Perché il Vangelo può salvare l'Italia
(Saggi italiani)EAN 9788817056151
«Può la fede offrire un commento dell’ora presente, in grado di comprenderne le sfide e di incidere su di esse?» (p. 17). È la domanda di apertura con la quale l’arcivescovo di Chiesti-Vasto, il teologo Bruno Forte, consegna questa sua ultima riflessione a un tempo politica, sociologica e teologica. La domanda nasce dalla consapevolezza che il cristianesimo, in questo tempo di “crisi” che attraversa tutto l’occidente economico, se vuole essere fedele a Dio e all’uomo, ha l’obbligo di apportare il suo contributo di fede e di speranza per il bene dell’ora presente.
Un compito che il Concilio Vaticano II aveva indicato come imprescindibile della missione della chiesa nel mondo e che non ha mancato di stimolare un più maturo impegno della comunità cristiana nella partecipazione alla vita sociale. Ne è testimone la sempre più complessa e stimolante riflessione ecclesiale in materia di etica economica e di dottrina sociale. Tra l’altro, grazie anche al magistero di Giovanni Paolo II, sono sempre più numerosi gli interventi dei vescovi in merito, sia nel campo della riflessione socio-economica che pastorale sociale. Ma in questa riflessione, l’autore, più che consegnarci un testo di approfondimento teologico, cui da sempre ci ha abituati, ci invita a “sognare a occhi aperti” insieme con lui, un sogno di un «Paese in cui ci si voglia bene, dove si ami il bene al di sopra del proprio interesse, privilegiando al piccolo cabotaggio dei calcoli individuali o di parte le grandi rotte della crescita comune, della promozione dei più deboli » (p. 24).
on è difficile leggere tra le righe anche il contesto politico economico italiano, per troppo tempo lasciato alla mercé di interessi privati a scapito delle più urgenti riforme in materia sociale ed economica. Il sogno diventa allora esortazione, proposta, augurio, impegno a rimboccarsi le maniche e incominciare a lavorare per il bene del Paese. In primo luogo, però, bisogna scrutare attentamente le ragioni della crisi in atto e capirla nelle sue radici fondamentali. Forte non esita a definire la “decadenza” attuale come risultato di una crisi morale e spirituale, prima che economica, che lentamente ma inesorabilmente sta portando l’Occidente al naufragio. Gli effetti di questa crisi, che dunque non è solo finanziaria, si possono percepire lì dove l’inganno della menzogna e della falsità, accompagnata dalla vanità, sostituisce la verità, e l’etica sembra essere messa sempre più ai margini non solo della vita economica, ma della vita e dell’azione umana in genere. Ne fanno le spese soprattutto i più deboli e il vortice della crisi ogni giorno di più miete le sue vittime spietatamente. Ma, oltre che vittime, siamo anche noi responsabili di questo inganno. È necessario perciò, secondo le intenzioni di Forte, rivolgere di nuovo lo sguardo al mondo dei valori cui il Vangelo ci richiama: solidarietà, onestà, una vita buona, una sana educazione, un’economia solidale con gli occhi puntati sull’etica, regole minime condivise di un bene comune che siano capaci di coinvolgere nuovamente le aspirazioni umane in un sussulto di generosità e di impegno per il futuro dell’Occidente. Prospettive che già Benedetto XVI ha indicato nell’enciclica Caritas in veritate. Le riflessioni che l’arcivescovo Bruno propone sono in piena comunione con tutto il magistero sociale degli ultimi tempi: «Il Vangelo ha bisogno nuovamente di essere coniugato con la società, solo il Vangelo ha la forza autentica capace di trasformare le nostre società.
Non bisogna aver paura di «spalancare le porte al Dio che viene» (p. 59), consapevoli che il dinamismo dell’annuncio evangelico, passando attraverso l’impegno costante e generoso, ma forte e allo stesso tempo lungimirante del discepolo, realmente è in grado di imprimere al mondo occidentale, malato e decadente, freschezza di orizzonti nuovi che indirizzino le scelte quotidiane, sia personali che comunitarie, su una speranza certa e affidabile che è racchiusa nella presenza di Cristo nella storia umana. Come non ricordare l’appello risuonato sulla bocca di Giovanni Paolo II all’inizio del suo pontificato: «Aprite, anzi spalancate le porte a Cristo!». Perciò, secondo Forte, «lasciarsi liberare dalla forza della verità e giocare su di essa le proprie scelte è la via aperta a chiunque voglia farsi illuminare dal Vangelo di Gesù» (p. 58) e, nello stesso tempo, aprire nel proprio cuore la via al Dio che viene nella potenza dell’amore del Crocifisso-Risorto, è la via attraverso la quale passa il messaggio di salvezza e di liberazione sociale.
Oggi come allora, la presenza del Signore Risorto si fa compagnia lungo le strade della storia e all’umanità, stanca e afflitta, come per i discepoli di Emmaus, si fa accanto la luce del Risorto, sotto le spoglie del pellegrino, a indicare nuovi percorsi di speranza. Il Vangelo sociale passa però anche attraverso testimonianze radicali di povertà e di carità (come san Francesco) o attraverso figure significative del pensiero, come il pensatore inglese John Henry Newman, recentemente beatificato da Benedetto XVI, capaci di coniugare efficacemente la ricerca umana con la luce che viene dal Vangelo, o attraverso l’esemplare vicenda dell’arcivescovo di Chieti, Giuseppe Venturi , «il giusto che salvò il suo popolo» (p. 114), che negli anni orribili della Seconda guerra mondiale si adoperò instancabilmente per la salvezza della gente a lui affidata Il “sogno a occhi aperti” che Bruno Forte propone può divenire realtà e prendere corpo, soprattutto per quanti non si arrendono di fronte alla grande malattia del nostro secolo, che è la povertà della speranza e delle grandi ragioni per cui vivere e magari anche morire.
Egli oppone, perciò, alla crisi attuale, la testimonianza della fede che, come tale, lungi dall’essere una fuga dal mondo, è chiamata a indicare che ci sono ragioni per vivere e per vivere insieme nel bene, offerte dalla libera autocomunicazione di Dio in Gesù Cristo. Proprio per questo egli conclude sulla mistica come ciò di cui l’Occidente ha necessariamente bisogno per costruire un futuro che sia degno della vita di tutti: «l’avvenire del cristianesimo e dell’intero “villaggio globale”, in cui esso dimora come lievito nella pasta, o sarà più marcatamente spirituale e mistico o ben poco sarà in grado di contribuire al superamento della crisi in atto » (p. 126).
Tratto dalla rivista "Asprenas" n. 1-4/2012
(http://www.pftim.it)
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