I costi dell'illegalità. Camorra ed estorsioni in Campania
(Percorsi)EAN 9788815139870
Nella ripresa degli studi e delle analisi di natura sociologica, antropologica, storica, economica, organizzativa sulla camorra campana nelle sue varie dimensioni e aspetti, realizzatasi negli ultimi anni, al di là della letteratura romanzata, della narrativa o dell’inchiesta giornalistica che è proliferata, nella regione campana finora «il fenomeno estorsivo non era stato sottoposto ad una indagine scientifica che con un approccio multidimensionale, quantiqualitativo, intrecciando competenze economiche, sociologiche e giuridiche ne scandagliasse i diversi aspetti» (24).
Viene perciò a colmare un vuoto di analisi la pubblicazione a nome della Fondazione Chinnici, a cura di due sociologi, uno dell’Università di Napoli Federico II (G. Di Gennaro) e l’altro dell’Università di Palermo (A. La Spina). Il volume si caratterizza per un approccio rigoroso al fenomeno estorsivo in Campania e per dati quantitativi e qualitativi affidabili, che arricchiscono le dimensioni dell’analisi e la comprensione del fenomeno. Il volume si inserisce in un programma di ricerca promosso dalla Fondazione Chinnici di Palermo sui costi delle varie forme di illegalità, che ha trovato una sua prima applicazione nella ricerca sui costi dell’attività estorsiva della criminalità mafiosa in Sicilia (A. La Spina, I costi dell’illegalità. Mafia ed estorsioni in Sicilia, il Mulino, Bologna 2008) e una seconda edizione nella presente ricerca che ha come scenario la Campania e l’attività estorsiva praticata dai differenti gruppi della Camorra con un affinamento delle metodologie di indagine. La presentazione e analisi dei risultati si avvale dei contributi di magistrati (F. Roberti), esponenti delle istituzioni (Prefetto A. Pansa), di studiosi e ricercatori dell’ambito sociologico, economico e giuridico, e dell’associazionismo antiracket (T. Grasso). Il tema dell’illegalità diffusa fa da sfondo a molti degli interventi presenti nel volume tra cui quello del Prefetto di Napoli Pansa che intravede nel contesto regionale la presenza di un humus favorevole alla sopravvivenza della Camorra, che va al di là delle forme organizzate dell’agire mafioso, e si manifesta in un insieme di pratiche, abitudini, costumi, azioni, modi di fare, comportamenti non coincidenti con il rispetto delle regole, delle norme della vita collettiva.
A suo avviso un debole senso della legalità si ritrova anche nelle istituzioni amministrative locali, e negli stessi modi di fare economia da parte di molti imprenditori dell’area. Anche Roberti nel suo contributo sostiene che se l’economia locale è inquinata e annaspa si deve al rapporto che intercorre tra la Camorra e i territori in cui è insediata, perché si avvantaggia di una più diffusa presenza di comportamenti illegali di cui sono promotori imprenditori, commercianti, professionisti, esponenti politici, burocrati, amministratori locali - e di quella che in altra pubblicazione il De Gennaro ha definito e tematizzato “borghesia camorristica”. perché modula le proprie attività in modo tale che siano sempre violate le leggi (fiscali, amministrative, civili, penali, del lavoro). Oggetto della ricerca è stata l’attività estorsiva praticata dai gruppi di camorra in due aree ad alta intensità criminale: Napoli (e provincia) e Caserta (e provincia). L’indagine è stata limitata a questi due distretti giudiziari sia per la più facile disponibilità del materiale giudiziario sia per la oggettiva maggiore presenza, rispetto ad altre province campane, delle forme associate criminali. L’obiettivo era, come nella prima ricerca, quantificare l’impatto che le estorsioni hanno sulle imprese nelle due aree metropolitane indicate. In particolare offrire una stima del prelievo complessivo e medio, di natura economica, gravante sulle imprese di tali aree e individuare i settori merceologici più tartassati, nonché le modalità attuative delle attività estorsive. Dall’indagine risulta che il costo medio annuo sopportato dal sistema produttivo napoletano e casertano a seguito delle estorsioni subite dagli imprenditori è di circa 950 milioni di euro l’anno. Una percentuale pari a quasi il 2% della ricchezza prodotta nell’area che così viene sottratta.
A Caserta un’impresa paga in media 10 mila euro l’anno, a Napoli 8 mila. Tra i settori economici presi in considerazione, quello del commercio al dettaglio e delle costruzioni presentano una maggiore frequenza, seguiti dal settore degli alberghi e ristoranti e del commercio all’ingrosso. Il settore merceologico più tartassato in assoluto è quello dello smaltimento dei rifiuti solidi e delle acque di scarico specialmente nella provincia Caserta. Il campione preso in considerazione era composto da 785 casi di racket registrati nelle province di Napoli e Caserta emersi dalla consultazione di oltre 1200 casi giudiziari tra ordinanze e sentenze. Le osservazioni coprono l’arco temporale di un ventennio (1990-2009). Parallelamente sono state eseguite interviste strutturate a 45 magistrati, 20 testimoni privilegiati (operatori delle forze dell’ordine), 30 vittime di estorsioni (aderenti ad associazioni antiracket). Bisogna poi segnalare che 2.248 intercettazioni telefoniche e ambientali sono state analizzate con metodo del tutto innovativo, mediante un software informatico, allo scopo di individuare e approfondire temi e relazioni tra significati lessicali che rimandano a determinate azioni, gestioni di ruoli, appartenenze a clan, riferimenti territoriali, trasmissioni di ordini, ecc., che ha valenze non solo analitiche ma anche giudiziarie. Sinteticamente, su un piano comparativo, sembra emergere che l’attività estorsiva praticata in Campania presenta un maggior grado di differenziazione rispetto a quella praticata in Sicilia e non del tutto ascrivibile al carattere protettivo. «Tra le due polarità estreme dell’asse (predatoria/protettiva) riscontriamo una maggiore molteplicità di forme che, specie nella città di Napoli e nella sua area metropolitana, si generano per adattabilità territoriale, densità dei gruppi criminali, breve ciclo di vita di clan, basso radicalmente territoriale, tipologia organizzativa del gruppo criminale.
A queste diverse forme sempre più si va associando e sviluppando la tipologia estorsiva che ha carattere di ”servizio truccato”. Ossia imposizione di beni e servizi talora prezzi nient’affatto vantaggiosi» (29-30). Insieme al contributo della base empirica utilizzata che consente una più accurata analisi degli effetti economici e sociali dell’attività estorsiva, il volume, specie nell’analisi sociologica attenta del Di Gennaro, si manifesta ulteriormente utile a diagnosticare peculiarità e recenti trasformazioni delle organizzazioni camorristiche, delle loro modalità operative e strutture organizzative.
Tratto dalla rivista "Rassegna di Teologia" n. 3/2012
(www.rassegnaditeologia.it)