PREFAZIONE
A nessuno può sfuggire che l'occasione per un'edizione delle decisioni dei concili ecumenici è stata offerta dalla convocazione da parte di Giovanni XXIII del concilio Vaticano II: questa convocazione ha fatto sì che negli ultimi tre anni abbiano visto la luce sia opere relative a tutta la storia dei concili sia a singoli aspetti. Ma stupisce il fatto che, pur essendo questi decreti di grandissima importanza per la dottrina e la disciplina della chiesa, non si trovi nessuna raccolta in un solo volume di tutti i decreti dei concili ecumenici. Infatti, se si eccettuano le definizioni e le dichiarazioni di maggiore importanza inserite nell'Enchiridion symbolorum di H. Denzinger, i canoni degli antichi concili devono essere ripresi dalle edizioni di Bruns, Lauchert e altri; quelli del concilio di Trento dall'edizione ufficiale di Paolo Manuzio — che spesso è stata successivamente riprodotta, non senza errori —; infine per gli altri concili bisogna ricorrere o alle antiche collezioni — cioè soprattutto all'edizione Romana, a quella dell'Hardouin o del Mansi — o alle edizioni critiche contemporanee, ad esempio quella di E. Schwartz.
Poiché dunque sino ad oggi non esiste nessun volume che contenga i decreti sia dottrinali che disciplinari di tutti i concili ecumenici, quello che qui introduciamo sembrò proprio far fronte a tale esigenza: in esso infatti non sono raccolti i documenti per procedere a una storia dei concili, bensì sono pubblicati, nella forma più corretta oggi conosciuta, i canoni e i decreti dei venti concili ecumenici riconosciuti dalla chiesa cattolica. A questo proposito sono necessarie alcune spiegazioni: infatti, includendo soltanto i venti concili detti ecumenici, i curatori dell'edizione non ignorano che tale definizione è nata più dalla consuetudine che da una vera e propria dichiarazione del magistero ecclesiastico. Inoltre nel cristianesimo antico si riteneva che, oltre i simboli di fede e i canoni approvati dai concili, anche altri scritti avessero forza universalmente obbligante; se accogliere o no tali scritti in questo volume non sempre è stata una decisione facile. Si è scelto così di omettere i decreti particolari giudiziali e amministrativi, frequenti soprattutto nell'antichità cristiana e nel medioevo. I curatori sono pienamente consci che vi possano essere opinioni diverse sulla scelta e la raccolta dei testi e dichiarano di voler accogliere volentieri le obiezioni.
A questo punto vogliono soltanto affermare che il materiale proviene dalle migliori edizioni oggi esistenti, i codici manoscritti sono stati usati soltanto raramente, ad esempio per i due concili di Lione; l'apparato critico e le note esplicative sono state limitate allo stretto necessario; le introduzioni includono soltanto gli studi più importanti e sono state omesse le discussioni sulla forza e il peso dei testi, sulle questioni teologiche e giuridiche. Il libro vuole essere una raccolta di fonti, non l'esposizione dei dogmi e delle leggi formulate dai concili ecumenici.
Ci resta solo da esprimere la speranza che questo libro serva sia a coloro che interverranno al concilio, sia ai teologi, agli storici e ai canonisti che devono dunque conoscere esattamente i decreti dei concili e dovranno spesso consultarli.
L'idea di pubblicare questo volume è venuta dall'Istituto per le Scienze religiose, già conosciuto come Centro di Documentazione: il card. Giacomo Lercaro, arcivescovo di Bologna e illustre patrono della biblioteca e di questo Istituto, favorì e aiutò in ogni modo l'opera intrapresa e pertanto resta un grande debito di gratitudine nei suoi confronti. L'estensore di questa prefazione intervenne nello stabilire i criteri della edizione e nell'assegnare la divisione del lavoro tra i vari collaboratori. Il segretario dell'Istituto Giuseppe Alberigo, professore dell'università di Firenze, ha coordinato le varie parti del volume e ha edito i concili di Basilea-Ferrara-Firenze-Roma, il Lateranense V e il Vaticano I. Perikles-P. Joannou, professore dell'università di Monaco, ha curato l'edizione dei primi otto concili; Claudio Leonardi, scrittore alla Biblioteca apostolica vaticana, ha edito i concili medievali, dal Lateranense I a quello di Vienne; Paolo Prodi, professore all'università di Bologna ha edito i concili di Costanza e di Trento. Ognuno dei quattro collaboratori è responsabile per la propria sezione.
Per concludere, mi sia consentito ricordare che nell'abside maggiore dell'aula conciliare di s. Giovanni in Laterano, che ormai non esiste più e nella quale si svolsero le sedute di ben cinque concili, vi era un mosaico del Cristo insieme con la madre di Dio e gli apostoli Pietro e Paolo, mentre gli altri apostoli erano in absidi minori: con queste immagini la chiesa romana intendeva significare che i concili lì riuniti annunciavano la tradizione apostolica e avevano la somma autorità di insegnare e che tutto questo aveva il proprio fondamento e la propria radice nelle parole pronunciate, nel primo concilio della chiesa, dagli apostoli riuniti insieme, sotto la presidenza di Pietro pastore degli agnelli e delle pecore: «Abbiamo deciso lo Spirito santo e noi...» (At 15,28).
Bonn 1962
Hubert Jedin
Nella terza edizione sono stati sostituiti e aggiunti alcuni testi relativi ai primi cinque concili, a cura di G L. Dos setti; sono stati anche aggiunti, a cura di G. Alberigo, i testi delle costituzioni, dei decreti e delle dichiarazioni del concilio Vaticano II; nelle bibliografie sono stati inclusi nuovi titoli e infine sono stati completamente rifatti gli indici.
Bonn 1972
ESTRATTO DALLA PRIMA PARTE
Come ricorda nella sua premessa Hubert Jedin, l'idea di raccogliere in un volume tutte le decisioni dei concili ecumenici nacque in seguito all'annuncio del 25 gennaio 1959, quando Giovanni XXIII comunicò la decisione di convocare un nuovo concilio. In seno all'Istituto per le scienze religiose ci si consultò sul contributo che sarebbe stato possibile offrire alla preparazione del concilio stesso, di cui si intuiva l'importanza. Insieme a Giuseppe Dossetti, il quale già negli anni precedenti aveva indirizzato l'Istituto a approfondire la portata dei grandi concili, si decise di preparare questa raccolta. Essa si proponeva di valorizzare la tradizione conciliare che nei secoli più recenti, e soprattutto dopo il concilio Vaticano del 1869-1870, era stata lasciata sempre più in ombra mentre l'insegnamento e la stessa ricerca storica e teologica privilegiavano i testi del magistero ordinario, comodamente raccolti da H. Denzinger nell'Enchiridion symbolorum.
Il volume, dedicato a Giacomo Lercaro che aveva patrocinato l'iniziativa e ne aveva seguito con amore la preparazione, fu accolto con grande benevolenza, pochi giorni prima dell'apertura del Vaticano II, da Giovanni XXIII nel corso di un'udienza speciale. Il gradimento del papa anticipò quello dei padri conciliari e dei loro periti, nonché quello della critica internazionale. Anche in seno alle chiese cristiane separate da Roma esso trovò un'accoglienza molto positiva, malgrado seguisse la serie dei concili ecumenici accreditata in seno alla tradizione romana'.
La celebrazione di grandi assemblee conciliari costituisce un filo rosso che attraversa in profondità tutta la secolare storia cristiana. Nati spontaneamente, senza che fossero previsti da un progetto, i concili - influenzati anche dai prestigiosi «modelli» del Sinedrio ebraico e del Senato romano - sono una delle più interessanti e significative manifestazioni della dinamica di comunione a livello inter-ecclesiale, che caratterizza il cristianesimo dei primi secoli e che non cessa di animarlo. L'opinione più accreditata vede negli incontri degli epíscopoi di una stessa regione per sanzionare con la consacrazione.