I testimoni di Geova e la falsificazione della Bibbia
(Ricerche pastorali) [Libro in brossura]EAN 9788810501313
Le pubblicazioni apprese circa la teologia, la prassi pastorale e i calcoli millenaristici dei Testimoni di Geova, sono numerose e di diverso spessore scientifico. Dagli articoli e dagli studi emerge, soprattutto attraverso l’analisi di teorie storiche ed enunciati teologici, il loro essere al di fuori del Cristianesimo, anche di quello ereticale, in quanto estranei alla fondamentale regola della fede che proclama «Gesù è Signore» (1Cor 12, 13). Tale estraneità risulta però difficile da percepire in quanto i Testimoni di Geova, giovandosi dell’ignoranza e della fame di Parola dei cattolici, si presentano con la Bibbia in mano e quali suoi autentici interpreti. Sul rapporto di questo gruppo religioso con la Scrittura interviene il recente testo di Valerio Polidori, I Testimoni di Geova e la falsificazione della Bibbia.
Polidori non si propone di affrontare tutto il fenomeno e tutte le problematiche poste dalla loro presenza fra i cristiani, ma solo il metodo attraverso il quale accostano la Scrittura e la traducono. Le diverse traduzioni diffuse nel mondo cristiano rendono il testo greco secondo esigenze diverse. Le traduzioni più diffuse in Italia ad esempio seguono i seguenti criteri: la traduzione curata dalla Conferenza Episcopale Italiana e recepita dalla Bibbia di Gerusalemme, è stata redatta in vista della proclamazione liturgica; quella «Interconfessionale» guardando alla sua comprensibilità in lingua corrente; la «Nuovissima Traduzione» delle edizioni paoline pensando ad una maggiore aderenza al testo originale, anche quando il testo italiano risultasse di più difficile comprensione. Tutti le traduzioni sopra indicate esprimono la teologia trinitaria e cristologica della Tradizione della Chiesa proclamata attraverso i primi quattro concili. Le discussioni che attraversarono queste assemblee episcopali non si proposero mai di piegare la Scrittura alle esigenze del teologo di turno, ma erano sempre, anche nelle tesi poi condannate, ricerca di maggiore fedeltà a quanto trasmesso dagli apostoli.
La «Traduzione del Nuovo Mondo», curata dal Consiglio Direttivo dei Testimoni di Geova, è calibrata, invece, in modo da confermare comunque la loro teologia a livello trinitario, cristologico ed escatologico contrapponendosi a ingerenze degli imperatori a partire dal primo Concilio ecumenico di Nicea. Tali tesi sono peraltro infondate a livello storico, in quanto le ingerenze imperiali si ponevano piuttosto a sostegno delle visioni teologiche ariane, più vicine alla teologia geovista, che riconoscevano un rapporto diretto fra l’imperatore e Dio. In riferimento al testo greco del Nuovo Testamento (sempre riportato) e delle edizioni italiane più diffuse, Polidori individua (p. 33) quattro tipi di manipolazione del testo nella traduzione da parte Testimoni di Geova di punti cruciali della Scrittura: – alterazione della punteggiatura; aggiunta o sottrazione di parole rispetto al testo originale; – evocazione di lectiones riportate in codici minori e rigettate dalla maggior parte degli esegeti; – ripresa di significati secondari delle parole, possibili a livello semantico, ma improbabili nel contesto concreto o nelle traduzioni testimoniate sin dall’antichità; – traduzioni completamente errate.
In ogni caso il testo viene adattato alla visione teologica tipica del movimento. Dalla vasta panoramica di testi citati nel libro, riprendiamo per la chiarezza e la sinteticità l’analisi che Polidori offre di Gv 16,27. Il greco riporta pepistèukate òti egò parà toù theoù exèlthon, che a livello letterale suona avete creduto che io da Dio sono venuto. La traduzione dei Testimoni di Geova rende invece avete creduto che io sono uscito come rappresentante di Dio. non c’è bisogno di sapere il greco per accorgersi che è stata introdotta una parola in più rappresentate, al fine di sottolineare l’inferiorità di Cristo al Padre, punto irrinunciabile della teologia geovista. Lo studio di Polidori investe poi i vari aspetti di tale visione teologica per quanto riguarda la Trinità, la persona di Cristo, lo Spirito Santo, la dottrina della resurrezione e della fine del mondo. Dimostra, infine, l’inaffidabilità della sistematica sostituzione di «Kyrios» con «Geova» e della contestazione della croce nella forma trasmessa dalla tradizione iconografica più antica. Alla fine Polidori riporta l’indice dei brani biblici analizzati nel testo e di cui si è dimostrata la manipolazione da parte dei Testimoni di Geova, aprendo ad una lettura diversa, secondo le esigenze, anche apologetiche del lettore.
Tratto dalla rivista "Parola e Storia" n. 2/2007
(http://www.scienzereligiose-br.it)
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