La sofferenza educatrice nella Lettera agli ebrei
(Studi biblici) [Libro in brossura]EAN 9788810410066
Il volume del Rev.do Filippo Urso – pubblicato nella collana Studi Biblici delle Edizioni Dehoniane Bologna – rappresenta un vero e proprio servizio agli studiosi del settore. La ricerca, infatti, è stata condotta con acume e dovizia di particolari, e riporta una miniera di dati e informa-zioni sul tema della sofferenza educatrice che apre ampi orizzonti di ricerca, di riflessione e di confronto.
L’Autore ha innanzitutto investigato in maniera precisa i testi riguardanti il valore educativo della sofferenza nell’AT (alla luce del TM e della versione della LXX) e poi quelli nel NT. La seconda parte del lavoro è dedicata alla puntuale esegesi dei passi di Eb in cui affiora il tema della valenza paideutica della sofferenza. Dapprima viene affrontata la pericope che riguarda la sofferenza di Gesù (Eb 5,1-10); segue il brano sulla sofferenza dei cristiani (Eb 12,4-11); la se-zione si chiude con un confronto e una sintesi teologica. Proprio la sezione concernente i cristiani e il suo rimando costante all’esempio di Cristo rappresenta uno degli elementi originali della presente ricerca. Il lavoro è condotto con abbondanza di riferimenti bibliografici e correttezza metodologica: la contestualizzazione delle pericopi, la loro strutturazione e l’analisi esegetica risultano sistematicamente realizzate con criterio e saggezza. L’Autore non si arrampica su improbabili congetture, restando saldamente ancorato ad un’esegesi scientificamente rigorosa e sempre motivata. Nondimeno, le sue conclusioni non sono mai scontate e proiettano luce nuova su un tema sovente trascurato o frainteso e che tuttavia coglie il cuore del messaggio del NT.
Nel complesso, si tratta di un contributo di eccellente valore. Particolarmente interessanti sono gli sviluppi a cui tale ricerca potrebbe aprire. Per restare all’ambito neotestamentario, scorgiamo analogie nella pedagogia della fede di S. Paolo, in particolare con l’alternativa “amore-bastone” di 1Cor 4,21. Si polarizza un nuovo orizzonte educativo, quello cristiano, in cui dolcezza e sofferenza si coniugano nella croce e si intrec-ciano nel processo formativo dell’uomo e nella stessa vicenda di Cristo. In questo ambito, Don Urso sgombra il campo da equivoci e offre squarci illuminanti di riflessione teologica. Precisa che Gesù ha volontariamente conosciuto per propria esperienza, alla scuola della sofferenza, quanto penoso e difficile sia per l’uomo sottomettersi e obbedire alla volontà di Dio. Gesù non soffre e, poi, dalla sofferenza impara l’obbedienza; bensì sceglie di imparare l’obbedienza a partire dalle cose che soffre, condividendo in tutto la vita dell’uomo – escluso il peccato – per redimere tutto l’uomo, la sua capacità di obbedire, la sua sofferenza, la sua morte. Così risana l’umanità deformata dalla disobbedienza e la rende capace di obbedire, anche nelle più terribili e difficili esperienze.
Attraverso il suo “sì”, pone nuovamente l’uomo in comunione con Dio, dopo averne espiato i peccati (cf. Eb 2,17; 9,26). In Gesù, quindi, sempre si ravvisa la disposizione previa all’obbedienza (cf. Eb 10,5-10) e la prontezza ad obbedire; nondimeno, obbedendo al Padre, la Sua volontà si arricchisce. At-traverso l’esperienza della sofferenza, accolta con profondo rispetto verso Dio, la disposizione all’obbedienza diviene virtù. L’Autore non indugia a correggere validamente anche prospettive suffragate da pareri illustri. Ad esempio, smentisce che si possa attribuire a manthanein il significato di “insegnare” e che si possa cogliere in Eb 5,8 una ermeneutica secondo la quale Gesù “insegnò” l’obbedienza attraverso le cose che patì. Su questa linea di pensiero si pone S. Ambrogio, il quale mitiga il testo e lo parafrasa: “poiché doveva essere tipo di tutti i sacerdoti, prese la carne, affinché, nei giorni della sua carne, offrisse ora-zioni e suppliche a Dio Padre con grande voce e lacrime, e, da ciò che patì, sebbene fosse Figlio di Dio, sembrasse apprendere l’obbedienza (discere videretur obedientiam), al fine di insegnarla a noi (quam nos doceret)”. Don Urso individua la distanza tra il testo di Eb e la lettura ambrosiana, rin-tracciando in quest’ultima una venatura docetista. Infine, al riguardo dell’attualizzazione di questo messaggio, rileviamo le notevoli e fruttuose considerazioni e applicazioni che si potrebbero trarre da questo studio anche in ambito strettamente didattico e pastorale.
Tratto dalla Rivista "Fides et Ratio" n. 1/2009
(http://www.issrguardini.taranto.it)
-
-
-
-
-
6,50 €→ 6,17 € -
-
-
8,00 €→ 7,60 € -
10,00 €→ 9,50 €