Un giorno all'improvviso la vita di Giulia si è fermata. È una bella ragazza di 15 anni, con i capelli ricci e rossi, piena di gioia di vivere. E in pullman che sta andando dalla nonna con le amiche e, mentre gira la testa di lato per scherzare con loro, le scoppia una vena nel cervelletto. Prima di perdere definitivamente i sensi, dice solo queste parole: «Voglio la mamma». I medici le trovano una rarissima malformazione congenita per spiegare questo aneurisma cerebrale. La operano, entra in coma e da quel momento comincia un calvario interminabile. Sua madre le dedica l'esistenza, anche se i medici le lasciano capire che non ci sono quasi speranze. Cerca i libri che le piacevano, li impara a memoria e glieli legge tutte le sere, prima di andare a dormire. Compra uno stereo per farle ascoltare la musica che amava nella sua camera di dolore all'ospedale. D'inverno sfida il gelo per andare a trovarla senza maniche di camicia e farle sentire l'odore della sua pelle, mentre le si sdraia dolcemente accanto raccontandole le banalità della giornata. Le parla in continuazione, come se lei fosse ancora la sua adolescente che ha fermato il tempo quel pomeriggio sul pullman. E le organizza grandi feste di compleanno, con i palloncini, le stelle filanti e le canzoni, invitando tutte le amiche e i medici che la curano attorno al suo capezzale. Ma per sette lunghi anni Giulia non migliora. Passa da un'operazione all'altra e ogni volta è un ricominciare. Questo libro racconta la storia incredibile di una madre, una donna come tante, con il suo lavoro e un matrimonio in crisi, che sogna soltanto di fare la vita più normale del mondo e che invece si trova a dover lottare da sola contro una cosa più grande di lei. La sostiene la forza dell'amore, nient'altro che questo, nei giorni disperati che si susseguono uguali uno all'altro, e in quelli ancora più cupi, quando sente che la sta perdendo e avrebbe voglia di scappare via. E una donna con le sue debolezze, una di noi, totalmente impreparata a una disgrazia del genere. Eppure, in questo immenso dolore, ritrova anche se stessa nei percorsi penosi dell'amore. Al sacerdote con cui si confida e che le dice di pregare per un miracolo, lei risponde che non vuole miracoli. La sola cosa che chiede è la forza per non mollare mai, per riuscire a stare sempre vicina a sua figlia, pure in queste condizioni. L'unico miracolo siamo noi. E non importa come si concluda questa storia. Dentro a un finale imprevisto, resta la figura di una donna forte, che riesce a non crollare sotto la violenza del dolore: un modello per tutti.