La strada di Smirne
(Burextra)EAN 9788817037259
Antonia Arslan aveva commosso i lettori raccontando la vicenda del genocidio armeno dal punto di vista delle vittime, minoranza cattolica che viveva in Turchia. La sua elegante narrazione era stata poi trasportata sul grande schermo da un film dei fratelli Taviani, non sempre rispettoso del romanzo di riferimento, ma di sicuro impatto emotivo. Con La strada di Smirne l’odissea dei profughi armeni continua. C’è che è scampato alla morte e ha trovato la salvezza, magari in Italia, come è il caso della famiglia dell’autrice e di molti altri.
Ma c’è anche chi è rimasto in Turchia e che, all’indomani della sconfitta turca nella Prima Guerra Mondiale, sogna di poter ricostituire lo Stato armeno, finalmente autonomo, oppure chi si illude di poter cerare una società multietnica dove musulmani e cristiani possano convivere serenamente. È, però, solamente un sogno. Tra chi rimane, c’è anche la prefica greca già presente nella Masseria delle allodole, sempre pronta ad aiutare – dalla sua posizione relativamente privilegiata di non perseguitata – gli armeni che devono “nascondersi come topi” e i numerosi orfani che popolano le strade di Aleppo.
E c’è chi si muove dall’Italia, dove viveva da anni, rinunciando a una vita agiata e serena, immune dai problemi della persecuzione, per non rinunciare al legame con la propria terra, per non tagliare definitivamente le proprie radici: è il caso di Yerwant, che abbandona la posizione privilegiata in una Venezia sicura, alle spalle del promontorio in cui i soldati italiani combattono una lunga guerra di posizione contro gli austriaci, per cercare di ripristinare i contatti con la terra natia. Attraverso lettere recapitate per miracolo e nonostante l’avanzare del conflitto, avrà notizie del fratello minore Zareh, l’unico che continui a vivere in Medio Oriente. Intanto in Grecia le potenze alleate hanno vinto e i capi del governo dei Giovani Turchi sono in fuga; a Costantinopoli la situazione politica è rovesciata e si prepara un tribunale speciale per i crimini di guerra. Per tre anni i greci prevalgono sui turchi e gli armeni trovano la pace a Smirne: ma come avvenne a Pompei prima dell’eruzione del Vesuvio, nessuno si accorge che la grande catastrofe deve ancora arrivare.
Con la sua scrittura sempre elegante, che sa emozionare senza mai scadere nel sentimentalismo, Antonia Arslan torna a raccontare l’epopea della sua famiglia e del suo popolo. Dopo la descrizione del genocidio armeno in Anatolia, ora affronta il cammino della speranza in cerca di una terra promessa, cammino che incontrerà una nuova delusione. Un sogno, quello della pacifica convivenza, che non riesce a realizzarsi, che si infrange contro la durezza del modo di ragionare musulmano, incapace di comprendere il diverso da sé, di accettarlo o di farsi accettare. Ieri come oggi, la mentalità islamica si nutre della cultura della jihad, vale a dire della volontà di imporre ad ogni costo il proprio credo religioso a tutti coloro che abitano nei luoghi dove i musulmani vivono. O dove essi emigrano.
Tratto dalla rivista Radici Cristiane n. 53 - Aprile 2010
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