La locanda dei Racconti. Una pastorale in stile narrativo
(Fede e annuncio) [Libro in brossura]EAN 9788810203453
In quest’epoca di passioni tristi, come la chiama M. Benasayag, tutti facciamo esperienza della complessità del vivere quotidiano, della precarietà delle nostre scelte e dei nostri progetti. Dentro questo continuo magma personale e sociale, tocchiamo con mano la molteplicità e la frammentarietà della nostra anima che determinano, poi, la contraddittorietà e la complicatezza dei mille modi con cui ci rapportiamo agli altri. Siamo allora costretti a prendere contatto con la nostra vulnerabilità e con quelle ferite interiori che rischiano di di-laniarci, di dividerci in noi stessi e nelle relazioni col mondo.
Nel suo volume, Andreuccetti tenta di seguire un percorso che può stimolare la comunità cristiana e civile a recuperare quella fantasia creativa che, di fronte a una realtà spesso informe, caotica e inospitale, incomincia a raccontare e, così facendo, a produrre un certo ordine e armonia. Il racconto, così, può offrire la possibilità di «riprendersi», cioè di raccogliere la propria anima sfilacciata in tutte le direzioni, concentrarla e indirizzarla sempre nuovamente verso una meta. Il testo del nostro autore è, allora, un tentativo, a tratti anche originale, di dare un filo antropologico, non solo letterario, al racconto e al raccontare. La sua lettura del «narrare», come cammino per dare forma alla realtà che ci circonda, avvicina l’arte narrativa al processo di formazione umana e cristiana in cui, appunto, si cerca di accogliere e di dare una certa «forma», una certa «immagine» all’esperienza quotidiana.
Così dalle caratteristiche dell’arte narrativa possono essere rintracciate tutta una serie di spunti e di prospettive per un cammino formativo, che sia interattivo e dinamico, frutto della costruzione e della relazione tra le persone. Non solo, ma da questa prospettiva, insita tra l’altro nella cultura biblica ebraica e cristiana, l’autore ne ricava spunti di riflessione e di metodologia per una pastorale che sia un perenne dare forma alla storia in cui si sviluppa. Dalla prospettiva del «narrare», allora, emerge l’esigenza di rileggere anche la stessa pastorale sia come costante ricerca di senso alla luce della parola di Dio – nell’orizzonte della narrazione che il libro sacro ci offre – sia come rilettura della pluralità di interazioni in cui è collocata: liturgica, catechetica, dialogica, caritativa, ecc.
Gli operatori pastorali, gli educatori e i formatori (a cui è indirizzato principalmente lo scritto) possono trarre dalla prospettiva offerta tutta una serie di spunti e suggerimenti per ripensare e sviluppare il loro servizio alla fede sulla linea del discepolato e della sinodalità. L’aspetto narrativo della formazione e della pastorale, inoltre, stimola gli operatori a non porsi come dei semplici funzionari o degli esecutori asettici di servizi, ma a partecipare con la propria storia e la propria personalità a un processo formativo globale che non è solo frutto di qualche occasione sporadica ma diventa costituivo dell’essere chiesa che evangelizza e testimonia il racconto fondatore da cui anch’essa è narrata. Il processo narrativo e autobiografico è uno stimolo fondamentale per passare dal ruolo di educatore, alla persona che educa: la narrazione è sempre un mettersi in gioco (cf. Introduzione). Viene infine sviluppato l’aspetto comunicativo e dialogico come momento di compartecipazione delle persone al proprio processo formativo, dimensione certamente basilare per una crescita personale a partire dalla propria esperienza e dalla propria storia letta e interpretata alla luce e nell’orizzonte della parola di Dio.
Un operatore che legge questo testo vi trova un occasione per mentalizzarsi sulla dimensione partecipativa, sinodale, narrativa del suo servizio e della sua formazione (che poi sono un tutt’uno) all’interno della comunità in cui vive. A partire dalla riflessione sulla nar-ratività e sulle conseguenze di tale stile è sospinto a cercare un metodo per impostare la pastorale come gestione del conflitto, della diversità, dell’incertezza, dell’instabilità, all’interno di un processo in divenire della persona umana, colta nella sua «differenza». La stessa comunità, investita dalla pluriformità della narrazione e dei suoi percorsi, può riscoprirsi «corpo di Cristo» in continua tensione tra unità e molteplicità, tra identità e differenza.
Tratto dalla rivista "Credere oggi" n. 169 (1/2009)
(http://www.credere oggi.it)
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