Lessico della sociologia relazionale
(Percorsi)EAN 9788815263896
Il Lessico della sociologia relazionale si configura come un valido strumento per una migliore comprensione della complessa società odierna, in continua trasformazione nelle sue forme e nei suoi costrutti. Attraverso una vasta analisi di diversi termini e di concetti base della sociologia, in particolare della sociologia relazionale, ci fornisce un’analisi accurata della dimensione relazionale dell’essere umano. Il testo si presenta, già dalle prime pagine, di scorrevole lettura e, man mano che si prosegue nello sfogliare le pagine, si ha modo di formarsi progressivamente un’idea precisa della sociologia relazionale. La “sociologia relazionale”, come disciplina, è stata formulata da Pierpaolo Donati, e il suo Manifesto può essere considerato l’Introduzione alla sociologia relazionale del 1983. Obiettivo di questa disciplina è cercare di coniugare due paradigmi conoscitivi, praticamente alternativi, che si sono andati delineando con la nascita della sociologia. Tali paradigmi considerano l’uomo o come soggetto o come oggetto della società: da questa diversa visione ne scaturisce, nel primo caso, lo studio dell’azione sociale intesa come opera dei diversi soggetti, nel secondo come studio della società quale sistema formato da strutture sociali oggettivate. In questo tentativo di coniugare questi due punti di approccio allo studio della società, la sociologia relazionale tende, invece, a considerare la società come relazione.
La sociologia classica ha sempre considerato le relazioni sociali (Marx, Durkheim, Weber, Simmel, Parsons, Luhmann), ma quasi nessuno ha compiuto l’operazione che viene proposta dalla sociologia relazionale: «partire dal presupposto che “all’inizio c’è la relazione”, ossia che ogni realtà sociale emerge da un contesto di relazioni e genera un contesto di relazioni essendo essa stessa relazione sociale» (P. DONATI, Che cos’è la sociologia relazionale? Breve itinerario di conoscenza della teoria relazionale in sociologia, Bologna 2007, 1). In quest’ottica, afferma Donati, la relazione, l’insieme delle relazioni rappresentano il presupposto epistemologico dell’analisi della sociologia relazionale.
Quest’ultima, inoltre, non si qualifica quale semplice “ponte” tra altre sociologie, in particolare tra quelle che pongono all’inizio o l’individuo o il sistema, ma rappresenta, sostiene il fondatore di tale teoria, una prospettiva nuova e autonoma, che può essere denominata “teoria relazionale della società” ovvero un programma di ricerca che si basa su un approccio originale e si serve di metodologie e tecniche specifiche formulando teorie contestuali: «Come tale, la sociologia relazionale elabora una “teoria della società” che aspira a mettere in luce ogni parzialità e riduzionismo, a favore di una conoscenza comprendente e aperta a tutti gli apporti che singole e più circostanziate teorie sociologiche possono offrire» (ivi 2).
Nella Premessa, gli autori, dopo aver evidenziato come la sociologia relazionale oggi si sia diffusa a livello internazionale, illustrano le ragioni della necessità di disporre di un lessico di sociologia relazionale. Affermano che conoscere innanzitutto il lessico risponde a esigenze indispensabili per il sapere sociologico, sia dal punto di vista conoscitivo, per osservare, spiegare e interpretare i fenomeni sociali, sia da quello operativo, per poter effettuare un qualsiasi intervento sociale. Le voci che compongono il lessico intendono mostrare come «sia possibile mettere a fuoco le dimensioni immateriali, ma tangibilmente costitutive dell’agire personale, intersoggettivo e sociale, qualora si adotti il punto di vista della sociologia relazionale» (p. 10).
Il lessico fornisce un’ottima chiave di lettura per comprendere la complessità del vivere sociale rispettando la complessità del reale. Infatti la sociologia relazionale si articola su tre pilastri: l’ontologia sociale con la relativa epistemologia, la metodologia di indagine empirica e la pragmatica applicativa. Essi, combinati in modo interattivo e sinergico tra loro, consentono di ottenere una visione ampia e aperta dei fatti sociali. In tal modo la sociologia relazionale può realizzare un’osservazione dei fenomeni sociali che nonostante la loro intrinseca immaterialità possono tuttavia essere colti e interpretati in maniera concreta, spiegando il farsi della società come un campo di relazioni che generano i contesti sociali nei quali si svolge l’esistenza umana. In sintesi, come affermano gli autori, l’insieme delle voci trattate e declinate nel Lessico, costituisce un corpus unitario del sapere sociologico, che consente di passare in rassegna i vari aspetti della scienza sociologica e nello specifico della sociologia relazionale: quelli epistemologici, teorici, metodologici e pragmatici.
Ogni voce del lessico è organizzata in tre distinte sezioni: la prima presenta l’esposizione del concetto attraverso citazioni tratte dai lavori di Donati, offrendo al lettore la possibilità di ritrovare immediatamente la definizione e il significato del concetto trattato dalla sociologia relazionale; la seconda sezione include riferimenti a scritti di Donati, ritenuti fondamentali per seguire l’elaborazione del concetto. La terza fase, infine, presenta gli sviluppi del tema in altri autori. Tra le voci trattate dal lessico che, a nostro avviso, meritano una particolare attenzione e rendono la lettura di tale volume singolare e stimolante, vanno menzionate certamente quelle di Educazione relazionale, Famiglia: genoma familiare, Persona, Analisi relazionale, Laicità, Bene relazionale.
La trattazione della voce Analisi relazionale (pp.15-18), ad esempio, offre spunti significativi per comprendere il sistema. Donati ritiene l’analisi relazionale parte del sistema conoscitivo relazionale. Essa si basa sullo schema AGIL, che si articola in: metodologia A, formulata come analisi relazionale; teoria G, che consiste nel comprendere e spiegare i fenomeni sociali in quanto generati da relazioni sociali e consistenti in relazioni sociali; paradigma I, che è quello che osserva la società come rete; approccio L, che consiste nel vedere la società sotto l’ottica della relazionalità. Nel Glossario del volume Sociologia. Una introduzione allo studio della sociologia (Padova 2006) Donati l’aveva definita in questo modo: «l’analisi relazionale è quella modalità di leggere il sociale, che assume la relazione sociale come unità di riferimento, per la rilevazione-descrizione-interpretazione-spiegazione dei fenomeni sociali. Essa si distingue nettamente dalle analisi sociologiche che assumono come unità di riferimento l’individuo. L’analisi relazionale implica un’epistemologia relazionale (all’inizio c’è la relazione), si svolge mediante un paradigma analitico relazionale (la società come rete), e conduce a una pragmatica relazionale (intervento sulle relazioni, dette di rete). Sul piano applicativo, l’analisi relazionale osserva i problemi sociali come situazioni generate da relazioni sociali e quindi comporta interventi che cercano di risolvere i problemi attraverso la modificazione delle (reti di) relazioni che ne sono all’origine» (p. 225). Inoltre, sempre secondo Donati, il percorso dell’analisi relazionale deve seguire 5 regole fondamentali: a) scegliere tra un’osservazione descrittiva o problematizzante; b) definire il fatto osservato ed eventualmente problematizzato come relazione sociale; c) considerare il fatto come emergente da una black box, entro la quale si snoda il processo generativo del fatto stesso; d) studiare il fatto come una realtà sui generis, di natura emergenziale, derivante da processi di morfostasi/ morfogenesi; f) eventualmente innescare un processo di ODG, cioè di osservazione diagnosi-guida relazionale, che faccia dell’analisi relazionale il presupposto per l’intervento in campo sociale
Questo significa partire dalle osservazioni su un fatto sociale, tematizzarlo come problema (cioè chiedersi il perché esista e come sia possibile definirlo come relazione), chiedersi perché esso emerga, costruire un disegno di ricerca individuando i fattori soggettivi e oggettivi rilevanti che possono aver generato il fatto separato e, successivamente, porre tali fattori in un sistema di relazioni (la black box) il quale deve offrire una spiegazione al come si genera il fenomeno.
Quindi, ogni fenomeno studiato viene considerato come fatto sociale, cioè come azione reciproca di soggetti umani o anche di fattori impersonali. Altra voce significativa per l’innovazione lessicale introdotto da Donati, è quella di Famiglia: genoma familiare (pp. 93-98). Tale terminologia è stata adottata da Donati nel 2006 e rappresenta la sintesi del pensiero della sociologia relazionale sulla famiglia. Essa viene definita come relazione sociale specifica, sui generis, che consiste nell’intreccio combinato di quattro elementi legati tra loro: il dono, la reciprocità, la generatività, la sessualità, intesa come amore coniugale. In estrema sintesi, per Donati, il dono, va inteso come “dare per primi”; la norma della reciprocità o scambio simbolico, è quel processo per cui ciascuno aiuta l’altro sapendo che l’altro farà lo stesso in caso di bisogno; la sessualità, è la relazione di coppia e la generatività è da intendersi come avere figli o almeno desiderarli. La relazione familiare come alleanza tra genere e generazioni rappresenta una categoria fondamentale, la quale include aspetti relazionali, che sono comunque influenzati da quelli biologici e psicologici. Donati sottolinea, inoltre, come il genoma familiare, ereditato dalle generazioni precedenti, sia sostanzialmente permaso e rimasto inalterato nel tempo nella relazione familiare, nonostante le profonde trasformazioni che la famiglia ha subito negli anni con le sue diverse sperimentazioni e declinazioni.
Anche la voce Laicità (pp. 143-146) è trattata in modo molto singolare nel testo, anche perché Donati la considera inadeguata nella società dopo-moderna se semplicemente intesa come «neutralità etica delle istituzioni pubbliche». Per il sociologo è possibile dare due interpretazioni di neutralità: la prima, nel senso di indifferenza verso le differenti tradizioni religiose da parte della società, l’altra, nel perseguimento attivo di valori che negano la trascendenza. Nella seconda accezione lo stesso rifiuto della trascendenza diviene una forma di religione, una forma di ideologia con possibilità di creare intolleranza, quindi è inaccettabile, ma anche nel primo caso la spiegazione non è del tutto esauriente.
Per l’autore laicità significa “spirito delle distinzioni”, ovvero autonomia delle realtà temporali rispetto alle realtà soprannaturali, senza però spezzare la relazione tra di esse. In questo modo la laicità porta all’argomentazione razionale e all’incontro tra posizioni diverse, che tutti possono comprendere anche se non necessariamente condividere. La laicità diviene quindi, nella prospettiva di Donati, non indifferenza verso le culture, ma la capacità di vagliarle alla luce dei diritti umani.
Alla luce di tali affermazioni anche il concetto di Stato laico assume un suo significato: «non è quello che autorizza la libertà religiosa, né tantomeno la regola in base a principi politici, come quello dell’uguaglianza delle confessioni […]. Lo stato laico è quello che si limita riconoscere la libertà originaria delle persone nel professare la loro fede e fa propri quei valori e norme che emergono in maniera condivisa dal dibattito pubblico fra religioni sulla base di argomentazioni razionali» (p. 144). Bisogna però tener conto che il termine “razionalità” per l’autore deve essere inteso quale capacità di creare un confronto, un dialogo, solo in tal modo essa diviene capace di cogliere le diversità culturali, in un mondo che diventa sempre più complesso e plurietnico.
Senza dubbio il Lessico presenta in maniera esaustiva una nuova teoria sociologica che certamente potrà contribuire a comprendere i fenomeni e i rapporti sociologici. L’analisi relazionale, ad esempio, ha mostrato una notevole potenzialità nella rilettura in chiave relazionale della maggior parte dei temi classici della sociologia. Attraverso di essa e il suo specifico modello è stato possibile far risaltare la specificità del terzo settore e della soggettività sociale della famiglia. Anche nell’ambito delle politiche sociali, l’applicazione della metodologia relazionale permette di analizzare le realtà regionali ed elaborare un piano nazionale di politiche familiari.
Tratto dalla rivista "Aprenas" n. 2-4/2017
(http://www.pftim.it)
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