Nato a Smirne (Asia Minore) tra il 140 e il 160, Ireneo fu discepolo di san Policarpo, tramite il quale si situava in diretta connessione con la tradizione apostolica. Per ragioni sconosciute lasciò l'Asia Minore e si recò in Gallia, dove divenne il secondo vescovo della Chiesa di Lione dopo il martirio di san Potino nel 177. Si tratta del più grande teologo di questo secolo e di un “vero fondatore della teologia cattolica” (J. Ratzinger). La sua opera, che oggi ripresentiamo, scritta in lingua greca, ci è arrivata soprattutto nelle versioni armena e latina. Il trattato in cinque libri Contro le eresie, come è comunemente chiamato, si configura come una confutazione dei sistemi gnostici e, a partire da qui, come un'ampia esposizione della dottrina cristiana e della fede della Chiesa. La Esposizione della predicazione apostolica è un testo molto breve, ritrovato nel 1904, una sorta di catechesi su Dio, la Trinità, Gesù Cristo, che collega l'Antico e il Nuovo Testamento. La Lettera dei martiri di Lione, che fu da Ireneo portata a Roma al papa Eleutero, è infine il resoconto dei testimoni oculari della persecuzione ed è a ragione ritenuta una perla della letteratura antica sul martirio.
Abilissimi nel rivestire di parole e concetti biblici i sistemi religiosi da loro inventati, gli gnostici erano di fatto un'insidia tremenda per i cristiani più inesperti. Svuotando di senso il nucleo “scandaloso” della fede (l'incarnazione, la croce e la risurrezione, il battesimo), essi sembravano maestri di una diversa e più acuta conoscenza delle realtà umane. Diffondevano modelli di vita vuoti di impegno morale, deridevano la carità e il martirio ostentando una superiorità intellettuale nei confronti dei semplici fedeli.
L'affermazione della gnosi sarebbe stata la perdita della novità cristiana. Ireneo lo coglie perfettamente e indica alla Chiesa l'assoluta superiorità dell'economia divina, da Dio stesso realizzata e consegnata con tutta chiarezza nelle Scritture e nella vivente Tradizione degli apostoli. Egli la chiama semplicemente “la verità”, davanti alla quale solo gli eretici possono rimanere ciechi. E elabora, diversamente da essi, una teologia piena “di armonia e di coerenza”, che rimane di indubbio fascino e attualità soprattutto ai nostri giorni.