A Diogneto. Testo greco a fronte
(Religione e religioni)EAN 9788810604212
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DETTAGLI DI «A Diogneto. Testo greco a fronte»
Tipo
Libro
Titolo
A Diogneto. Testo greco a fronte
A cura di
Giobbe Gentili
Editore
Edizioni Dehoniane Bologna
EAN
9788810604212
Pagine
80
Data
gennaio 2006
Peso
130 grammi
Altezza
21,5 cm
Larghezza
14 cm
Collana
Religione e religioni
COMMENTI DEI LETTORI A «A Diogneto. Testo greco a fronte»
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Recensioni di riviste specialistiche su «A Diogneto. Testo greco a fronte»
Recensione di Celestino Corsato della rivista Studia Patavina
Non si contano oggi i titoli di una bibliografia che si arricchisce a dismisura attorno al gioiello-capolavoro dell’A Diogneto. Del tutto assenti nel primo millennio le informazioni sull’opera, si deve arrivare quasi alla metà del secondo millennio (nel 1436) per la fortunosa scoperta a Costantinopoli del testo, trasmessoci in un solo codice.
I critici moderni, mentre sono concordi nel riconoscere il valore, in certo modo «eccezionale», dello scritto («è opera di autentico interesse e non per la novità dei contenuti teologici…, ma per il taglio originalissimo con cui sono affrontati non solo nella tesi centrale, ma anche nel resto dell’opera, che mette in primo piano l’aspetto esistenziale individuale, inserendolo nella storia della salvezza»: p. 8), sono impegnati a studiarne le questioni relative all’autore, al destinatario, alla datazione, all’autenticità dei capitoli XI e XII. Le ipotesi proliferano, ma nessuna delle soluzioni proposte è così solida da ottenere il plauso unanime della comunità scientifica.
Il curatore del presente volume, dopo aver dedicato brevi pagine alle suddette questioni, riserva la maggior parte dell’Introduzione all’esame dei contenuti dottrinali (Dio-Padre; il Figlio di Dio: incarnazione, rivelazione, redenzione; l’uomo e la sua risposta al disegno di Dio), del metodo seguito («non una teologia che segua moduli, schemi e ordine di un’esposizione sistematica. L’autore procede per intuizioni abbozzate su cui ritorna in seguito anche più volte…»: pp. 21-22; 34), del «cur tardatio incarnationis», della «paradoxos politeia» (gli elementi della paradossale diversità cristiana in V,6-10), dei cristiani «anima del mondo» con il loro ruolo attivo nell’attuazione del disegno di salvezza («Dio ha loro assegnato un compito così grande che non è loro lecito sottrarsene»: VI,10, p. 51).
L’attualità dello scritto, di autore ignoto operativo nella seconda metà del II o agli inizi del III secolo, è stata autorevolmente evidenziata nella sesta decade del secolo scorso dalla citazione del cap. VI,1 da parte del Concilio Vaticano II in Lumen gentium 38. Ma è tutto il tracciato del testo che, a distanza di diciotto secoli, riserva liete sorprese di attualità al lettore contemporaneo: non solo nei celebrati capitoli V-VI, ma anche là dove si afferma che «il mistero del rapporto dei cristiani con Dio» non è possibile «poterlo apprendere da un uomo» (IV,6); che Dio ha inviato a noi non un subalterno, ma il Logos/Parola: lo ha inviato «con bontà e con mitezza; … lo ha inviato come Dio… per salvare gli uomini, per attrarli con la persuasione, non con la violenza: non c’è violenza in Dio» (VII,2.4); che, di fronte alla nostra ingiustizia che meritava castigo e morte, Dio «non ci ha odiati né respinti, né ha pensato di vendicarsi», anzi, proprio allora «giunse il tempo a partire dal quale Dio aveva prestabilito di manifestare la sua benevolenza e la sua potenza. …Egli stesso consegnò il proprio Figlio in riscatto per noi» (IX,2); che «quanto più numerosi sono i cristiani che vengono condannati, tanto più numerosi sono i nuovi cristiani» (VII,8); che all’uomo è possibile diventare «imitatore di Dio» (IX,4) amando Dio e il prossimo («signoreggiare sul prossimo, avere la meglio sui più deboli, diventare ricchi, fare violenza agli inferiori, non è infatti felicità, né, così facendo, si può imitare Dio… Piuttosto, chiunque prende su di sé il peso del prossimo; chi, in ciò in cui è superiore, vuol fare del bene a un altro che gli è inferiore; chi, fornendo a chi ne ha bisogno quanto possiede per averlo ricevuto da Dio, diventa un dio per quelli che ricevono, costui è imitatore di Dio» (IX,5-6).
Il volume propone il testo greco e a fronte la traduzione italiana condotta sulla seconda edizione di Henri Irénée Marrou (Du Cerf, Paris 19652). Le note a piè pagina, esplicativo-critiche delle scelte operate di volta in volta, documentano una conoscenza rigorosa sia del testo che degli studi moderni, citati in una Bibliografia essenziale alle pp. 71-73.
Tratto dalla rivista "Studia Patavina" 2007, nr. 1
(http://www.fttr.glauco.it/pls/fttr/V3_S2EW_CONSULTAZIONE.mostra_pagina?id_pagina=271)
I critici moderni, mentre sono concordi nel riconoscere il valore, in certo modo «eccezionale», dello scritto («è opera di autentico interesse e non per la novità dei contenuti teologici…, ma per il taglio originalissimo con cui sono affrontati non solo nella tesi centrale, ma anche nel resto dell’opera, che mette in primo piano l’aspetto esistenziale individuale, inserendolo nella storia della salvezza»: p. 8), sono impegnati a studiarne le questioni relative all’autore, al destinatario, alla datazione, all’autenticità dei capitoli XI e XII. Le ipotesi proliferano, ma nessuna delle soluzioni proposte è così solida da ottenere il plauso unanime della comunità scientifica.
Il curatore del presente volume, dopo aver dedicato brevi pagine alle suddette questioni, riserva la maggior parte dell’Introduzione all’esame dei contenuti dottrinali (Dio-Padre; il Figlio di Dio: incarnazione, rivelazione, redenzione; l’uomo e la sua risposta al disegno di Dio), del metodo seguito («non una teologia che segua moduli, schemi e ordine di un’esposizione sistematica. L’autore procede per intuizioni abbozzate su cui ritorna in seguito anche più volte…»: pp. 21-22; 34), del «cur tardatio incarnationis», della «paradoxos politeia» (gli elementi della paradossale diversità cristiana in V,6-10), dei cristiani «anima del mondo» con il loro ruolo attivo nell’attuazione del disegno di salvezza («Dio ha loro assegnato un compito così grande che non è loro lecito sottrarsene»: VI,10, p. 51).
L’attualità dello scritto, di autore ignoto operativo nella seconda metà del II o agli inizi del III secolo, è stata autorevolmente evidenziata nella sesta decade del secolo scorso dalla citazione del cap. VI,1 da parte del Concilio Vaticano II in Lumen gentium 38. Ma è tutto il tracciato del testo che, a distanza di diciotto secoli, riserva liete sorprese di attualità al lettore contemporaneo: non solo nei celebrati capitoli V-VI, ma anche là dove si afferma che «il mistero del rapporto dei cristiani con Dio» non è possibile «poterlo apprendere da un uomo» (IV,6); che Dio ha inviato a noi non un subalterno, ma il Logos/Parola: lo ha inviato «con bontà e con mitezza; … lo ha inviato come Dio… per salvare gli uomini, per attrarli con la persuasione, non con la violenza: non c’è violenza in Dio» (VII,2.4); che, di fronte alla nostra ingiustizia che meritava castigo e morte, Dio «non ci ha odiati né respinti, né ha pensato di vendicarsi», anzi, proprio allora «giunse il tempo a partire dal quale Dio aveva prestabilito di manifestare la sua benevolenza e la sua potenza. …Egli stesso consegnò il proprio Figlio in riscatto per noi» (IX,2); che «quanto più numerosi sono i cristiani che vengono condannati, tanto più numerosi sono i nuovi cristiani» (VII,8); che all’uomo è possibile diventare «imitatore di Dio» (IX,4) amando Dio e il prossimo («signoreggiare sul prossimo, avere la meglio sui più deboli, diventare ricchi, fare violenza agli inferiori, non è infatti felicità, né, così facendo, si può imitare Dio… Piuttosto, chiunque prende su di sé il peso del prossimo; chi, in ciò in cui è superiore, vuol fare del bene a un altro che gli è inferiore; chi, fornendo a chi ne ha bisogno quanto possiede per averlo ricevuto da Dio, diventa un dio per quelli che ricevono, costui è imitatore di Dio» (IX,5-6).
Il volume propone il testo greco e a fronte la traduzione italiana condotta sulla seconda edizione di Henri Irénée Marrou (Du Cerf, Paris 19652). Le note a piè pagina, esplicativo-critiche delle scelte operate di volta in volta, documentano una conoscenza rigorosa sia del testo che degli studi moderni, citati in una Bibliografia essenziale alle pp. 71-73.
Tratto dalla rivista "Studia Patavina" 2007, nr. 1
(http://www.fttr.glauco.it/pls/fttr/V3_S2EW_CONSULTAZIONE.mostra_pagina?id_pagina=271)
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