La pieve sull'argine. L'uomo di nessuno
-Edizione critica a cura di Daniela Saresella
(Primo Mazzolari) [Libro in brossura]EAN 9788810108413
Nel 2009 la figura di don Primo Mazzolari è stata ricordata in più occasioni a motivo del 50° della sua morte. Basti citare il telegramma inviato il 16 aprile 2009 dal Presidente della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano, alla Fondazione don Primo Mazzolari, che ben sintetizza la figura del parroco di Bozzolo: «Desidero esprimere vivo apprezzamento per il programma di celebrazioni del cinquantesimo anniversario della scomparsa di don Primo Mazzolari, che offre l’opportunità di ricordarne la nobile figura e di riflettere sulla sua missione cristiana e sociale. Da sacerdote, da intellettuale, da irriducibile sostenitore dei principi di libertà e di uguaglianza, don Primo orientò la sua opera al dialogo con i più deboli, con gli ultimi ed i più lontani, contro ogni forma di insensibilità e di ingiustizia. Il parroco di Bozzolo in spirito di obbedienza, restando sempre fedele alla sua ispirazione, seppe anticipare esperienze pastorali e di rinnovamento che avrebbero contraddistinto gli anni futuri. Ancora oggi nelle sue parole si coglie una visione profetica della realtà ed un forte anelito alla pace, alla speranza, alla promozione della dignità umana.
Con il rispetto e la gratitudine che si deve ad un grande italiano invio a quanti gli rendono omaggio un partecipe saluto». E il papa, Benedetto XVI, al termine dell’udienza generale del 1° aprile 2009 in Piazza S. Pietro salutando i presenti dice: «Rivolgo ora un pensiero speciale ai rappresentanti della “Fondazione Don Primo Mazzolari” di Bozzolo, guidati dal Vescovo di Mantova, Mons. Roberto Busti. Cari amici, il cinquantesimo anniversario della morte di don Mazzolari sia occasione opportuna per riscoprirne l’eredità spirituale e promuovere la riflessione sull’attualità del pensiero di un così significativo protagonista del cattolicesimo italiano del Novecento. Auspico che il suo profilo sacerdotale limpido di alta umanità e di filiale fedeltà al messaggio cristiano e alla Chiesa, possa contribuire a una fervorosa celebrazione dell’Anno Sacerdotale, che avrà inizio il 19 giugno prossimo». Molte le novità librarie riguardanti libri di don Primo Mazzolari e su di lui, uscite in occasione di tale ricorrenza. La Fondazione Don Primo Mazzolari e le Edizioni Dehoniane di Bologna con il presente volume giungono al sesto dell’edizione critica delle opere di Mazzolari. I cinque volumi precedenti sono: Il compagno Cristo. Vangelo del reduce; Discorsi; I preti sanno morire. La via crucis continua; Impegno con Cristo; Lettera alla parrocchia. Invito alla discussione- La parrocchia. L’edizione critica de La pieve sull’argine - L’uomo di nessuno contribuisce a meglio conoscere il parroco di Bozzolo (Mantova).
Infatti, si tratta di un romanzo fortemente autobiografico che Mazzolari scrisse nel 1951 e che pubblicò nel 1952 a Milano. Il protagonista del racconto, don Stefano Bolli, è lo pseudonimo che don Primo utilizzava per firmare i suoi articoli su Adesso, il quindicinale da lui fondato nel 1949 e che nel febbraio del 1951 dovrà cessare le pubblicazioni, perché considerato un giornale troppo libero, innovativo e coraggioso. Nel novembre dello stesso anno Adesso riprenderà le pubblicazioni. Tuttavia, alcuni interventi di don Primo sul tema della pace, dei “lontani”, dei poveri, della giustizia sociale provocano nuove indagini disciplinari: nel 1954 riceve da Roma l’ordine di predicare solo nella propria parrocchia e il divieto di scrivere articoli su “materie sociali”. Mazzolari scrisse il romanzo di getto, nei mesi di obbligata interruzione di Adesso. In quelle pagine traspare il travaglio religioso e intellettuale di un uomo che visse gli eventi della prima guerra mondiale come tragedia personale e collettiva. Infatti partecipa con entusiasmo alla prima guerra mondiale come cappellano militare, ma ne ritorna trasformato in seguito alla morte sul fronte del fratello Peppino e ad una profonda crisi interiore, divenendo fortemente critico nei confronti dei responsabili del Governo e della Chiesa.
Emblematico è l’incontro di don Stefano con un suo professore di seminario, che sentendolo parlare in modo duro contro quanti hanno avuto responsabilità nella guerra esclama: «Faccio fatica a riconoscerti, don Stefano: mi sembri un altro. Sei partito interventista e torni comunista ». E don Stefano a lui: «Se invece di dirci - e la voce gli tremava - che ci sono guerre giuste e guerre ingiuste, i nostri teologi ci avessero insegnato che non si deve ammazzare per nessuna ragione, che la strage è inutile e sempre, e ci avessero formati ad una opposizione cristiana, chiara, precisa e audace, invece di partire per il fronte, saremmo discesi sulle piazze. E noi, in buona fede, abbiamo creduto che bisognava finirla una buona volta coi prepotenti d’ogni risma, e siamo partiti come per una crociata. Perché a noi non importava né Trento né Trieste, né questa né quella revisione di confini; a noi importava fare il punto, chiudere una sedicente civiltà cristiana e preparare una svolta umana della storia. Ora, i saggi sono i neutrali, gli oppositori, gli imboscati» (p. 103-104). Daniela Saresella – docente di storia contemporanea presso l’Università degli Studi di Milano e studiosa del mondo cattolico – ha curato l’edizione critica del volume. Nell’Introduzione (cf pp. 5-42) indica la genesi del romanzo, fa riferimento ai luoghi, alle persone, alle situazioni che videro don Mazzolari protagonista; riporta la ricezione e il dibattito suscitati dal romanzo su giornali e riviste.
Il testo è riportato alla versione originale, quella pubblicata nel 1952 a Milano, per cui si rispettano le abitudini scrittorie di Mazzolari anche per l’uso delle maiuscole. L’uomo di nessuno è un capitolo inedito che venne aggiunto nella seconda edizione del romanzo e in quelle successive. Qui è riproposta la versione originale. La Presentazione (cf pp. 43-65) porta la firma di padre Aldo Bergamaschi - amico di don Primo e collaboratore di Adesso – e scomparso nel 2007. La Presentazione, pertanto, è quella che p. Bergamaschi scrisse per l’edizione del 1966 presso Vittorio Gatti a Brescia e mantenuta dalle EDB nell’edizione del 1978. Essa inizia così: «Questa presentazione che abbraccia La pieve sull’argine e L’uomo di nessuno vuole essere l’omaggio di un amico che continua ad amarlo morto come lo amò vivo, quando l’amarlo costituiva un rischio» (p. 43).
E le pagine della presentazione dicono perché “l’amarlo costituiva un rischio”. Padre Bergamaschi, conoscendo molto bene don Primo e tutti i suoi scritti, può dire: «Primo Mazzolari nulla ha scritto per diletto, neanche questo romanzo; ogni parola, se non è un colpo di frusta, è un urlo interiore, un indicatore stradale per viandanti smarriti o esitanti; un testo di “pastorale” per sacerdoti novelli. Pagando un debito alla sua sofferenza “per la Chiesa”, vuol mostrare come lo stile rivoluzionario di chi sta “dentro” sia diverso da quello di chi va “fuori”; ma vuole anche mostrare come chi “esce” non oltrepassa mai la soglia del suo cuore. Lo “spazio” ecumenico, prima di estendersi “oltre” la Chiesa, deve passare “dentro” la Chiesa» (p. 44). La figura di don Primo Mazzolari e la sua profezia sono tuttora dono prezioso che va accolto, compreso e donato ad ogni generazione.
Tratto dalla Rivista di Scienze dell'Educazione n. 1/2010
(http://www.pfse-auxilium.org)
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