Antisemitismo cristiano? Il caso di Leone Dehon
(Oggi e domani)EAN 9788810140468
La storia del cristianesimo affonda le radici nella tradizione ebraica così come è stata trasmessa dalla Bibbia e ricevuta dalla Chiesa. Il passaggio dal giudaismo biblico al cristianesimo è stato caratterizzato da continuità e rottura al tempo stesso. Nel corso dei secoli la storia delle relazioni fra cristiani ed ebrei sarà piuttosto tormentata. Nel XIX secolo, con l’avvento del capitalismo e il rapido sviluppo dell’industria, nascerà la questione sociale. Poiché alcuni grandi esponenti della finanza del tempo sono ebrei, il cattolicesimo sociale unirà strettamente, a torto o a ragione, critica antiebraica e impegno per una società più giusta. Così nella società francese del XIX secolo cattolicesimo sociale e questione ebraica s’incontrano e incrociano. La Chiesa cattoli- ca, che cerca di mantenere il suo monopolio religioso sulla società del tempo, dovrà affrontare direttamente e senza riguardi la questione. L’opera di p. Leone Dehon (1843- 1925), figura di spicco del cattolicesimo sociale e fondatore dei Sacerdoti del Sacro Cuore, riflette questo clima: egli è coinvolto in quelle intricate discussioni e controversie che gli storici non sono ancora riusciti a sbrogliare.
Il 21 e 22 settembre 2007, storici, filosofi e teologi si sono ritrovati in due giornate di studio a Parigi per approfondire queste questioni delicate e complesse, le loro recipro- che implicazioni e le loro conseguenze fin nella realtà odierna. In seguito al rifiuto dell’Institut catholique di Parigi di ospitare queste giornate di studio per oscure ragioni che, in ogni caso, non hanno nulla a che vedere con il dibattito strettamente universitario, i partecipanti alle giornate di studio sono stati accolti dal convento San Giacomo dei domenicani. Si sono riuniti nella sala Lacordaire, il cui nome evoca, in qualche modo, la pagina della storia della Chiesa di Francia che precede immediatamente il periodo da noi considerato e simboleggia un primo tentativo, se non di conciliazione, perlomeno di avvicinamento fra una Chiesa che vive ancora in regime di cristianità e le realtà politiche e culturali scaturite dalla Rivoluzione francese.
Due avvenimenti della Rivoluzione francese – la costituzione civile del clero, votata il 12 luglio 1790, e il riconoscimento della piena cittadinanza agli ebrei di Francia nel set- tembre del 1791 – avranno notevoli ripercussioni nel XIX secolo. Nella logica del Concordato del 1801, la Chiesa cattolica cerca di ricostruire la sua rete religiosa e culturale, ristabilendo i legami secolari con la monarchia in base al principio tradizionale «una nazione una religione». Di conseguenza, la Chiesa cattolica sarà ampiamente indifferente alle aspirazioni repubblicane e democratiche della società. Ed è proprio questa lacuna che cercherà di colmare la seconda democrazia cristiana cui appartiene Leone Dehon.
D’altra parte, l’emancipazione politica e giuridica degli ebrei faciliterà la loro integrazione sociale e una partecipazione più o meno attiva allo sviluppo industriale della Francia del tempo. Poiché l’industrializzazio- ne richiede la capitalizzazione di ingenti risorse finanziarie, fiorirà un sistema bancario nel quale ebrei come Rotschild o i Pereire, per citare solo qualche nome, saranno particolarmente attivi. Questa configurazione genererà una situazione sociale catastrofica per il mondo del lavoro e una ventata giudeofoba molto marcata nella seconda metà del XIX secolo, che investirà anche la maggior parte degli attori sociali cattolici dell’epoca, fra cui Leone Dehon.
Così si delinea, all’intersezione di queste due realtà, la tematica della nostra ricerca e riflessione. Una tematica ampiamente aperta, perché non può ignorare le tensioni con il giudaismo, inerenti alla stessa nascita del cristianesimo, con il suo retaggio di pregiudizi, conflitti, persino persecuzioni, contrari, dal nostro attuale punto di vista, ai diritti fondamentali dell’uomo. Del resto, questa tematica è inevitabilmente tributaria delle nostre attuali sensibilità, risvegliate dalle tragedie del XX secolo, specialmente dalla sorte riservata agli ebrei europei. La ricerca e la riflessione in questa materia richiede competenza e presa di distanza, esige senso critico e preoccupazione per i giusti equilibri.
Il legame che stabilirà il cattolicesimo sociale del XIX secolo fra capitalismo finanziario, nel quale sono implicati ebrei emblematici, e la condizione sociale profondamente degradante riservata al mondo del lavoro, legame che il p. Dehon svilupperà nella sua opera sociale, produrrà un’analisi critica specifica della questione ebraica che mi sembra difficile poter assimilare a un antisemitismo quasi viscerale e razziale del tutto irrazionale. Qui le sfumature sono essenziali e condizionano una giusta comprensione delle situazioni e una migliore valutazione dei comportamenti. Il fatto di affrontare con assoluta indipendenza intellettuale queste questioni, con i necessari strumenti ermeneutici, dovrebbe aiutare a rispondere, perlomeno in parte, alla domanda che non si può non porsi: a quali condizioni si può effettuare un’analisi critica del giudaismo del XIX secolo senza parlare necessariamente di antisemitismo, nel senso in cui lo si definisce oggi? Tanto più che il termine, coniato dal giornalista tedesco Wilhelm Marr, fa la sua comparsa in Francia solo attorno agli anni 1890.
Al di là di quest’analisi economica e sociale resta una questione più antica e più fondamentale, che riguarda i legami teologici fra ebraismo e cristianesimo e i loro rapporti specifici, definiti da George Steiner un’«eresia» che si potrebbe considerare reciproca. Questa questione, che non è stata ignorata dal concilio Vaticano II e ha ispirato molte iniziative di Giovanni Paolo II, percorre come un filo rosso tutta la storia del cattolicesimo. Essa spiega molte decisioni, prese di posizione e silenzi in materia. E non oso credere che il rifiuto dell’Institut catholique di Parigi di ospitare queste giornate di studio dipenda proprio da questa problematica. Mi sembra necessaria una riflessione teologica, tanto più che viene troppo spesso, se non ampiamente, ignorata o perlomeno trascurata a vantaggio di posizioni poco ragionate, se non addirittura dettate dalla compassione e dal pensare corretto. Il dibattito sorto attorno all’eventuale beatificazione di p. Dehon ne è un’illustrazione. In esso non si è mai considerata, e neppure evocata, la posizione teologica di p. Dehon in questo campo. La teologia deve affrontare queste questioni fondamentali della relazione fra giudaismo e cristianesimo nella storia della salvezza per non abbandonarsi al gioco illusorio del bilanciere, che non risolve nulla, perché obbedisce alla strategia dell’eterno ritorno dell’identico di cui conosciamo le tragiche conseguenze nella storia.
Comunque queste giornate di studio hanno dimostrato che, approfondendo seriamente certe questioni, delicate in quanto esistenziali, la ricerca storica e la discussione teologica contribuiscono a una giusta e rispettosa comprensione delle diverse posi- zioni attuali.
Tratto dalla Rivista Il Regno 2009 n. 8
(http://www.ilregno.it)
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