In dialogo sul cristocentrismo
-Lettura dei saggi di Giacomo Biffi. Opuscoli 14
(Già e non ancora)EAN 9788816304673
Raccogliendo le introduzioni e le presentazioni che il teologo Inos Biffi ha scritto alle opere del card. Giacomo Biffi e corredandole con un saggio complessivo è nato un vol. in grado di valere come lettura unitaria della riflessione teologica del cardinale, arcivescovo emerito di Bologna. L’amore per la «divina Sofia», centrato sul Cristo e aperto al progetto salvifico di Dio e alla realtà dell’esistente viene interpretato come «teologia dell’integralità cristiana». E cioè un’argomentazione che unisce cristologia, mariologia, ecclesiologia, Bibbia e tradizione in una trattazione organica e suggestiva.
Tratto dalla rivista Il Regno n. 4/2010
(http://www.ilregno.it)
L’autore raccoglie in questo libro le varie presentazioni, introduzioni o prefazioni composte per gli scritti teologici del suo omonimo stimato amico, il cardinale Giacomo Biffi, arcivescovo emerito di Bologna. Il leit motiv dei saggi del cardinale è il cristocentrismo, intuizione giovanile, divenuta l’argomento di una vita e il segnavia di un’esistenza. Si tratta di «una teologia della integralità cristiana» (p. 42). Il cristocentrismo riconosce «che Cristo redentore, nella condizione di Crocifisso Risorto quale di fatto è esistito ed esiste, è dal principio, o dall’eternità, la “ragione assoluta e unica” di tutto quanto si trova “al di fuori” della Trinità» (p. 18). Il saggio si compone di una Premessa (di Giacomo Biffi), ritenuta “doverosa”, in cui si rievoca quella provvidenziale infatuazione per la divina Sofia (la teologia) che ha segnato il suo atteggiamento interiore verso la rivelazione e il suo rapporto nei confronti dell’evento cristiano. Segue una Presentazione nella quale Inos Biffi spiega l’origine di questa raccolta di saggi e si pronuncia sul cristocentrismo di Giacomo Biffi suggerendo la teologia del cardinale per una “nuova evangelizzazione” e per un rinnovamento intelligente del pensare teologico. Seguono sette capitoli ben strutturati.
Il primo capitolo è dedicato al saggio Tu solo il Signore. Saggi teologici di altri tempi. Si tratta di un scritto del 1987, in cui sono raccolti i contributi teologici di Giacomo Biffi prodotti durante gli anni di docenza tra il ’55 e il ’64 del secolo scorso. Nel riflettere su questi articoli, Inos presenta i maestri della scuola teologica di Venegono (Giovanni e Carlo Colombo, Gaetano Corti e Carlo Figini); gli autori che hanno influito sulla formazione di Giacomo Biffi (tra cui Newman, Adam, Scheeben, Verrièle, Galtier, Yves de Montcheuil e de Lubac, oltre a Rousselot e Solov’ëv); mostra come l’itinerario teologico di questi saggi sia attraversato dagli interrogativi sugli stati di natura, sul rapporto tempo ed eternità e la categoria medievale di evum, sul fine dell’incarnazione e sul primato di Cristo, sul concetto di soddisfazione vicaria posto in dialettica relazione con quello di espiazione solidale. Sono tematiche che, se nell’arco della produzione e della riflessione di Giacomo Biffi hanno trovato spazio, sviluppo e approfondimento, sembra che non siano state di grande interesse per la teologia postconciliare, spostata non più sulla “svolta cristologica”, ma sua quella cosiddetta “antropologica” (cf. p. 35). Segue una critica alla teologia attuale, a volte incapace di rivolgersi all’“uomo di sempre”; una teologia che intende connettere e giustapporre al disegno divino un piano terrestre di promozione umana.
Questo capitolo si conclude con la spiegazione del metodo teologico di Giacomo Biffi: rivisitare tesi classiche volendo risalire all’intelligenza dell’intero; prestare attenzione alla storia e alla teoretica; usare il rigore metodologico critico avvalendosi del principio oggettivo (il mistero di Cristo posseduto nella fede) e soggettivo (la comprensione che Gesù ha della realtà, a noi partecipata nell’atto di fede) che presiede ogni conoscenza sintetica delle verità salvifiche; presentare una teologia concreta, propria di chi porta all’emergenza i dati reali del disegno di Dio. Nel secondo capitolo, Inos Biffi presenta Alla destra del Padre, la sintesi di teologia sistematica del cardinale, prodotta nel 1970 dopo la stesura degli articoli scientifici degli anni della docenza a Venegono. Questa sintesi è il tentativo di contemplare il disegno divino che, precedendo eternamente il tempo e le sue vicissitudini, ne è la ragione, la forma, il fine e la sostanza. Si fa riferimento alle derive cui la teologia, da sempre sacra doctrina, negli anni ’70 come anche oggi, rischia di andare incontro: cedimenti acritici verso posizioni e influssi di radice kantiana; il rifiuto della metafisica; la liquidazione della teologia della tradizione (san Tommaso incluso), tacciata di essere succuba dell’aristotelismo tra le più preoccupanti. Il terzo capitolo è dedicato alla pubblicazione del 1996 relativa all’antropologia cristocentrica, dal titolo Libertà di Cristo.
Questo saggio intende essere una nuova esplorazione del disegno divino, che richiama alcuni elementi specifici trattati all’interno della tesi di Dottorato circa La colpa e la libertà nell’odierna condizione umana (1959). Il cardinale ha mostrato come da una cristologia originaria condizionante, che presiede al progetto divino e non condizionata (dal peccato dell’uomo), si pervenga a un’antropologia omogeneamente cristocentrica. Dalla questione antica sulla colpa inevitabile, per certi versi percepita come oziosa, si perviene, nelle sue conclusioni, a conseguenze concrete e affascinanti, alla considerazione che siamo creature volute come riscattare da principio (ab aeterno). L’orizzonte ermeneutico del reale è l’unico disegno del Padre. All’inizio di tutto c’è il Cristo Redentore, acquisizione contestualizzata nel saggio Approccio al cristocentrismo (1994). Immanente a ogni uomo che nasce e preveniente la sua condizione di peccatore, è il perdono nel Figlio crocifisso. L’uomo non è trovabile, teologicamente parlando, se non in Gesù Cristo, morto e risorto. Dunque, l’uomo che arriva all’esistenza non è né schiavo né libero, è liberto di Cristo, secondo una felice espressione di sant’Ambrogio. Il quarto capitolo è dedicato a un saggio singolare: si tratta di Canto nuziale. Esercitazioni di teologia anagogica, considerato un epitalamio alla divina Sofia. L’opera è definita “canto” perché sotto l’argomentazione precisa con cui procede l’autore si percepisce una profonda emozione nel seguire le vicissitudini della divina Sofia. È “nuziale” perché analizza il mistero sponsale alla luce di cinque anagogie (letture dall’alto), mistero vissuto dal Verbo a partire dal livello divino originario nel disegno di Dio (la Sapienza) fino alla sponsalità nell’incarnazione, nella Vergine Maria, nella chiesa, nella sessualità umana. Letture illuminanti e dalle quali viene sottolineata l’urgenza, per la teologia, speculativa o pratica che si voglia intendere, di alzare lo sguardo, ricordando sempre che essa – la teologia – si rivela interessante nella misura in cui non cessa di essere se stessa, e quando non svende la verità sul mercato della novità appariscente, quando resta, cioè, scienza ecclesiale della fede.
Nel quinto capitolo, in cui si esamina un saggio breve (Linee di escatologia cristiana), il professore mostra l’intento del cardinale: rispondere al problema escatologico. Si tratta di linee (il disegno è appena abbozzato e sintetico, anche se compiuto) di escatologia (l’oggetto è ciò che la speranza attende oltre la vita terrestre) cristiana (la riflessione non solo è intraecclesiale, ma vede Cristo come oggetto primo e diretto di questa ricerca, un’escatologia capitolo della cristologia). È un saggio che affronta temi decisivi: il tempo che stiamo vivendo, tra la battaglia vittoriosa e la celebrazione del trionfo; il senso del giudizio; la risurrezione come conformità a Cristo; il tema dei corpi risorti, e poi l’inferno, la dannazione, il mistero del purgatorio e altri temi classici di escatologia. Al capitolo sesto, dal titolo Una teologia “utile” alla pastorale, è affidata la rilettura del saggio Approccio al cristocentrismo. Note storiche per un tema eterno. Emerge chiaro come la questione del cristocentrismo si risolva nell’appurare quali siano i rapporti oggettivi tra Cristo e l’universalità delle cose. L’autore parla di approccio: esaminare quegli interrogativi che nella tradizione si sono avvicendati intorno al tema del cristocentrismo. Il discorso sul cristocentrismo si offre come un’analisi chiarificatrice della “signoria cosmica” di Cristo, fondata sulla sua relazione intrinseca con l’universo. Tale evento è e resta per noi rivelato e non dedotto, rivelato in un disegno divino. Anzi, è il disegno che l’uomo non poteva immaginare, ma soltanto ricevere nella fede. In questo breve scritto Giacomo Biffi affronta le questione classiche della cristologia (la questione ipotetica; la questione del motivo dell’incarnazione; la questione dell’ordine delle predestinazioni; le prerogative del disegno di Dio; i rapporti tra Cristo e l’universo; la questione della preesistenza di Cristo) per giungere a una valutazione cristocentrica degli uomini e delle cose. Il settimo capitolo concentra la sua attenzione sul pensiero di Giacomo Biffi circa la chiesa. Nel saggio La Sposa chiacchierata. Invito all’ecclesiocentrismo, Biffi affronta i temi dell’appartenenza ecclesiale; della chiesa “madre”; il rapporto chiesa e Regno; l’ecclesiocentrismo e la vita cristiana; oltre agli assiomi antichi ma sempre pertinenti (“fuori dalla chiesa non c’è salvezza”), oppure lo slogan sulla chiesa peccatrice e il tema del “perdonismo”.
Il testo si conclude con due appendici che forniscono, dell’arcivescovo emerito di Bologna, l’immagine di un teologo e pastore dal magistero esemplare. Un teologo dallo spirito accorto e dalla sana dottrina, dal magistero cristocentrico, dal pensiero coraggioso, concreto, gioioso, dallo stile pastorale sagace e dalla parola ponderata e libera. Sant’Ambrogio, nell’Epistola 74, afferma: «Per un vescovo non c’è nulla di tanto rischioso davanti a Dio e tanto vergognoso davanti agli uomini, quanto non proclamare liberamente il proprio pensiero». Queste parole si addicono al cardinale Giacomo Biffi che ha sempre mostrato franchezza di parola e coerenza di vita. A buon diritto si senta, allora, benedetto figlio e allievo di questo grande vescovo della Chiesa milanese, maestro della fede di ieri e di oggi, sicuro riferimento per la chiesa di tutti i tempi.
Tratto dalla rivista Asprenas n. 1-2/2010
(http://www.pftim.it)
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