Un giornalista esperto delle “trame rosse” e dei “segreti di Stato”, e una insegnante studiosa dei fenomeni settari, hanno curato questo libro, che rievoca i cupi “anni di piombo” osservandoli però, una volta tanto, non con gli occhi dei carnefici bensì con quelli delle vittime.
La lunga stagione terroristica, che in Italia è durata oltre 30 anni, non è ancora stata “superata dalla storia” né estinta nelle coscienze, contrariamente a quanto ci vogliono far credere. Si ha l’impressione che il terrorismo non sia stato sconfitto dallo Stato, ma semmai assimilato e sublimato dalla società; non a caso molti reduci del terrore hanno fatto carriera nel mondo della comunicazione, per cui oggi non colpiscono più i corpi con le armi bensì le anime con le notizie e con le immagini.
I due curatori hanno qui raccolto le testimonianze di alcune fra le vittime, o fra i parenti delle vittime, di quella tragica stagione. Si tratta di persone perlopiù dimenticate da quello Stato che rappresentavano, isolate da quegli organismi cui appartenevano, penalizzate dalla burocrazia. Soprattutto, sono state ignorate e offese dai mass-media, che hanno riservato la ribalta e la pubblicità ai loro carnefici, presentandoli come “vittime della società” che dovevano essere riabilitate e risarcite col perdono e col successo.
Nelle loro interviste, le vittime del terrorismo ribadiscono che non chiedono vendette, nemmeno postume o tardive, ma solo sapere la verità: quella verità che politici, militari, magistrati, giornalisti e perfino storici hanno ostinatamente nascosto per decenni e che ora vogliono seppellire definitivamente, col pretesto di garantire una supposta “riconciliazione nazionale” che sarebbe compromessa proprio dalle richieste delle vittime sopravvissute.
Insomma, questo libro permette finalmente alle vittime di denunciare le complicità delle autorità, l’elusività della magistratura, l’ostilità di giornalisti e intellettuali, l’arroganza dei carnefici certi della impunità.
Fra le numerose interviste, segnaliamo quelle fatte ad alcune vittime delle Brigate Rosse: ad esempio il giudice Mario Sossi, il figlio del procuratore della Repubblica Francesco Coco, il figlio del maresciallo Rosario Berardi, la figlia del giornalista Walter Tobagi. Invece, com’era prevedibile, le dichiarazioni di Olga D’Antona, vedova del prof. Massimo, e di Maria Fida Moro, figlia dell’on. Aldo, risultano discutibili per una certa faziosità di fondo e per alcune affermazioni arbitrarie o fantasiose.
Tratto dalla rivista Radici Cristiane n. 22 - Marzo 2007
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