La vita consacrata e il nuovo ambiente digitale
-Sfide e opportunità formative
(Teologia spirituale)EAN 9788810541562
Il testo fa parte della nota collana delle Dehoniane che si occupa di teologia spirituale, formazione, vita religiosa e francescanesimo e che contiene studi, atti di convegni, ricerche, facenti riferimento all’Istituto di Spiritualità della Pontificia Università Antonianum in Roma. In questa occasione i curatori hanno accettato la sfida – certo impegnativa – di offrire una visione globale, all’interno del contesto formativo alla e nella vita religiosa, di quello che è il mondo digitale. A nostro parere si tratta di un compito riuscito e per questo cerchiamo di evidenziarne qui di seguito i principali meriti.
Il lavoro consiste essenzialmente nella presentazione degli atti del convegno Vocazione & connessione. Sfide formative per la vita consacrata nell’era del digitale, svoltosi all’Antonianum dal 22 al 24 settembre 2014.
Il testo, come affermano gli stessi curatori, ha una struttura «assai semplice» (p. 16). In effetti è suddiviso in tre parti:
- La comunicazione digitale: un nuovo ambiente per la formazione;
- Implicazioni antropologiche e psicologiche del mondo digitale;
- Ripensare la formazione spirituale nell’era digitale.
La prima parte si occupa fondamentalmente di prendere atto – da vari punti di vista – nelle opportunità come nei rischi, della realtà della comunicazione digitale come ambito che include direttamente la formazione alla vita religiosa. Quest’ultima non può esimersi del confronto con questa realtà, semplicemente perché c’è e c’è proprio nella vita dei religiosi, e non solo di quelli giovani o in formazione iniziale. I contributi di questa prima parte, infatti, cercano anzitutto di smitizzare i luoghi comuni a proposito di internet, del mondo dei cosiddetti nativi digitali, ecc. Viene in modo particolare evidenziato con chiarezza come non ci si possa accostare a questa realtà certamente nuova, ma oramai costante e imponentesi a ogni latitudine e longitudine, semplicemente parlando di uno o più mezzi di comunicazione. Si tratta in realtà di un mondo, di uno spazio vero e proprio, cioè di un ambiente in cui si può stare e di fatto si sta, spesso a lungo, vivendo un certo tipo di relazioni e lasciandosi così plasmare da esse, dal momento che quella della persona umana – come è stato osservato – è una identità relazionale (cf pp. 36-39). Di questa prima sezione fanno parte anche il contributo di Pina Ricceri (psicologa e formatrice), dal titolo: La comunicazione digitale: un nuovo ambiente per la formazione alla vita consacrata (pp. 21-52); quello di Charles Alphonse, segretario generale per la formazione dei frati minori cappuccini e psicologo, dal titolo: I social media: una sfida crescente per la formazione alla vita consacrata (pp. 75-88) e gli interventi della tavola rotonda (Formare a un sano rapporto tra vocazione e uso dei media) del convegno, guidata da A. Schmucki (psicologo e docente alla PUA), con la partecipazione del già citato C. Alphonse, di Marco Vianelli (formatore e giurista) e di Samuela Rigon (psicologa e docente alla PUA) (pp. 53-73).
La seconda parte si apre con l’articolo di Mario Pollo (professore di pedagogia alla LUMSA) dal titolo: Il sacro e la ricerca di senso nell’era dei social network. Un approccio di psicopedagogia culturale (pp. 91-115); continua poi con il contributo di Tonino Cantelmi (professore di psicologia e psicopatologia alla LUMSA e alla Pontificia Università Gregoriana) dal titolo: Vita consacrata in una società liquida: quale costruzione dell’identità umana e spirituale? (pp. 117-137); e si conclude con il testo di Anna Rita Colasanti (psicoterapeuta e docente alla Pontificia Università Salesiana di Roma), Diagnosi e terapia della dipendenza da internet (pp. 139-164). Questa seconda parte affronta più in dettaglio le conseguenze del navigare/surfare nel mondo virtuale e degli abusi che possono derivarvi a livello antropologico e psicologico, in modo particolare clinico.
Infine, la terza parte affronta la questione da un altro punto di vista, quello della teologia e, in particolare della teologia spirituale, per cercare di cogliere, nelle pieghe del costume della mentalità dei nostri giorni, il soffio dello Spirito che costantemente invita all’incontro con Cristo, alla conformazione a Lui e a relazioni autentiche nella Chiesa per la salvezza del mondo. In quest’ultima sezione incontriamo allora due contributi, uno decisamente più lungo di Bruno Secondin (docente di teologia spirituale alla PUG) dal titolo «Ecco, ho aperto davanti a te una porta...» (Ap 3,8). Esperienza spirituale nell’era digitale: riflessioni teologiche, ecclesiologiche, antropologiche (pp. 167-205); e quello di Johannes Freyer (docente di teologia francescana alla PUA) dal titolo: «Respondet». L’attinenza fra mondo digitale e spiritualità (pp. 207-214). Le conclusioni, infine, sono affidate a Carlo Maria Zanotti (formatore) con il suo testo dal titolo Vocazione e connessione digitale. Sfide e opportunità formative (pp. 215-220).
Alla fine del volume è stata inserita anche un’abbondante bibliografia di 10 pagine sull’argomento dal punto di vista dell’insegnamento del magistero della Chiesa e dei contributi specifici riguardanti la formazione, il contesto socio-culturale e l’ambito psicologico e clinico.
Come dicevamo all’inizio, il testo ha certamente raccolto la sfida di una ricerca a tutto campo su questo argomento tanto attuale e tanto necessario oggi, in vista di una formazione che sia veramente a servizio del bene integrale delle persone e delle comunità religiose. A nostro avviso, tuttavia, resta ancora aperta la questione di comprendere se il mondo digitale sia chiamato a essere per i religiosi solo una piattaforma di evangelizzazione, o se piuttosto in questo mondo virtuale si nascondano delle potenzialità di crescita personale, relazionale ed evangelica ancora inesplorate. Si tratta cioè di capire sempre meglio se sono solo “mezzi” che possono essere usati bene se diventano strumenti “pastorali” o se alla fine essi possono diventare (con un’opportuna educazione, crescita, integrazione, ecc…) degli ambiti, dei luoghi di crescita personale, di vera esperienza e condivisione ecclesiale, ecc. Il cammino in vista di questa riflessione lo si può intravedere nelle parole di B. Secondin, quando afferma: «è possibile passare dalla focalizzazione sulla gestione dei mezzi – con tutte le paure e i sospetti connessi degli anni ’90 – a un’esplorazione delle nuove possibilità per l’evangelizzazione e alla ricognizione dei nodi da sciogliere e delle ermeneutiche corrette da utilizzare. In linea generale, possiamo dire che sarà capace di un approccio dialogante, empatico e di discernimento non improvvisato né nevrotico chi già nella sua vita normale ha coltivato un’apertura mentale, è mentalmente flessibile e non fondamentalista, abitualmente si esercita a cogliere nel nuovo le possibilità inedite e non anzitutto il rischio per le abitudini stabilite» (p. 183).
Siamo certi, così, che formatori e formandi non potranno non trarne giovamento. Potrà essere utile per imparare un uso responsabile di questi mezzi, nella consapevolezza tuttavia che – alla fin fine – un uso veramente responsabile e maturo sarà sempre davanti a noi più come un compito che come un dato acquisito. Ma forse, e ancor prima di tutto ciò, questo testo dovrebbe poter aiutare a cominciare a dialogare e a riflettere senza pregiudizi e senza partiti presi su una realtà che, poiché ci coinvolge tutti, ci trova ancora tutti per certi versi impreparati e bisognosi di riflessione e di mutuo confronto.
Tratto dalla rivista "Miscellanea Francescana" n. III-IV/2016
(http://www.seraphicum.com)
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