Gesù di Nazaret nelle culture del suo tempo
-Alcune dimensioni del Gesù storico
(Biblica)EAN 9788810221631
Dopo un capitolo introduttivo, tre capitoli approfondiscono la figura di Gesù all’interno del giudaismo, e tre, invece, in riferimento all’ellenismo. Un capitolo conclusivo apre la prospettiva al dopo Gesù, affrontando l’universalismo di Paolo.
Tratto dalla rivista Concilium n. 2/2012
(http://www.queriniana.it/rivista/concilium/991)
Questo nuovo volume di R. Penna si compone di otto capitoli, almeno in parte originariamente concepiti come altrettanti contributi autonomi (la cui sede di prima pubblicazione non viene però indicata), il cui filo conduttore è rappresentato da alcuni casi di studio particolarmente significativi appartenenti a quella che è ormai consuetudine denominare «questione del Gesù storico». Entro tale definizione sono comprese tutta una serie di istanze critiche, ormai ineludibili sia per l’esegesi neotestamentaria che per la storia delle origini cristiane, al cui riguardo la ricerca ha ormai raggiunto un tale grado di specializzazione e vastità da configurare in pratica un profilo disciplinare a sé stante (cf. p. 12).
La prospettiva di studio che unifica i contributi qui raccolti è più precisamente quella dell’identità culturale dell’uomo Gesù, sondata attraverso un serrato raffronto tra fonti cristiane e non cristiane, testimonianze documentarie, letterarie e materiali. Seguendo una nostra articolazione logica, solo in parte corrispondente a quella presentata nel volume, possiamo cosí riepilogare lo sviluppo dei contributi. Vi troviamo anzitutto puntuali messe a punto sul significato delle categorie di «ebraicità» (cap. 2) e di «grecità» (cap. 5) nel I secolo e in Gesù di Nazaret; poi su quali siano i caratteri peculiari della documentazione biografica su Gesù nel confronto con altre figure dell’antichità, come Alessandro Magno (cap. 7) o i maggiori maestri israelitici del I secolo (cap. 3); infine sui caratteri propri dell’esperienza religiosa dell’uomo Gesù (cap. 4) e l’effettiva applicabilità a lui della categoria di «uomo divino» (cap. 6).
Il tutto è come incorniciato tra due saggi nei quali il termine «cultura» è declinato in termini piú generali. Quello iniziale (cap. 1) propone alcune considerazioni in chiave sistematica sul rapporto tra vangelo e culture, alla luce dell’inculturazione originaria del messaggio cristiano entro l’ambiente ellenistico, prendendo posizione nei confronti della classica categoria storiografica della Hellenisierung che l’A. esclude possa considerarsi come una deformazione e un tradimento del movimento gesuano; quello conclusivo (cap. 8) affronta il problema non meno spinoso dell’effettiva intenzionalità storica, entro il ministero di Gesú, di una missione ad gentes, presupposto di quella universalizzazione del cristianesimo che da alcuni si vorrebbe piuttosto attribuita al giudeo-ellenista Paolo. Come rilevato nella Prefazione, se il tema dell’identità culturale è un concetto moderno in termini di riflessione antropologica e storico-sociale, esso corrisponde nondimeno a una dimensione universale di ogni fatto umano, inscritta in modo non eliminabile entro ogni esistenza ed evento storico, anche nel contesto contemporaneo di meticciato diffuso che, pur modellando di continuo identità culturali nuove, altre ne presuppone come dato di partenza.
Leggendo questi contributi ci si trova, una volta di piú, di fronte all’evidenza di come la conoscenza delle molteplici culture presenti e testimoniate dagli autori neotestamentari rappresenti ormai un vero e proprio luogo teologico: si tratta – come rileva l’A. – del sostrato dell’intera rivelazione e, per il caso singolarissimo di Gesú di Nazaret, addirittura della «materia prima dell’incarnazione» (p. 6). In conclusione, abbiamo in questo agile volumetto una valida introduzione a non pochi nodi ineludibili dell’intera problematica storico-critica relativa alle origini cristiane, assai raccomandabile anche sotto il profilo formativo. Penna infatti non si limita a elencare astratti «criteri di storicità» da applicare ai singoli aspetti delle fonti evangeliche, ma di tale riflessione propone un esercizio applicato e illuminante, sulla sua necessità e sulla sua possibile fecondità in riferimento alle testimonianze dei credenti in Gesú.
Malgrado il differente andamento espositivo dei singoli saggi – in alcuni casi piú analitico e problematizzante, con rassegna di tesi storiografiche, scuole e autori; in altri piú assertivo e sorretto essenzialmente dalla riflessione personale, che è sempre comunque tale da dimostrare lunga consuetudine con le fonti e i problemi – lo sforzo editoriale che ha inteso ripresentare unitariamente questi contributi ci consegna un risultato felice. Esso avrebbe potuto risultare ancora piú utile ai suoi lettori accentuando in sede editoriale quegli apparati di indici (almeno delle fonti e degli autori moderni citati), la cui assenza nella presente edizione risulta invece lamentabile soprattutto pensando alla sua possibile utilizzazione in sede didattica.
Tratto dalla rivista "Studia Patavina" n. 2/2012
(http://www.fttr.it/web/studiapatavina)
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giuseppe ottonelli il 12 giugno 2019 alle 10:56 ha scritto:
Ho avuto modo di partecipare ad un seminario condotto appunto da don Romano e ne ho apprezzato soprattutto la grande cultura e l'autorevolezza. Ho acquistato il libro per integrare quanto appreso in quella circostanza