«Questo è un libro di teologia di tipo speciale, perché ha un’ambizione, quella di offrire una seria riflessione teologica sulla Chiesa, che tutti, anche coloro che mai hanno fatto studi di questo tipo, possano capire facilmente... La ricerca teologica, infatti, non è destinata ad accumularsi nelle biblioteche, bensì ad animare le idee dei credenti e a dialogare con tutti gli uomini che s’interrogano sul senso della vita» (dalla Presentazione). Scrivere di teologia facendosi capire da tutti non è cosa facile. Ma l’a. ben riesce nel suo intento: con stile agile e mai banale, egli spiega che cos’è la Chiesa, le forme della sua missione e il suo rapporto col mondo.
Tratto dalla Rivista Il Regno 2010 n. 16
(http://www.ilregno.it)
Il testo di S. Dianich si presenta come un agile ma dettagliato volume di ecclesiologia che ha l’ambizione di rendere comprensibile la complessa realtà della Chiesa, la sua missione e il suo essere nel mondo anche a coloro che non hanno mai fatto studi specialistici in questo settore. Tutto ciò al fine di favorire un dialogo su alcuni temi che toccano l’opinione pubblica, come l’A. stesso afferma nella presentazione, quando dice scrive che «la ricerca teologica non è destinata ad accumularsi nelle biblioteche, bensì ad animare le idee dei credenti e a dialogare con tutti gli uomini che si interrogano sul senso della vita».
Per tale motivo Dianich adopera una metodologia e un linguaggio che consentono un approccio molteplice alla conoscenza della Chiesa. Egli parte, infatti, da un’analisi sociologica chiedendosi cosa pensa della Chiesa chi ne vive ai margini e chi ne fa parte, facendo notare che per capire la Chiesa bisogna viverci dentro, in quanto «la chiesa stessa a volte si presenta al mondo in maniera sbagliata» (7). Emergono da questa analisi dei codici linguistici attraverso cui l’A. riesce a sviluppare la sua riflessione teologica in maniera critica e profonda, esaminando le visioni distorte di Chiesa, spesso veicolate dai massmedia, che generano diffidenza e pregiudizi. Da chi non crede o non è praticante la Chiesa viene vista, spesso, come egemone e antidemocratica, chiusa ai problemi dei popoli e alla complessità della modernità, che invece coltiva, con la sua sete di progresso, l’espansione della libertà individuale e le scoperte scientifiche e tecnologiche che sembrano minare la vita e i suoi valori fondamentali.
Dall’altra parte anche “dal di dentro” la comprensione della realtà ecclesiale non è sempre facile. Ed, infine, l’A. evidenzia anche il difficile rapporto della Chiesa cattolica con le altre confessioni cristiane, spiegando che le divisioni sembrano mettere in discussione il progetto originario di Cristo. Da qui la costatazione che la Chiesa nasce dalla comunicazione della fede. In questo senso va compresa la sua natura misterica e teandrica, che consente di vedere al di là dell’aspetto istituzionale la sua vita di fede che la riconduce al disegno salvifico di Dio per l’umanità. L’A., infatti, scrive che «nella sua coscienza di fede, la chiesa si sente come un avvenimento suscitato dallo Spirito Santo, intorno al Cristo vivente nel cuore della comunione dei credenti, per essere nel mondo come un segno del suo destino, di quella pienezza di vita che il mondo può e deve trovare ritornando al Padre» (35). Fondata la realtà della Chiesa in senso cristologico e storico, Dianich ne illustra le strutture presentandole come mezzi per raggiungere la salvezza annunciata da Cristo. Quindi l’A. presenta le forme di Chiesa che nel corso dei secoli hanno contribuito all’elaborazione di un’ecclesiologia societaria o comunitaria, sottolineando come l’una o l’altra concezione siano state condizionate dai contesti storico-politici e religiosi e spiegando come, dopo il Vaticano II, sia stata ripresa l’immagine comunionale della Chiesa tipica dei primi secoli, insieme a quella di popolo di Dio, che ne valorizza la natura storica e dinamica.
Segue un capitolo sulle strutture della Chiesa. Qui l’A. passa in rassegna le varie componenti della Chiesa locale ed universale, come la parrocchia, la diocesi, l’episcopato e il papato, presentando la loro ragion d’essere in funzione di una Chiesa “cattolica”, ossia aperta all’annuncio e all’esperienza della fede che estende «lo spazio della comunità per portare il vangelo là dove ancora nessuno lo conosce» (61). Questo discorso apre alla considerazione del ruolo della Chiesa nel mondo come segno e come strumento importante di un disegno di salvezza, distinguendo opportunamente la realtà della Chiesa da quella del regno di Dio (67). La Chiesa riesce a trasmettere la novità e la vitalità della fede in Cristo nel mondo, solo se supera il rischio di imporre assolutismi o cadere nel relativismo, o se non cede alla tentazione di fare politica o ha timore di spezzare il criterio dell’efficienza per testimoniare con forza la radicalità evangelica. Chiude la riflessione un’attenta analisi del concetto di apostolicità, con uno sguardo alle forme del passato e a quelle del futuro, per un messaggio che richiama l’intenzione e l’ambizione originaria del volume: descrivere una Chiesa per vivere.
L’A. afferma che la Chiesa si colloca correttamente nella storia, equilibrando conservazione e rinnovamento come dinamiche intrinseche che rivelano la sua stessa natura in continua evoluzione verso il compimento escatologico, se continua a trasmettere con operosità e sincerità l’assoluto della Parola di Dio per mezzo del dono dello Spirito, pur nella debolezza dei segni o delle persone, ma con l’audacia di chi sa di portare con sé un’unica certezza: Cristo morto e risorto. La fede in questa certezza che ci salva consente di superare ogni timore e ogni incertezza nel guardare a una Chiesa fatta di incongruenze e di debolezze, come provocatoriamente l’A. suggerisce nella meditazione conclusiva citando un brano di Graham Green tratto dal famoso romanzo Il potere e la gloria (86-87).
Tratto dalla rivista "Rassegna di Teologia" n. 3/2012
(www.rassegnaditeologia.it)
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