Vita di Martino
(Biblioteca patristica)EAN 9788810420492
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DETTAGLI DI «Vita di Martino»
Tipo
Libro
Titolo
Vita di Martino
Autore
Sulpicio Severo
A cura di
Fabio Ruggiero
Editore
Edizioni Dehoniane Bologna
EAN
9788810420492
Pagine
320
Data
gennaio 2003
Peso
368 grammi
Altezza
20,6 cm
Larghezza
13 cm
Collana
Biblioteca patristica
COMMENTI DEI LETTORI A «Vita di Martino»
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Recensioni di riviste specialistiche su «Vita di Martino»
Recensione di Celestino Corsato della rivista Studia Patavina
Nel prendere in mano questo bel volume, lo sguardo del lettore è subito attratto dalla figura rappresentata in copertina proveniente dall’affresco che Hans von Bruneck dipinse nel 1399 per la Chiesa di San Martino a San Lorenzo di Sebato (Bolzano): l’episodio della clamide divisa a metà per rivestire un povero ignudo, intirizzito dal freddo in un rigido inverno ad Amiens – che ha reso celebre, e popolarissima, la vita del soldato a cavallo, Martino, e ha ispirato lungo i secoli il talento creativo di numerosi pittori, scultori, mosaicisti, poeti – è raccontato dall’amico e compagno del santo, Sulpicio Severo, che, mentre era ancora vivente il protagonista, intese tracciarne la biografia per farne conoscere le virtù di asceta austero e le gesta di taumaturgo, così da difenderne la fama dalle accuse di avversari e di una minoranza di vescovi elettori gallo-romani, e da diffondere su vasta scala l’ideale di vita evangelica incarnato dal monaco, futuro vescovo di Tours e grande evangelizzatore delle popolazioni negli ambienti rurali.
La biografia sulpiciana, di affascinante eleganza letteraria, presenta il percorso martiniano dalla nascita in Pannonia, alla prima educazione nella fanciullezza a Pavia, al servizio militare cui fu sottoposto dagli obblighi di legge e dall’intransigenza del pdre tribuno militare, prima nella patria natale e poi nelle Gallie, alla conversione, alla formazione spirituale alla scuola di Ilario di Poitiers, alla vita ascetico-anacoretica, al ministero di esorcista evangelizzatore, all’episcopato, all’impegno di evangelizzazione, fino agli ultimi tratti… e alla morte, avvenuta nel 397. In ogni tappa della vita, il tessuto di relazioni in cui Martino è coinvolto (gli amici d’infanzia, i genitori in famiglia, i commilitoni, i monaci, il popolo, le persone aristocratiche e altolocate, i vescovi, i pagani, i poveri…), è sempre abitato dalle virtù umane ed evangeliche del campione di santità, che trovano una sintesi eccellente nella misericordiosa carità e nella fede, testimoniate quotidianamente ed eroicamente.
All’ideale martiriale dei primi tre secoli si sostituisce e si diffonde negli scritti dei pastori e dei biografi – per i tempi nuovi sbocciati nel 313 dall’incontro tra cristianesimo e impero – la figura che incarna un nuovo ideale di “martirio”, non più cruento, proposto all’imitazione di tutti: alla precedente e già famosa biografia atanasiana di Antonio abate, anacoreta egiziano, si accosta e si afferma, alla fine del secolo quarto, la sulpiciana Vita Martini che godrà di vasta e capillare diffusione, con influssi notevoli sia sul culto del santo che sulla cultura e spiritualità occidentale.
Nel panorama librario bisogna citare l’edizione di C. Halm, del 1866, nel corpus vindibonense e quella più recente (ma dipendente dal testo fontainiano), del 1975, di J.W. Smit pubblicata nella collana della Fondazione Valla.
Fabio Ruggiero, che svolge attività di ricerca presso il Centro Interdipartimentale di Scienze delle Religioni dell’Università di Bologna, si è sobbarcato alla fatica di una nuova edizione critica della biografia sulpiciana, che utilizza – ma in parte riconsidera e rivede, discostandosene – il testo latino stabilito da Jacques Fontaine alla fine degli anni ’60 per la collana di Sources Chrétiennes (in tre volumi, nn. 133-135) (Sulpice Sévère, Vie de saint Martin. Introduction, texte, traduction et commentaire, Paris 1967-1969).
Nell’ampia Introduzione premessa all’edizione-traduzione il curatore presenta il contesto storico in cui si è formato il dotto avvocato e fine letterato aquitano Sulpicio Severo. Ma la Gallia del quarto secolo resta lo sfondo culturale e religioso in cui comprendere anche la vita di Martino. Il Ruggero espone analiticamente, discute e giustifica le sue scelte editoriali, dopo aver esaminato la tradizione manoscritta della Vita Martini, costituita di due fondamentali famiglie di codici, l’italiana (detta anche del Veronensis) e la franca o franco-tedesca (detta anche del Martinello), ed anche di altri due codici che l’editore non trascura. Le differenze più notevoli di critica testuale rispetto al testo edito del Fontaine, scandite per gruppi di varianti, sono raccolte alle pp. 58-68 dell’introduzione, nella quale si trovano anche dettagliate analisi letterarie dell’articolata struttura compositiva della biografia, del lessico e della lingua sulpiciana. Il commento poi si sviluppa con accuratezza e puntualità e affronta questioni storiche (tra le altre, l’annosa e irrisolta questione della duplice cronologia martiniana), esegetiche, agiografiche. Il Ruggiero mostra di conoscere una vasta bibliografia su Martino e sul suo biografo (pp. 257-282), che dibatte con acribia confrontando le tesi degli studiosi e suggerendo al lettore posizioni sempre argomentate.
Affiancata al testo latino si snoda una traduzione in lingua italiana che, giova ricordare, si aggiunge a quella di Luca Canali del 1975 e di Mario Spinelli del 1995.
Arricchisce il volume, ma anche aiuta la consultazione e la ricerca degli studiosi, una serie di cinque Indici tematici e lessicali, tra i quali faccio menzione dell’indice dei luoghi biblici (a sostegno e conferma di un santo, presentato come discepolo e imitatore di Cristo) e di quello delle parole notevoli latine (pp. 295-310) per lo scrupolo e la purezza linguistica e nello stesso tempo per il godimento letterario di chi sa accostare i testi antichi nelle lingue originali.
Non me ne voglia l’editore-traduttore-curatore se non posso augurargli che il frutto della sua impresa, condensato in questo testo di ottima qualità, abbia la stessa diffusione della biografia sulpiciana e l’identica notorietà del santo biografato, ma auspico che egli trovi lettori preparati e interessati in grado di apprezzare il rigore scientifico e l’impegnata analisi di un volume che fa onore alla collana in cui è inserito.
Tratto dalla rivista "Studia Patavina" 2005, nr. 1
(http://www.fttr.glauco.it/pls/fttr/V3_S2EW_CONSULTAZIONE.mostra_pagina?id_pagina=271)
La biografia sulpiciana, di affascinante eleganza letteraria, presenta il percorso martiniano dalla nascita in Pannonia, alla prima educazione nella fanciullezza a Pavia, al servizio militare cui fu sottoposto dagli obblighi di legge e dall’intransigenza del pdre tribuno militare, prima nella patria natale e poi nelle Gallie, alla conversione, alla formazione spirituale alla scuola di Ilario di Poitiers, alla vita ascetico-anacoretica, al ministero di esorcista evangelizzatore, all’episcopato, all’impegno di evangelizzazione, fino agli ultimi tratti… e alla morte, avvenuta nel 397. In ogni tappa della vita, il tessuto di relazioni in cui Martino è coinvolto (gli amici d’infanzia, i genitori in famiglia, i commilitoni, i monaci, il popolo, le persone aristocratiche e altolocate, i vescovi, i pagani, i poveri…), è sempre abitato dalle virtù umane ed evangeliche del campione di santità, che trovano una sintesi eccellente nella misericordiosa carità e nella fede, testimoniate quotidianamente ed eroicamente.
All’ideale martiriale dei primi tre secoli si sostituisce e si diffonde negli scritti dei pastori e dei biografi – per i tempi nuovi sbocciati nel 313 dall’incontro tra cristianesimo e impero – la figura che incarna un nuovo ideale di “martirio”, non più cruento, proposto all’imitazione di tutti: alla precedente e già famosa biografia atanasiana di Antonio abate, anacoreta egiziano, si accosta e si afferma, alla fine del secolo quarto, la sulpiciana Vita Martini che godrà di vasta e capillare diffusione, con influssi notevoli sia sul culto del santo che sulla cultura e spiritualità occidentale.
Nel panorama librario bisogna citare l’edizione di C. Halm, del 1866, nel corpus vindibonense e quella più recente (ma dipendente dal testo fontainiano), del 1975, di J.W. Smit pubblicata nella collana della Fondazione Valla.
Fabio Ruggiero, che svolge attività di ricerca presso il Centro Interdipartimentale di Scienze delle Religioni dell’Università di Bologna, si è sobbarcato alla fatica di una nuova edizione critica della biografia sulpiciana, che utilizza – ma in parte riconsidera e rivede, discostandosene – il testo latino stabilito da Jacques Fontaine alla fine degli anni ’60 per la collana di Sources Chrétiennes (in tre volumi, nn. 133-135) (Sulpice Sévère, Vie de saint Martin. Introduction, texte, traduction et commentaire, Paris 1967-1969).
Nell’ampia Introduzione premessa all’edizione-traduzione il curatore presenta il contesto storico in cui si è formato il dotto avvocato e fine letterato aquitano Sulpicio Severo. Ma la Gallia del quarto secolo resta lo sfondo culturale e religioso in cui comprendere anche la vita di Martino. Il Ruggero espone analiticamente, discute e giustifica le sue scelte editoriali, dopo aver esaminato la tradizione manoscritta della Vita Martini, costituita di due fondamentali famiglie di codici, l’italiana (detta anche del Veronensis) e la franca o franco-tedesca (detta anche del Martinello), ed anche di altri due codici che l’editore non trascura. Le differenze più notevoli di critica testuale rispetto al testo edito del Fontaine, scandite per gruppi di varianti, sono raccolte alle pp. 58-68 dell’introduzione, nella quale si trovano anche dettagliate analisi letterarie dell’articolata struttura compositiva della biografia, del lessico e della lingua sulpiciana. Il commento poi si sviluppa con accuratezza e puntualità e affronta questioni storiche (tra le altre, l’annosa e irrisolta questione della duplice cronologia martiniana), esegetiche, agiografiche. Il Ruggiero mostra di conoscere una vasta bibliografia su Martino e sul suo biografo (pp. 257-282), che dibatte con acribia confrontando le tesi degli studiosi e suggerendo al lettore posizioni sempre argomentate.
Affiancata al testo latino si snoda una traduzione in lingua italiana che, giova ricordare, si aggiunge a quella di Luca Canali del 1975 e di Mario Spinelli del 1995.
Arricchisce il volume, ma anche aiuta la consultazione e la ricerca degli studiosi, una serie di cinque Indici tematici e lessicali, tra i quali faccio menzione dell’indice dei luoghi biblici (a sostegno e conferma di un santo, presentato come discepolo e imitatore di Cristo) e di quello delle parole notevoli latine (pp. 295-310) per lo scrupolo e la purezza linguistica e nello stesso tempo per il godimento letterario di chi sa accostare i testi antichi nelle lingue originali.
Non me ne voglia l’editore-traduttore-curatore se non posso augurargli che il frutto della sua impresa, condensato in questo testo di ottima qualità, abbia la stessa diffusione della biografia sulpiciana e l’identica notorietà del santo biografato, ma auspico che egli trovi lettori preparati e interessati in grado di apprezzare il rigore scientifico e l’impegnata analisi di un volume che fa onore alla collana in cui è inserito.
Tratto dalla rivista "Studia Patavina" 2005, nr. 1
(http://www.fttr.glauco.it/pls/fttr/V3_S2EW_CONSULTAZIONE.mostra_pagina?id_pagina=271)
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