Tu sei qui: Libri › Teologia › Cristologia › I sentimenti di Gesù. I verba affectuum dei vangeli nel loro contesto lessicale
I sentimenti di Gesù. I verba affectuum dei vangeli nel loro contesto lessicale
(Studi biblici)EAN 9788810410011
Fuori catalogo
CHI HA ACQUISTATO QUESTO PRODOTTO HA SCELTO ANCHE
DETTAGLI DI «I sentimenti di Gesù. I verba affectuum dei vangeli nel loro contesto lessicale»
Tipo
Libro
Titolo
I sentimenti di Gesù. I verba affectuum dei vangeli nel loro contesto lessicale
Autore
Miranda Americo
Editore
Edizioni Dehoniane Bologna
EAN
9788810410011
Pagine
152
Data
gennaio 2006
Peso
216 grammi
Collana
Studi biblici
COMMENTI DEI LETTORI A «I sentimenti di Gesù. I verba affectuum dei vangeli nel loro contesto lessicale»
Non ci sono commenti per questo volume.
Lascia un tuo commento sui libri e gli altri prodotti in vendita e guadagna!
Recensioni di riviste specialistiche su «I sentimenti di Gesù. I verba affectuum dei vangeli nel loro contesto lessicale»
Recensione di Giuseppe Segalla della rivista Studia Patavina
Lo studio porta la presentazione e la raccomandazione di uno dei più noti esegeti italiani, fine filologo letterato e critico, che appunto per questo si raccomanda. Egli inizia così «La grammatica …distingue a parte una classe di verbi, variamente detti sentiendi o anche affectuum, con cui si riconosce e si evidenzia la portata particolarmente emotiva delle azioni o degli atteggiamenti umani» per cui dalla dimensione grammaticale si passa a quella esistenziale (p. 7). E conclude: «Lo studio del Miranda costituisce dunque un apporto veramente originale alla conoscenza…di Gesú stesso e in definitiva dell’uomo, di cui pure lui è figlio! C’è solo da augurarsi che esso venga apprezzato come merita» (p. 9). Il giudizio mi sembra pertinente pur dando spazio alla benevolenza di ogni presentazione.
Vediamo allora l’obiettivo che si prefigge Miranda, gli strumenti critici che usa e i risultati parziali cui perviene.
L’obiettivo è espresso così: «Compito del presente studio è fornire un quadro sufficientemente completo, se non adeguatamente approfondito, delle occorrenze dei verba affectuum nei vangeli…Restringere il campo dell’indagine ai soli verba affectuum può far apparire l’oggetto di questo studio sproporzionato rispetto all’obiettivo ambiziosissimo – raccogliere elementi sui sentimenti evangelici di Gesú – che esso si pone» (p. 13). Il dubbio è sollevato dal fatto che uno studio filologico com’è quello presente sembra impari ad una delineazione dei sentimenti di Gesú. E tuttavia è un approccio preliminare serio.
Gli strumenti usati sono naturalmente la filolologia, cioè la tipologia lessicale dei verbi, e in secondo luogo la tipologia contestuale, cioè il contesto in cui vengono usati. Una cosa che mi ha sorpreso a questo livello è l’uso del testo critico del Merk (1984) invece dell’edizione critica standard internazionale del Greek New Testament; non ne viene data nessuna giustificazione (n. 5 a p. 13).
Si cerca di classificare i testi in tre categorie principali: «sentimenti dell’umanità di Gesú che i vangeli presentano come propri anche di altri personaggi; sentimenti dell’intimità di Gesú, che compaiono condivisi dai soli apostoli e discepoli; infine sentimenti della divinità di Gesú, usati soltanto in riferimento alla sua persona e cioè singolari o specifici di lui» (p. 22). L’espressione «sentimenti della divinità di Gesú» mi sembra però infelice; meglio sarebbe stato dire che rivelano in Gesú i sentimenti di Dio stesso. All’interno poi di ciascuna delle tre divisioni ne vengono praticate altre tre, di carattere fenomenologico: attitudini designano quei sentimenti che derivano da iniziativa propria e da cui «si può cogliere una disposizione permanente di Cristo», e sono i veri e propri sentimenti; quindi i verbi indicanti turbamento, «un’alterazione dell’atteggiamento abituale», e io li chiamerei piuttosto «emozioni», perché rivelano il comportamento in un momento particolare; infine le reazioni, sentimenti che si esprimono «come reazione a un particolare atteggiamento o iniziativa altrui» come la meraviglia, l’ammirazione…Queste tre divisioni vengono applicate nella prima (i sentimenti dell’umanità di Gesú) e alla terza (I sentimenti della divinità di Gesú), mentre nella seconda (I sentimenti dell’intimità di Gesú) si hanno attitudini e reazioni, ma non turbamento, cioè emozioni. Sono esaminati 35 testi con 21 verbi diversi. Già solo questo dato dà l’idea della ricchezza potenziale del materiale.
Una critica che si potrebbe fare a questo tentativo di classificazione è il non aver distinto le forme letterarie che sono in questione: altro è che l’evangelista descriva o narri un sentimento di Gesú, altro è che il sentimento si riveli nelle parole stesse di Gesú, per non dire delle parabole, un genere a sé, che a mio avviso riflettono i sentimenti di Dio che devono portare ad una risposta dell’uomo sia nei confronti di Dio sia del prossimo. Una divisione del genere, non imposta dall’esterno come quella proposta, ma emergente dalla stessa forma letteraria, avrebbe permesso a mio parere un discorso più oggettivo e meno complicato.
Il risultato è espresso nel capitolo 4 e nella breve conclusione. Nei suoi sentimenti Gesú si rivela come nostro modello e quindi da imitare, ma anche come «altro» con la sua singolarità di «Figlio di Dio». Va notato infine il riserbo evangelico nei confronti dei sentimenti di Gesú, un riserbo intenzionale. Più reticenti sono i testi dell’intimità e della divinità, mentre quelli condivisi con gli uomini rivelano un Gesú che condivide pienamente l’umanità. Perché questa reticenza? Forse «per una diffidenza verso una visione troppo connotata in senso emotivo»; proprio per questo il materiale evangelico non si presta ad una lettura di carattere psicologico, anche se è stato tentato.
Riporto l’ultima breve conclusione, sintetica: «Se dall’insieme dei termini esaminati emerge un modello complessivo per il credente, singolarmente essi si pongono come propri della persona di Gesú, e quindi difficilmente estensibile ad un insieme di persone. Il mistero di Cristo appare nei suoi sentimenti per molti aspetti spesso insondabile, ma non gelosamente custodito: attraverso di essi il credente può maturare un’autentica conoscenza della figura di Cristo, che si rivela nella totalità e nell’intimità del suo sentire: condividerne o, più sommessamente cominciare a imitarne l’attitudine interiore (cioè i sentimenti) è in molti modi evocata dagli evangelisti come la migliore disposizione per credere» (p. 125).
Il lavoro si conclude con una buona bibliografia e un indice generale, ma non con un indice degli autori, che sarebbe stato utile.
Tratto dalla rivista "Studia Patavina" 2006, nr. 1
(http://www.fttr.glauco.it/pls/fttr/V3_S2EW_CONSULTAZIONE.mostra_pagina?id_pagina=271)
Vediamo allora l’obiettivo che si prefigge Miranda, gli strumenti critici che usa e i risultati parziali cui perviene.
L’obiettivo è espresso così: «Compito del presente studio è fornire un quadro sufficientemente completo, se non adeguatamente approfondito, delle occorrenze dei verba affectuum nei vangeli…Restringere il campo dell’indagine ai soli verba affectuum può far apparire l’oggetto di questo studio sproporzionato rispetto all’obiettivo ambiziosissimo – raccogliere elementi sui sentimenti evangelici di Gesú – che esso si pone» (p. 13). Il dubbio è sollevato dal fatto che uno studio filologico com’è quello presente sembra impari ad una delineazione dei sentimenti di Gesú. E tuttavia è un approccio preliminare serio.
Gli strumenti usati sono naturalmente la filolologia, cioè la tipologia lessicale dei verbi, e in secondo luogo la tipologia contestuale, cioè il contesto in cui vengono usati. Una cosa che mi ha sorpreso a questo livello è l’uso del testo critico del Merk (1984) invece dell’edizione critica standard internazionale del Greek New Testament; non ne viene data nessuna giustificazione (n. 5 a p. 13).
Si cerca di classificare i testi in tre categorie principali: «sentimenti dell’umanità di Gesú che i vangeli presentano come propri anche di altri personaggi; sentimenti dell’intimità di Gesú, che compaiono condivisi dai soli apostoli e discepoli; infine sentimenti della divinità di Gesú, usati soltanto in riferimento alla sua persona e cioè singolari o specifici di lui» (p. 22). L’espressione «sentimenti della divinità di Gesú» mi sembra però infelice; meglio sarebbe stato dire che rivelano in Gesú i sentimenti di Dio stesso. All’interno poi di ciascuna delle tre divisioni ne vengono praticate altre tre, di carattere fenomenologico: attitudini designano quei sentimenti che derivano da iniziativa propria e da cui «si può cogliere una disposizione permanente di Cristo», e sono i veri e propri sentimenti; quindi i verbi indicanti turbamento, «un’alterazione dell’atteggiamento abituale», e io li chiamerei piuttosto «emozioni», perché rivelano il comportamento in un momento particolare; infine le reazioni, sentimenti che si esprimono «come reazione a un particolare atteggiamento o iniziativa altrui» come la meraviglia, l’ammirazione…Queste tre divisioni vengono applicate nella prima (i sentimenti dell’umanità di Gesú) e alla terza (I sentimenti della divinità di Gesú), mentre nella seconda (I sentimenti dell’intimità di Gesú) si hanno attitudini e reazioni, ma non turbamento, cioè emozioni. Sono esaminati 35 testi con 21 verbi diversi. Già solo questo dato dà l’idea della ricchezza potenziale del materiale.
Una critica che si potrebbe fare a questo tentativo di classificazione è il non aver distinto le forme letterarie che sono in questione: altro è che l’evangelista descriva o narri un sentimento di Gesú, altro è che il sentimento si riveli nelle parole stesse di Gesú, per non dire delle parabole, un genere a sé, che a mio avviso riflettono i sentimenti di Dio che devono portare ad una risposta dell’uomo sia nei confronti di Dio sia del prossimo. Una divisione del genere, non imposta dall’esterno come quella proposta, ma emergente dalla stessa forma letteraria, avrebbe permesso a mio parere un discorso più oggettivo e meno complicato.
Il risultato è espresso nel capitolo 4 e nella breve conclusione. Nei suoi sentimenti Gesú si rivela come nostro modello e quindi da imitare, ma anche come «altro» con la sua singolarità di «Figlio di Dio». Va notato infine il riserbo evangelico nei confronti dei sentimenti di Gesú, un riserbo intenzionale. Più reticenti sono i testi dell’intimità e della divinità, mentre quelli condivisi con gli uomini rivelano un Gesú che condivide pienamente l’umanità. Perché questa reticenza? Forse «per una diffidenza verso una visione troppo connotata in senso emotivo»; proprio per questo il materiale evangelico non si presta ad una lettura di carattere psicologico, anche se è stato tentato.
Riporto l’ultima breve conclusione, sintetica: «Se dall’insieme dei termini esaminati emerge un modello complessivo per il credente, singolarmente essi si pongono come propri della persona di Gesú, e quindi difficilmente estensibile ad un insieme di persone. Il mistero di Cristo appare nei suoi sentimenti per molti aspetti spesso insondabile, ma non gelosamente custodito: attraverso di essi il credente può maturare un’autentica conoscenza della figura di Cristo, che si rivela nella totalità e nell’intimità del suo sentire: condividerne o, più sommessamente cominciare a imitarne l’attitudine interiore (cioè i sentimenti) è in molti modi evocata dagli evangelisti come la migliore disposizione per credere» (p. 125).
Il lavoro si conclude con una buona bibliografia e un indice generale, ma non con un indice degli autori, che sarebbe stato utile.
Tratto dalla rivista "Studia Patavina" 2006, nr. 1
(http://www.fttr.glauco.it/pls/fttr/V3_S2EW_CONSULTAZIONE.mostra_pagina?id_pagina=271)
LIBRI AFFINI A «I sentimenti di Gesù. I verba affectuum dei vangeli nel loro contesto lessicale»
ALTRI LIBRI DI «Miranda Americo»
-
19,50 €→ 18,52 €
LIBRI AFFINI DISPONIBILI USATI
TAGS DI «I sentimenti di Gesù. I verba affectuum dei vangeli nel loro contesto lessicale»
REPARTI IN CUI È CONTENUTO «I sentimenti di Gesù. I verba affectuum dei vangeli nel loro contesto lessicale»
- Libri → Teologia → Cristologia