Donne e Bibbia. Storia ed esegesi
(La Bibbia nella storia) [Libro in brossura]EAN 9788810402733
Il volume curato da Adriana Valerio, Donne e Bibbia. Storia ed esegesi, pubblicato dalle Edizioni Dehoniane Bologna, è interessante per la duplice dimensione con cui affronta il rapporto delle donne con la Sacra Scrittura: da una parte vi affiora la molteplice presenza, spesso determinante e spesso dimenticata, delle donne all’interno del racconto biblico, pur nato in un contesto patriarcale e di cultura maschilista; dall’altra presenta i vari modi in cui le donne si sono fatte interpreti della Scrittura lungo i secoli. La mia formazione e i miei interessi mi hanno fatto entrare in dialogo con questo libro soprattutto nella prima dimensione, quasi continuando e approfondendo esperienze e colloqui precedenti.
Ho rincontrato così quelle donne dell’Antico Testamento, Sara, Rebecca, Micol, Abigail, che costituiscono quasi un’altra faccia della storia di Israele. Ho anche rinnovato l’incontro con le donne dei Meghillôt, Ruth, Ester, la sposa del Cantico, che accompagnano nelle sinagoghe le feste della Pasqua, di Pentecoste e di Purim e che per noi cristiani possono illuminare i valori dell’amore sponsale come segno dell’alleanza di Dio, dell’universalità della salvezza, della croce quale salvezza per ebrei e gentili. Myriam, Deborah e Chulda, le profetesse appena citate nei libri storici [nota: È bene ricordare che per gli ebrei quelli che per noi sono «libri storici» sono i «profeti anteriori»], sono tornate a far comprendere con le poche pagine – meglio le poche righe – da loro occupate cosa fosse il ministero profetico in Israele.
Mi sono venute incontro, infine, le tante donne presenti nel Nuovo Testamento, a cominciare dai quattro evangeli, tornate all’attenzione comune sia per romanzi poco fondati storicamente sia per la catechesi di papa Benedetto XVI all’udienza del 14 febbraio scorso sia nell’omelia di p. Raniero Cantalamessa durante l’Azione Liturgica dello scorso Venerdì Santo nella basilica di san Pietro in Vaticano. Il confronto istituito nel libro fra il racconto delle mirofore al sepolcro di Marco e quello di Luca mi è sembrato, tuttavia, che non tenesse conto a sufficienza delle dinamiche narrative di quest’ultimo evangelo.
Il testo greco di Luca intreccia, infatti, intimamente a livello sintattico la conclusione del racconto della sepoltura di Gesù con quello del mattino di Pasqua e le donne sono soggetto di un unico periodo; il racconto non sottolinea il loro seguire e servire Gesù, già evidenziato in Galilea (Lc 8, 1-3), bensì il loro credere all’annuncio della resurrezione: le mirofore «ricordarono la parola di Gesù» (Lc 24, 8) a differenza dei discepoli maschi «tardi a credere alla parola» (Lc 24, 25). Le donne interpreti della Scrittura costituiscono l’altra dimensione del libro curato da Adriana Vario. Si costata così una lunga e costante frequentazione della Bibbia da parte delle donne, molto più ampia di quanto comunemente si creda, forse spia di una spiritualità ancora ignorata e sottovalutata.
Ecco emergere dall’antichità nomi noti solo agli storici come le profetesse montaniste della Frigia; nomi più noti quale Perpetua, la prima donna a scrivere in un diario le sue esperienze spirituali, tramandate però all’interno di un’opera scritta da un uomo; figure quasi ignote quale Paola di Roma, interlocutrice alla pari con san Girolamo. Sfilano poi le mistiche del Medio Evo da Maria Maddalena de’ Pazzi a Ildergarde di Bingen, da Chiara d’Assisi a Caterina da Siena, fino alla figura meno nota ma estremamente significativa di Domenica da Paradiso. Infine appaiono le donne che si sono accostate alla Bibbia, l’hanno letta e interpretata secondo la tradizione ebraica, la tradizione protestante e l’esegesi femminista dell’Ottocento.
Dell’esegesi femminista più recente viene dato un interessante saggio con la lettura da un punto di vista femminile della vicenda dell’emorroissa e della figlia di Giairo, le cui storie si intrecciate già nell’evangelo di Marco (Mc 5,11-43). Questa lettura sfugge al rischio dell’unilateralità escludente, talora sottesa a questi tentativi; anzi mostra che questo tipo di lettura apre alla comprensione di nuovi orizzonti e arricchisce la comprensione del messaggio evangelico. Certo qualcuno può anche lamentare l’assenza di questo o di quell’aspetto. Donne e Bibbia, però, è il primo di una serie di studi, destinati ad approfondire in opere autonome le diverse sezioni dell’opera ora pubblicata, in una sinfonia di contributi nati nelle diverse tradizioni in cui la Bibbia è letta e vissuta, sia ebraiche che cristiane.
Tratto dalla rivista "Parola e Storia" n. 1/2007
(http://www.scienzereligiose-br.it)