povere, senza dare un significato al nostro esistere qui e ora, senza mettergi a frutto i talenti che ci sono stati donati. Siamo un corso d'acqua fresca, vigorosa, preziosissima che, senza gli argini che la convoglino nella direzione giusta, va a confondersi con la terra... e diventa melma.
Oggi sento un forte desiderio di «ri-incanalarmi» nel corso d'acqua giusto.
È anche grazie alle sue parole, in fondo grazie a ciò che ho letto su Caterina, uno strumento nelle mani di Dio che, immobile in un lettino, ha mosso molti animi.
Adesso siete tutti nei miei pensieri e nel mio cuore [m] e vorrei permettermi di mandare un abbraccio a Caterina. Per ringraziarvi non posso che unirmi nell'accorata preghiera per la sua completa guarigione [...].
Saluto con affetto lei, sua moglie Alessandra e i suoi figli.
Flavia
Dopo il risveglio
«Le lacrime che dai nostri occhi
Vedrete sgorgare
Non crediatele mai
Segni di disperazione
Promessa sono solamente
Promessa di lotta.» -Alexandros Panagulis
Il mio 11 settembre è accaduto il 12.
Caterina era la luce della mia vita. Sulle mie giornate splendeva sempre il sole dei suoi occhi e un destino col cielo azzurro.
Caterina, Maria e Michelangelo nel loro fiorire ogni giorno mi riempivano di stupore, lo stupore grato e inquieto di tutti i padri e di tutte le madri. Come quello che il poeta provò davanti alla bellezza di Venezia:
O Dio, quale grande bontà
abbiamo compiuta in passato
e scordata,
da donare a noi questa meraviglia,
o Dio delle acque?
O Dio della notte,
quale grande dolore ci attende,
da compensarci così
innanzi tempo?
Infatti è arrivato lo schianto inimmaginabile. Di colpo il buio. Proprio quando il sole splendeva di più e l'orizzonte era più azzurro. Quando la vita preannunciava gioia. Come nelle tragedie greche. Del resto tutti gli esseri umani sono avvertiti sull'inevitabile infelicità della vita:
Nulla appartiene all'uomo Né la sua forza
Né la sua debolezza né il suo cuore
E quando crede
Di aprire le braccia la sua ombra è quella di una croce
E quando crede di stringere la felicità la stritola
La sua vita è uno strano e doloroso divorzio
Non esistono amori felici.
Nel libro Caterina. Diario di un padre nella tempesta ho raccontato il crollo delle mie torri, l'esplosione inattesa che travolge tutto, il dolore che ti scortica le più intime fibre dell'anima, la fine del mondo (il mio), lo smarrimento...
E il grido di preghiera di tanti amici — e anche di sconosciuti — direttamente al cuore di Dio.
Caterina era morta. Ed è tornata in vita. Dopo quasi un'ora e mezza. Si può dire che è risorta? Non lo so. Però so quante lacrime abbiamo pianto e quante e quali implorazioni hanno bussato alle porte del Cielo in quei minuti.
Di fatto è stato come se tutte quelle suppliche avessero ottenuto una sorta di resurrezione: il suo cuore ha ripreso a battere.
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marie helene riciputo il 19 novembre 2015 alle 18:33 ha scritto:
Ho acquistato questo libro perchè ne avevo sentito parlare su Radio Maria. Ho trovato tanta pace nel leggerlo. Si parla di una famiglia distrutta dal dolore per una tragedia successa alla figlia. Eppure malgrado tutto riescono a pregare e ad avere una fede incrollabile in Dio. Questo libro mi ha fatto riflettere molto quindi lo consiglio a tutti. Veramente bello e pieno di speranza.