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Descrizione
La creazione del mondo e la ribellione dei Titani, la fine dell'Età dell'Oro, il viaggio di Ulisse, le fatiche di Ercole, Teseo e il Minotauro, Giasone e il vello d'Oro, Perseo e la Gorgone, Edipo e la Sfinge, Dioniso e le Baccanti... I miti greci raccontano storie appassionanti, ricche di personaggi - uomini e dei - che continuano ad affascinarci. Soprattutto, i miti greci sono alla base della nostra filosofia e della nostra civiltà. Hanno plasmato la nostra concezione del mondo. Sono entrati profondamente nel nostro linguaggio: "il pomo della discordia", "prendere il toro per le corna", un "dedalo di viuzze", "il vaso di Pandora" sono tutte espressioni che arrivano dalla mitologia greca, anche se ce ne siamo dimenticati. Di più. L'insieme dei miti ci offre una rappresentazione del mondo, che appare come un ente buono e luminoso, dominato dall'armonia; ma i miti ci dicono anche che se l'universo fosse nato in perfetto equilibrio, allora non ci sarebbe vita. La lotta contro il caos è necessaria, fin dagli inizi, dai tempi della lotta tra i Titani e Zeus. E dalla lotta tra chi difende l'ordine e chi lo vuole sovvertire nascono catastrofi e tragedie. Luc Ferry esplora i miti greci da par suo, con chiarezza e competenza. Ci fa capire il loro significato profondo e le loro implicazioni filosofiche.
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DETTAGLI DI «Imparare a vivere. La saggezza dei miti»
Tipo
Libro
Titolo
Imparare a vivere. La saggezza dei miti
Autore
Ferry Luc
Traduttore
Lana E.
Editore
Garzanti Libri
EAN
9788811601012
Pagine
372
Data
2010
Collana
Saggi
Recensioni di riviste specialistiche su «Imparare a vivere. La saggezza dei miti»
La nostra cultura e il nostro pensiero sono per molti aspetti debitori della mitologia greca. Sviluppando la riflessione sulla stessa linea del suo noto testo Vivere con filosofia, Ferry, intellettuale ed ex ministro francese, enuncia così il messaggio di fondo della sua rivisitazione dei miti: «Scopo dell’esistenza umana non è, come penseranno poi i cristiani, ottenere con ogni mezzo, anche i più morali e i più difficili d’accettare, la salvezza eterna, giungere all’immortalità, perché una vita da mortale realizzata è di gran lunga superiore a una vita da immortale fallita. In altri termini, Ulisse è convinto che la vita “delocalizzata”, lontano da casa, senza armonia, fuori del proprio luogo naturale, ai margini del mondo, sia peggiore della morte stessa».
Tratto dalla Rivista Il Regno 2010 n. 20
(http://www.ilregno.it)
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