Nel 1994 l’economista inglese Hosea Jaffe componeva questo breve libro unendo tre testi e realizzando un’opera totalmente politically incorrect.
La Germania stava prendendo per mano l’Europa, non solo per farle pagare la sua unificazione, ma per costringere i Paesi europei mediterranei a un’impossibile rincorsa al PIL e ad altri parametri dello sviluppo, distraendoli da politiche sociali, cioè da quella conquista che fu lo «Stato sociale». Politiche di ostacolo al progetto delle multinazionali tedesche - e non solo tedesche - e della Bundesbank, il tutto con l’aggiunta del keynesismo di guerra, il ricorrso, cioè, a guerre locali devastanti ed ecologicamente catastrofiche, spesso giustificate con pretesti umanitari.
La Comunità Europea, trasformata in Unione Europea dell’Euro, seguendo la Germania, ha aumentato il divario poveri/ricchi all’interno e ha reso neocolonia il suo Est. Ha condotto alla crisi profonda i suoi membri mediterranei e non solo, ha reso abituale il ricorso a interventi militari, ha esautorato il pensiero e l’azione politica.
L’economista inglese di origine sudafricana, allora nei suoi 74 anni, aveva previsto con drammatica lucidità la corsa nel fosso dei Paesi europei, come i ciechi del dipinto di Bosch. Ripubblicare questo libro, a diciotto anni di distanza, ha il significato di dirsi che «capire è possibile»: si vedeva da allora la corsa allegorica nel fosso dei Paesi europei e i costi deflagranti per le periferie dell’Europa e per altri Paesi colonizzati dall’Europa stessa.
Tra altri vent’anni, seguendo questa strada, la forbice povertà/ricchezza sarà totalmente spannata, le guerre saranno abituali, il pensiero politico e la contestazione latitanti, la miseria avrà sostituito la povertà, lo spirito sarà avvilito nel povero, ma anche nel ricco, che dovrà sempre più mentire a se stesso. Questa opera, come altre di Jaffe, è destinata a divenire un classico del pensiero critico contemporaneo; basti tra tutte ricordare Via dall’azienda mondo (1995).
La crisi in cui sta entrando l’Europa dà segni, non solo nella nostra periferia, di totalitarismo strisciante.
Quando la povertà sarà trasformata in miseria anche nelle mura di casa, saremo nuovamente in una situazione totalitaria. Pessimismo? No, ottimismo! Fiducia che si può avere un’Europa differente, più povera, con banche nazionalizzate che si «rimettano a fare le banche» con forme di reale distacco dagli organismi economici internazionali, ecc. (rimando per questo a Il risveglio dei Maiali, uscito presso Jaca Book nel settembre 2011 a firma Vasapollo, Arriola e Martufi).
Il totalitarismo è l’estremo disordine, il secolo scorso lo ho vissuto in forme macroscopiche anche a livello europeo. Un mondo totalitario in mano agli organismi finanziari non sarà meno inquietante.