Nel titolo si riassume perfettamente lo straordinario percorso che Massimo Toschi racconta. Disabile per una poliomielite contratta a undici mesi, proprio allo scoppio della bomba di Hiroshima, è destinato a una vita in carrozzella e piena di ostacoli. Di fatto fin da studente all’Università Cattolica di Milano si impegna rispetto ai carcerati. I poveri e la pace divengono il suo punto di attenzione. Sposatosi nel 1971, ha una figlia e svolge l’attività di insegnante. Viaggi in Algeria e Sierra Leone lo mettono a contatto con il disastro dei fondamentalismi e delle guerre africane coi ragazzi soldato, ma anche a figure di pace come furono i monaci uccisi a Tibhirine. Nel 2000 il presidente della regione Toscana lo invita a essere consigliere alla presidenza regionale per la pace.
Racconta Toschi:«In tre anni e mezzo ho fatto circa quaranta viaggi, dall’Iraq alla Libia, dal Sudafrica al Burkina, da Israele alla Palestina, dall’Eritrea ai Balcani e all’Algeria. Mia moglie muore nel 2002, davvero angelo della pace nel Mediterraneo, come qualcuno l’ha voluta ricordare. E la consegna è diventata ancora più stringente, come dire sigillata per sempre dall’intercessione di mia moglie. Quando mi sono trovato dinanzi a Mandela o a Tareq Aziz, a Peres o ad Arafat, a Clinton o a Declerq, quando ho parlato con amici come Romano Prodi o Kalida Messaoudi, ho pensato che io ero solamente il prestanome delle vittime, in particolare i bambini, quelli che pagano sempre il prezzo più alto della stoltezza del mondo. È anche perché sono disabile che penso che la guerra, ogni guerra, va rifiutata e condannata senza se e senza ma, perché ciò che porta il mondo sull’abisso è la violenza, la giustificazione della forza, quasi che i deboli e i piccoli non abbiano che una cittadinanza di serie B. E allora ci può essere un disabile per la pace, anzi la mia disabilità mi ha insegnato che c’è una unica forza che salva il mondo:la forza della mitezza, che fa dei poveri i maestri della pace. Nel 2005 sono scelto dal presidente della regione toscana Claudio Martini come assessore alla cooperazione internazionale al perdono e alla riconciliazione dei popoli. In questa nuova e più delicata veste ho lavorato a definire concretamente una politica di riconciliazione e di fraternità. I progetti, costruiti a Fontem, o a Gaza o a Goma o in Sudafrica, o in Eritrea, o nel Medio Oriente, o nella riva sud del Mediterraneo, rappresentano non solo un sostegno umanitario, ma soprattutto mostrano che la riconciliazione è possibile, che la fraternità cambia la storia, che la pace non è un illusione o una parola senza forza. Dal 2010 sono di nuovo, gratuitamente, consigliere del presidente della regione toscana Enrico Rossi per la cooperazione internazionale e per i diritti delle persone disabili».