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La Chiesa, «il corpo crismato». Trattato di ecclesiologia
(Corso di teologia sistematica)EAN 9788810503577
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Tipo
Libro
Titolo
La Chiesa, «il corpo crismato». Trattato di ecclesiologia
Autore
Militello Cettina
Editore
Edizioni Dehoniane Bologna
EAN
9788810503577
Pagine
784
Data
gennaio 2003
Peso
1114 grammi
Altezza
23,5 cm
Larghezza
17 cm
Profondità
3,3 cm
Collana
Corso di teologia sistematica
COMMENTI DEI LETTORI A «La Chiesa, «il corpo crismato». Trattato di ecclesiologia»
Recensioni di riviste specialistiche su «La Chiesa, «il corpo crismato». Trattato di ecclesiologia»
Recensione di Luigi Sartori della rivista Studia Patavina
Potrei parlare di ‘monumentalità’ riferendomi a questo trattato di ecclesiologia. In effetti la ormai notissima (o forse la più nota) teologa italiana vi ha immesso l’impegno di oltre 25 anni di studio e di lavoro; lo documentano le innumerevoli note di informazione e di rinvio a testi di sua ricerca e di appello ad autori con i quali si è confrontata. L’abbondante riflessione che dona e che costituisce la sostanza del suo testo rivela anche accenti personali; sembra infatti che essa, al fine di coinvolgere i lettori, senta il bisogno col suo esuberante linguaggio di coinvolgere prima se stessa nello sforzo di capire, chiarire, convincersi, assumere, penetrare nel tema e nei vari suoi aspetti che affronta. Non sto qui a segnalare la ricchezza e profondità della fondazione biblica e di Tradizione (patristica, scolastica, e Magistero); il metodo ‘positivo - critico’ insito negli studi attuali in tali materie garantiscono del suo rigore e della sua competenza. Ma lei è soprattutto una speculativa, di estrema forza penetrativa nella Parola-Mistero; e non solo per l’analisi ma anche per la sintesi. Perciò mi soffermo solo sui dati di impianto di fondo, e di strutturazione del suo Trattato. Anzitutto sulla singolare formula di Chiesa che si presenta come ‘corpo crismato’ (non so se questa espressione avrà futuro!); attinge a Cabasilas e quindi rivela sintonia ecumenica con la teologia orientale; accentua dunque il ruolo dello Spirito Santo, che è comunque lo ‘Spirito di Cristo’! (e credo che Cristo gioisca di tale esaltazione del ‘suo’ dono pasquale, quello per il quale è stato mandato, e cioè per il quale Egli è morto e risorto, lasciandolo a noi come sua eredità!). E significativa al massimo risulta quindi la Parte Seconda del trattato che fissa proprio nello Spirito Santo la forza di ‘Soggetto strutturante’ (per non dire ‘struttura’!; ma lei aveva già precisato agli inizi del trattato che intendeva dare una valenza qualitativa e interiore a tutte le denominazioni e metafore applicate alla Chiesa, anche quando parla di struttura); e di fatto pone, subito dopo e in primo piano, la struttura carismatica (formulazione con la quale sono familiare da tempo; quindi mi trovo in pieno accordo con lei). Solo due capitoli in questa Seconda Parte; appunto lo Spirito Santo e i Carismi! La Prima Parte riguarda l’essenza della Chiesa; essa assume due gruppi di ‘categorie’, quattro per ciascuno: nel primo, quelle che lei chiama ‘appositive’, quasi nel senso di sostantive (= le classiche denominazioni: di ‘mistero – sacramento’, di ‘popolo di Dio’, di ‘corpo Cristo’, e, quarta ma con singolare rilevanza!, quella di ‘sposa di Cristo’); quattro per il secondo gruppo, e le chiama ‘aggettivanti’ (= le classiche Note: unità, santità, cattolicità, apostolicità’). L’ultima Parte (Terza) è dedicata alla Funzione (‘funzioni’): Sacerdozio comune, e Sacerdozio ministeriale. Lo schema che ho appena riassunto è già da solo il segno di un enorme sforzo di sintesi. Al suo interno, poi, circolano attenzioni esplicite, anche se talora molto brevi, ad altri e numerosi capitoli e sotto-capitoli. Sono convinto che l’ecclesiologia della teologa Militello avrà lunga vita; sveglierà molti stimoli di sviluppo in futuro con frutti notevoli. Posso dire che al suo interno essa coltiva tutto quello che un’ecclesiologia cattolica ed ecumenica può desiderare. Da parte mia oso quindi segnalare solo alcuni desideri di maggiori sottolineature. Ad esempio, per il tema della missione. In ambito ecumenico e missionario, questo aspetto non solo precede ma spesso qualifica la trattazione stessa. La prof. Militello accentua sì l’aspetto escatologico, ma sembra privilegiare ciò che nel ME collegava alla chiesa della e nella storia (‘militante’, allora si diceva; mentre oggi, dopo il Concilio, si sottolinea piuttosto il tema di ‘chiesa pellegrinante’, per distinguerla dalla chiesa celeste, o ‘trionfante’; ovviamente anche esagerando le prerogative della missione temporale). La missione, qui, invece è presente nei discorsi su ‘Chiesa sacramento‘, e soprattutto nella nota della cattolicità. Eppure… noi sappiamo che ogni realtà si specifica dal suo fine; sì, anche dalla sua causa formale, ma questa è dettata dal fine e mira ad anticiparlo. Forse anche per questo non sono immediatamente presenti gli aspetti di crisi e opposizione che Dio pur assume per la qualificazione e maturazione della sua chiesa; penso alla chiesa dell’Apocalisse; ma penso anche alla scarna ma eccelsa prima ecclesiologia del post-concilio, quella di H. Küng (non è in questo che egli è discusso e discutibile!): anch’egli dà il primato allo Spirito e ai suoi carismi (la chiesa – afferma – è ‘creatura dello Spirito’); e poi egli sviluppa a lungo il tema delle ‘Note’, ma inserendovi il discorso sulla dialettica con il loro opposto: unità e rotture, santità e peccato, cattolicità e diversità alternative, apostolicità e chiusure. Con ciò si entra, forse, nel campo di altre discipline? Forse. Ma l’ecumenismo fa parte ormai dell’autentica ecclesiologia; o senz’altro domani, almeno. Inoltre, come prende forma il ‘femminile’ qui? in una trattazione che è curata da una teologa donna? Ho l’impressione che la Militello (e con ragione), non mi sembra preoccuparsi di qualificare la sua teologia in senso femminilista; per lei la teologia è teologia e basta. Per quanto la riguarda lei ama insistere sul termine ‘sposa’; e poi ci offre una splendida Conclusione (pp. 715-724) sulla ‘Fragranza’ che il ‘crisma dello Spirito Santo’ effonde nella sua chiesa, appunto ‘corpo crismato’; ma anche quelle pagine non risultano edulcorate o imbellettate. Direi piuttosto che, eventualmente, il suo essere donna si mostra nell’insistere sulla chiesa quale dono e bellezza da contemplare, e cioè ad alimentare il senso e il valore della vita contemplativa e liturgica; ed anche l’appello all’Oriente Cristiano induce a questa interpretazione. Ne abbiamo bisogno noi chiesa latina, occidentale! Comunque, con ciò non intendo dire che nel suo Trattato la Militello si sbilanci in unilateralità opportunistiche; esso va preso come testo sulla chiesa ‘in quanto chiesa di tutti i tempi e di tutti i luoghi’. Grande pregio, questo; e che la rende degna della nostra ammirazione e della nostra illimitata riconoscenza.
Tratto dalla rivista "Studia Patavina" 2005, nr. 1
(http://www.fttr.glauco.it/pls/fttr/V3_S2EW_CONSULTAZIONE.mostra_pagina?id_pagina=271)
Tratto dalla rivista "Studia Patavina" 2005, nr. 1
(http://www.fttr.glauco.it/pls/fttr/V3_S2EW_CONSULTAZIONE.mostra_pagina?id_pagina=271)
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Don Giovanni Frisenna il 16 febbraio 2022 alle 10:36 ha scritto:
In un modo originale la Militello presenta il tradizionale trattato "sulla Chiesa". Il volume è articolato attorno alla polarità di struttura e di funzione. La struttura è descritta attraverso le 4 categorie di ministero/sacramento, popolo di Dio, corpo di Cristo, sposa di Cristo e le 4 note (una, santa, cattolica, apostolica). La funzione partendo dal sacerdozio comune e ministeriale. I due elementi sono collegati dalla dimensione dello Spirito Santo e del carisma.