La vita e i prodigi della mistica di paravati raccontati in prima persona dall’amica Italia Giampà che le fu accanto assieme al marito Libero sin dal 1944. Fu lei ad accompagnarla da Padre Pio nel 1962 e insieme acquistarono la casetta dove nacque la prima cappellina dedicata alla Madonna di Fatima in cui sostavano i devoti che andavano dalla Evolo. Scritto insieme a Luciano Regolo, l’autore della fortunatissima biografi a di Natuzza, questo libro ne è il naturale approfondimento, grazie al punto di vista intimo e alla ricca documentazione inedita: le immagini fotografi che dei movimenti della statua, le emografi e durante gli assalti del demonio, gli scritti dei testimoni del tempo... Italia ha novantadue anni, tanti ricordi e questo è il suo primo racconto pubblico.
LUCIANO REGOLO (Catanzaro, 1966) si è laureato in Scienze politiche alla Luiss di Roma e specializzato in Giornalismo e Comunicazione di massa presso lo stesso ateneo. Giornalista professionista, ha lavorato per diverse testate, fra cui “La Repubblica”, “Oggi” e “Chi”. Dal 2005 al 2008 ha diretto “Novella Duemila”. Attualmente dirige “Eva 3000” e “Vip”. Esperto di famiglie reali, è autore di La regina incompresa, Il re signore, La reginella santa e Jelena, le biografie di Maria José, Umberto II, Maria Cristina ed Elena di Savoia, edite da Simonelli.
INTRODUZIONE
di Luigi Renzo (Vescovo di Mileto-Nicotera-Tropea)
Ho avuto modo di conoscere e apprezzare il dottor Luciano Regolo per il suo volume Natuzza Evolo. II miracolo di una vita, edito nel 2010, che fa — per così dire — da preludio e preambolo a questo nuovo saggio dedicato alla straordinaria "mistica di Paravati", da lui definita come "una delle più grandi mistiche dell'era contemporanea, tale da dare sempre la sensazione che si sia appena agli inizi nella comprensione di tutto l'impegno da lei profuso nell'evangelizzazione e nel confortare le anime più bisognose, ma anche del rapporto inspiegabile che lei ha avuto con il Divino e l'Ultraterreno".
Anche per me, pur avendola conosciuta, come suo vescovo, negli ultimi tempi della sua vicenda terrena, era diventata un punto di riferimento significativo: da lei ho raccolto ogni volta la sollecitazione a curare il rapporto con i sacerdoti e i giovani.
Se nel primo volume il dottor Regolo ha fatto dono della testimonianza del suo profondo legame con Natuzza, in questo nuovo scritto dà voce autorevole alla signora Italia Diodati Giampà, ancora vivente a Catanzaro, "una delle figlie spirituali di Natuzza di vecchia data", come la presenta lo stesso autore.
Dopo averne seguito e registrato nei primi undici capitoli con scrupolosa fedeltà l'intenso e "prezioso racconto-testimonianza", a conclusione del libro lui stesso ci dà contezza del diletto spirituale goduto nella frequentazione di questa testimone veramente unica, che ha consentito a lui, e di riflesso ora al lettore, di comprendere più a fondo quali frutti abbia generato e lasciato al patrimonio spirituale della Chiesa l'apostolato semplice e silenzioso di Natuzza Evolo. Proprio prendendo spunto dal racconto della Diodati Giampà l'autore stesso riesce a scavare ed esternare dal profondo del suo animo elementi nuovi rispetto al primo racconto della vita della mistica, come ad esempio lo sviluppo del suo primo incontro con Natuzza avvenuto nel 1983 e da lui rivisitato con intima soddisfazione, visto che ha segnato le sue scelte future a partire dal tipo di studi che — giovane studente — ha intrapreso proprio per sollecitazione di Natuzza, abbandonando il progetto prima accarezzato di iscriversi alla facoltà di Lettere classiche con indirizzo archeologico, per laurearsi in Scienze Politiche con specializzazione in Giornalismo e Comunicazione di Massa.
Ma ad affascinare qui, come abbiamo già ricordato, è la testimonianza raccolta dalla Diodati Giampà: una sorta di "mia vita accanto a Natuzza", da lei raccontata anche e soprattutto a sollievo e beneficio degli altri, "oltre a rendere il giusto omaggio a un'anima così bella e speciale, come Natuzza". (cfr. cap. 1)
Dal racconto minuzioso e affascinante emerge non solo la familiarità da antica data tra le due donne protagoniste, ma anche, e volutamente sottolineata, la figura splendida di Natuzza, colta nella sua imperturbabile serenità e disarmante semplicità, oltre che nel suo profondo spirito di fede e totale abbandono alla volontà di Dio espressa tra l'altro con una sentita e devota obbedienza al magistero della Chiesa. Proprio dell'obbedienza aveva fatto un cardine della sua vita al punto che, quando l'allora vescovo di Mileto Enrico Nicodemo le ingiunse di non ricevere più la gente in casa, non aggiunse parola e obbedì. E a chi continuava ad andare, senza acredine o risentimento diceva: "Non posso ricevervi perché il mio vescovo non vuole! An date da lui e se vi dà il permesso io vi accoglierò!". Cosa che poi avvenne.
Un'anima candida e schietta quella di Natuzza, che va capita nella sua alta spiritualità e alla luce della cosiddetta "piccola via" di S. Teresa del Bambino Gesù, o, ancora meglio, alla luce del "farsi bambini per il regno dei cieli" insegnato dal Vangelo. È così che Natuzza — al di là degli altri fenomeni da lei vissuti — è maestra di vita e di spirito.
In un passaggio iniziale della sua testimonianza, la signora Diodati Giampà dichiara: "Non ho mai voluto parlare, raccontare tutto ciò che ho visto e sentito nel corso di questa lunga amicizia. Ma adesso che sono così avanti negli anni e Natuzza è tornata alla 'Casa del Padre', sono convinta che ciò che ho vissuto con lei non sia solo `mio', ma qualcosa da mettere al servizio degli altri. Credo che la mia testimonianza sia importante non soltanto per la causa di beatificazione, ma per chiunque stia cercando Dio. I segni del Suo Amore Infinito Natuzza li irradiava in ogni gesto, in ogni sorriso e non aveva altro scopo con i suoi figli spirituali, che dare loro, con umiltà e semplicità incredibili, senza mai giudicare o mostrarsi in una condizione di superiorità, gli insegnamenti validi per santificarsi, ossia per raggiungere un legame vero e profondo con il Signore." (cfr. cap. 1)
Quello che Natuzza riusciva a trasmettere in chi l'avvicinava lo troviamo in quest'altra esternazione della stessa: "Lei mi ha insegnato come presentarmi quotidianamente davanti a Gesù, a vedere in Lui un punto di riferimento concreto e reale in ogni attimo della giornata e a rivolgermi alla Madonna come a una madre viva e vera, pronta ad ascoltarci sempre e a lenire ogni nostro affanno. Mi ha insegnato l'importanza di esercitare la pazienza e la modestia, per non sentirsi mai al centro del mondo, perché noi tutti non siamo che piccolissimi granelli nell'immensità dell'universo e tutto ciò che presumiamo sia importante svanisce [n fretta, fino a non lasciare alcuna traccia. Solo l'Amore di Dio dura in eterno e rende viva per sempre ogni cosa." (ivi)
Con questa sua nuova fatica letteraria, forte del racconto-testimonianza della signora Italia Giampà, Luciano Regolo riesce a coinvolgere anche il lettore più sprovveduto per portarlo "Sulle orme di una mistica", che non è certamente solo il titolo dell'ultimo capitolo del libro (la postfazione), ma — a mio vedere — l'intento più vero e stimolante dell'opera. L'incontro con Natuzza prima e con la Diodati Giampà dopo, ha fatto da ottimo collante al punto da portarlo a ritenerle entrambe come "mamma", malgrado questa parola — riconosce l'autore — fosse "per me così difficile da pronunciare, visto il profondo legame d'amore che mi unisce a mia madre". Ma a questo punto "non si può non volere bene a 'Mamma Italia' e credo che la sua testimonianza sciolga il cuore anche dello scettico più strenuo. È forse anche questa la catena d'amore di cui parlava Natuzza, che invitava sempre a lasciar affiorare l'amore, in grado di abbattere ogni ostacolo. È tanto difficile, ma provarci non costa niente e rende tutto più lieve". (cfr. battute finali del libro).
Grazie, Dott. Regolo, per questo ulteriore dono fatto a tutti noi e grazie, signora Italia Diodati Giampà, per il coraggio manifestato nel renderci partecipi della sua intima e "lunga amicizia" con Natuzza, che permette di sentire la mistica ancora più vicina e affettuosamente "Mamma" dei suoi figli spirituali.
Al ringraziamento a chi si è fatto promotore di questo strumento letterario per conoscere meglio e nella dimensione giusta "mamma Natuzza", aggiungo un augurio e un auspicio: che presto il Signore Gesù possa dare un segnale forte per intercessione di Natuzza al fine di aprire anzi tempo l'istruttoria diocesana della causa per il riconoscimento delle sue virtù eroiche e per la sua proclamazione a beata e santa. Quod est in votis!
ESTRATTO DAL CAPITOLO 1
Quei disegni col sangue
Non c'è giorno che non ringrazi il Signore perché mi ha permesso di stare vicino per oltre sessant'anni a una santa. Perché questo, una santa, per, me, è stata Natuzza Evolo, la mistica di Paravati scomparsa il 1° novembre 2009. È vero: occorre attendere che la Chiesa si pronunci. Ma questo verdetto è importante per noi, qui, sulla terra. Per Gesù, invece, chi vive secondo il suo insegnamento, chi si dona interamente a Lui e dispensa amore a chiunque bussi alla sua porta, come ha fatto Natuzza, è già accolto in cielo come santo.
Non ho mai voluto parlare, raccontare tutto ciò che ho visto e sentito nel corso di questa lunga amicizia. Ma adesso che sono così avanti negli anni e Natuzza è tornata alla "Casa del Padre" sono convinta che ciò che ho vissuto con lei non sia solo "mio", ma qualcosa da mettere al servizio degli altri. Credo che la mia testimonianza sia importante non soltanto per la causa di beatificazione, ma per chiunque stia cercando Dio. I segni del suo Amore infinito Natuzza li irradiava in ogni gesto, in ogni sorriso e non aveva altro scopo, con i suoi figli spirituali, che dare loro, con umiltà e semplicità incredibili, senza mai giudicare o mostrarsi in una condizione di superiorità, gli insegnamenti validi per santificarsi, ossia per raggiungere un legame vero e profondo con il Signore.
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Dott. Manuel Sant il 11 marzo 2012 alle 18:46 ha scritto:
Un bel libro sulla vita e sulla vicende di Natuzza, una vita straordinaria vista attraverso gli occhi di una amica, colpisce come anche all'interno del rapporto di confidenza la mistica mantenesse una umile discrezione circa le sue esperienze mistiche. La lettura è piacevole: colpisce l'ultima parte del libro in cui è l'autore a condividere la sua esperienza con Natuzza.