"Questo non è un libro sui tumori. È un libro sulla vita e su tutte le cose fantastiche che si possono fare. Quando, un anno e mezzo fa, mi hanno detto che la pallina strana che sentivo al petto era un tumore, mi è venuto un colpo. Mi sono vista morta di lì a poco e, all'improvviso, mi sono accorta che non avevo abbastanza cose da ricordare. Ammalarmi di tumore non era nella lista delle mie priorità, essere chemioterapizzata neppure. Così, all'inizio, non avevo voglia di curarmi, non mi sentivo abbastanza coraggiosa. Del resto, era proprio per la paura di quello che avrei potuto trovare che non avevo mai fatto prevenzione. Ma non è che se non lo cerchi, il tumore non arriva. A me è successo esattamente il contrario. Adesso ce l'avevo, anche bello grande. Dovevo curarmi, non c'erano alternative. Allora ho deciso che avrei affrontato la chemio come se fosse un lavoro. La facevo e poi pensavo ad altro. Per esempio, alle belle vite delle mie amiche immaginarie, che girano il mondo sempre sorridenti. A dir la verità, sorridevano anche le malate che incontravo in ospedale. Perfino le bambine malate vedono il tumore come un drago e la chemio come il principe che ti salva, lo no. lo piangevo in continuazione. Vedevo solo draghi ovunque. Poi mi sono abituata, come succede sempre nella vita; sono arrivata alla fine e ho sconfitto il drago. Quindi posso dirlo: se ce l'ho fatta io, ce la possono davvero fare tutti. Certo, l'obiettivo resta quello di non ammalarsi. Ma trovare le ragioni per cui vale la pena vivere è, senza dubbio, un'ottima cura. Quindi, appena ho terminato la chemio sono andata in questura a rifare il passaporto scaduto. Volevo partire per Hollywood subito dopo l'intervento. E lì ho incontrato una collega che aveva avuto un tumore al seno prima di me. Aveva una criniera di capelli che sembrava Mafalda e voleva andarsene in Giappone a vedere i ciliegi in fiore. Ci è andata. lo ho il passaporto nuovo con una foto orrenda e non sono ancora andata da nessuna parte. Questo libro insegna a non fare come me."