Se c'è una cosa che Shibata non sopporta è dover servire il caffè, pulire e riordinare. Nessuna di queste cose fa parte delle sue mansioni, ma Shibata è l'unica donna in un ufficio popolato da uomini. Così una mattina, davanti all'ennesima richiesta del suo capo di raccogliere le tazze sporche dalla sala riunioni, annuncia che non può, perché l'odore del caffè le dà fastidio. È incinta, o almeno questo racconta ai suoi colleghi. Inizia così la gravidanza di Shibata: un diario dettagliato in cui, settimana dopo settimana, racconta a se stessa e agli altri le tappe di un percorso che dovrebbero portarla a diventare madre. Con l'aiuto di qualche asciugamano appallottolato sotto i vestiti e una app che le segnala i progressi del feto, Shibata trascorre nove mesi in cui ha finalmente l'occasione di rallentare il ritmo frenetico del lavoro e recuperare tempo per se stessa. Per fare la spesa e cucinare, godersi un bagno rilassante, iscriversi a un corso di aerobica. Ma anche per osservare il mondo attorno a sé e incontrare una società alienata, popolata di individui schivi e incapaci di guardarsi in faccia. E, soprattutto, un mondo di madri sole, alle prese con la gestione dei figli, il rientro al lavoro e le incombenze quotidiane che le lasciano stremate. Un velo di solitudine sembra ricoprire ogni cosa, ma il bambino fantasma che cresce nella sua pancia è in grado di farle vedere il mondo con occhi diversi e farla sentire meno sola. O forse dentro di lei c'è davvero una nuova vita? Originale, intelligente e ironico, il romanzo di esordio di Emi Yagi forza con abilità il confine tra verità e menzogna, offrendo una critica pungente alla società di oggi e un ritratto della maternità da un punto di vista assolutamente inedito e spregiudicato.